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Un viaggio tra sogno e realtà

 

 

In merito alla proposta pubblicata sul “Blog collettivo iglesiente”, relativa all'articolo "Il museo civico che non c’è", esprimo il mio entusiasmo, e per certo quello dei numerosi concittadini e concittadine con cui l'ho condivisa, per la scelta dell'edificio di via Roma come sede del museo. Piace soprattutto la sua centralità, il fatto che sia storico, che sorga di fronte al Museo Minerario e al parco che circonda la bellissima villa in stile liberty, sede della Associazione Mineraria Sarda, parco che, come tanti/e auspicano, potrebbe diventare pubblico e quindi aperto non solo ai cittadini ma anche ai turisti in visita ai due musei.

Scuole femminili e Istituto minerario Giorgio Asproni di Iglesias (ph. M. Gaias)

 

Mi sono affacciata al balcone di casa mia prospiciente via Roma, per gustarmi dall'alto la magnificenza della zona museale e la ricchezza storica e artistica di tutto ciò che la  circonda e ho immaginato di essere per qualche giorno una turista arrivata nell'Iglesiente per percorrere l'ormai famoso Cammino di Santa Barbara.

Curiosa di approfondire la conoscenza della città e dei suoi abitanti, decido di affidarmi a Francesca, una giovane guida conosciuta il giorno prima al "Museo Civico", dopo la visita all'interessantissimo Museo Mineralogico, che a breve ospiterà la preziosissima "Collezione Manunta", e al Museo dell'Arte Mineraria

Panorama del centro di Iglesias dall'alto (ph. G. Vargiu)
 
 

Avendo un solo giorno a disposizione, le chiedo di condurmi per le vie del centro e di soffermarsi in particolare sulle chiese che dovevano essere tante e interessanti, come l'etimologia del nome lasciava immaginare.

Non mi sorprende quindi se, all'uscita dal "Museo civico", sulla destra, la chiesa di San Francesco spalanca le sue porte e mi accoglie. Devo ritenermi fortunata, spiega la guida, a trovarla aperta. Resto colpita dallo stile semplice ed essenziale della facciata in trachite e delle sette cappelle laterali che si affacciano sull'unica navata centrale, in una delle quali è esposto il retablo di Antioco Mainas, uno dei maggiori pittori sardi del sedicesimo secolo. All'uscita Francesca mi fa notare un interessante particolare sulla facciata, sopra il rosone centrale, che ci era sfuggito: una piccola statua raffigurante la Madonna incinta di Gesù.

Proseguendo sulla destra e poi sulla sinistra in via Pullo, troviamo la chiesetta di San Michele, semplice e senza pretese ma, mi spiega Francesca, particolarmente amata dagli iglesienti per le solenni processioni che da lì si dipartono e percorrono il centro storico durante la Settimana Santa; processioni annunciate dalla precedente uscita a mezzogiorno dei "babballottus” vestiti con una lunga tunica bianca, il cui cappuccio a punta ha due buchi davanti agli occhi, e con in mano le "matraccas", le raganelle che fanno volteggiare producendo un rumore assordante e creando un'aria di festa nella drammaticità del momento.

Mi colpisce la passione con cui Francesca mi parla di questa tradizione, da lei vissuta quando bambina, insieme ad altre centinaia di bambini e bambine di tutte le età, inondavano la città di bianco e di suoni dal mezzogiorno alla sera quando le processioni, con i personaggi della passione negli antichi costumi, concludevano il loro percorso ritornando alla chiesetta da cui erano partiti. Una tradizione, insiste Francesca, quella della "Settimana Santa" e dei babballottus, che meriterebbe una valorizzazione turistica maggiore, non avendo niente da invidiare ai riti di Pasqua di alcune città spagnole.

Iglesias, luoghi della memoria

 

Procedendo nel nostro cammino, dopo pochi metri siamo di fronte al Municipio, nella piazza omonima, su cui si affacciano la Cattedrale e l'Arcivescovado ad essa collegato da una galleria. Costruita negli anni ottanta del tredicesimo secolo, in stile romanico, per volontà del Conte Ugolino della Gherardesca, conserva ancora la campana fusa da Andrea Pisano. Subisce una radicale modifica nel sedicesimo secolo ad opera degli Aragonesi, come dimostrano le volte gotiche. Interessante la lapide di Ugolino con lo stemma dei Donoratico, il più antico documento in lingua italiana in Sardegna, conservato ora nel "Museo diocesano" in vico Duomo. Poiché il Museo è aperto solo poche ore la settimana, devo accontentarmi del fax simile inserito nella facciata della Cattedrale, a sinistra del portale, e del racconto dettagliato di Francesca sulla vita in città nel "periodo pisano", ben documentata nel "Breve di Villa di Chiesa", monumento del diritto iglesiente. 

Sono incantata dalla ricchezza di arte e storia concentrate in uno spazio minimo, uno scrigno di tesori. 

Prima di lasciare la piazza ci fermiamo, in religioso silenzio, davanti alla lapide sulla parete laterale del Municipio in via Satta, che commemora l'uccisione di sette operai da parte dei carabinieri del Re nel lontano maggio del 1920, durante uno sciopero a cui parteciparono alcune migliaia di lavoratori che chiedevano migliori condizioni di lavoro. 

Tale mobilitazione seguì al primo sciopero nazionale del 1904 a seguito del tragico eccidio di Buggerru (con l'uccisione di 3 minatori) che segnò uno spartiacque nella storia del movimento operaio italiano. 

Proseguendo per vico Duomo, Francesca si volta e mi indica il "Museo etnografico" in via Mazzini, al momento chiuso; superato il “Museo diocesano” alla nostra destra, siamo in “Piazza Pichi” di fronte al “Teatro Elettra”. Volgendo lo sguardo a sinistra, risalendo per pochi metri in via Verdi, ci troviamo dinanzi a un altro gioiello cittadino: la seicentesca chiesa detta “della Purissima”, fondata dai Gesuiti, il cui stemma della Compagnia di Gesù campeggia sul portale centrale. L'ex Collegio che la affianca, costruito sulle rovine della antica residenza dei Donoratico, poi diventato “Seminario vescovile” e in tempi recenti adibito a scuola pubblica, è attualmente in via di recupero; potrebbe diventare una scuola d'arte, dice Francesca, orgogliosa di parlarmi di un altro aspetto della città, meno conosciuto rispetto a quello più noto delle miniere e delle feste religiose, ma altrettanto caratterizzante: l'amore per l'arte. Molti sono gli artisti, pittori, scultori, incisori, acquerellisti, fotografi che hanno dato lustro alla città con le loro opere e che meritano di essere meglio conosciuti e onorati.

Google Maps (percorso cittadino da via Roma a piazza Q. Sella, attraverso il centro storico)

 

Coinvolta emotivamente nel racconto realizzo improvvisamente che il tempo a disposizione per concludere il mio giro attraverso il centro storico è molto limitato, ma non mi privo del piacere di osservare alcune vetrine che espongono  prodotti dell'artigianato locale tra cui i famosi babballottus in ceramica che Francesca mi aveva descritto, uova pasquali colorate e piatti decorati con i motivi e le piante della tradizione sarda; non i soliti souvenir senza anima, ma oggetti di pregio che raccontano la città e le sue tradizioni, così come i libri storici esposti in una vetrina lungo il cammino. A questo punto, come ispirata, Francesca mi parla della "Fiera del libro", una importante manifestazione che si svolge una volta l'anno in città tra il 22 e il 25 aprile; quattro giornate interessanti che vedono la partecipazione di autori, autrici, editori, e il prezioso coinvolgimento di studenti delle scuole cittadine e del territorio.

Percorrendo via Sarcidano raggiungiamo “Piazza Lamarmora”, lo slargo in cui convergono varie strade del centro storico tra cui il “Corso Matteotti” meglio conosciuto come via Nuova. La presenza di un bar accogliente nella piazzetta ci consente di fare una piacevole sosta. Sorseggiando un caffè, posso gustare la bellezza del monumento di fronte a me, la “Fontana del Maimone”. Sorpresa per il fatto che dalla fontana non zampilli l'acqua, apprendo trattarsi di un'antica fontana del diciottesimo secolo, demolita per ragioni di viabilità e ricostruita intorno al pozzo centrale. La statua è chiamata familiarmente "Su Maimone", un personaggio demoniaco legato al rumore delle sue acque sotterranee che vi affluivano abbondanti e che veniva invocato, secondo la tradizione, come portatore di pioggia. 

Ascolto affascinata la storia di questa divinità pluvia, immaginando che dal fondo del pozzo riprenda a zampillare la preziosa acqua invocata nel passato dai contadini e dai pastori. 

Mentre mi accingo a lasciare il tavolino, Francesca mi invita a tirar su lo sguardo e ammirare la facciata della elegante palazzina in stile liberty alle nostre spalle, ricca di dipinti pubblicitari e di fregi floreali, unica in Sardegna, spiega orgogliosa Francesca. 

Altra attrazione davanti a me sono le tonde vetrine girevoli della storica gioielleria alla mia destra che mi invitano ad entrare. Memore delle storie di fate della mitologia sarda che nelle loro case incantate, le Domus de Janas, tessevano fili d'argento con pietre preziose, chiedo che mi vengano mostrati esclusivamente prodotti dell'artigianato locale; non ho che la difficoltà della scelta; faccio incetta di ciondoli, anelli in filigrana e argento, i miei preferiti, da regalare a amiche e conoscenti.

Lasciato il negozio proseguiamo in "Corso Matteotti", la via principale del centro storico iglesiente, fiancheggiata da eleganti palazzine, alcune delle quali in stile liberty o neomedioevale, espressione di una borghesia ricca nel secolo scorso. Percorriamo velocemente a zig zag anche le stradine laterali che portano nella via parallela, via Azuni, nota come via Commercio o via delle Anime, un tempo ricca di attività commerciali, molte delle quali oggi chiuse. 

Colpisce la vista di numerosi cartelli con su scritto "Vendesi". Provo un senso di tristezza. È difficile capire e accettare che un luogo così ricco di bellezze artistiche, storiche, paesaggistiche possa spopolarsi e rischiare di morire. Intuendo il mio stato d'animo, la mia giovane guida sfodera tutto il suo ottimismo e la sua capacità visionaria parlandomi di alcuni segnali che indicano una seppur modesta inversione di tendenza: alcuni/e giovani stanno tornando e riscoprendo interesse per l'agricoltura un tempo, sottolinea, esercitata con perizia in questa città. Si cimentano nella coltivazione biologica di legumi e ortaggi, nel rispetto della biodiversità, nel recupero delle antiche sementi, nella produzione di oli essenziali ricavati dalle nostre piante come il lentisco, il ginepro, il mirto e l'elicriso, per fare solo alcuni esempi. 

Altri e altre giovani, continua, stanno tornando da Milano e da altre città europee, consapevoli che la vita nelle grandi città comporta oggi rischi importanti e che la enorme concentrazione di persone in spazi ristretti è la principale causa di aggressione all'ambiente, come dimostra la pandemia che stiamo subendo. Le attuali tecnologie favoriscono inoltre questa scelta in quanto consentono lo smartwork, il lavoro a distanza. 

Sono sorpresa dalla lucidità e giustezza delle sue considerazioni che condivido, e dalla foga e dalla convinzione con cui arriva anche a proporre soluzioni peraltro fattibili: "Se questo luogo - insiste - fosse dotato di servizi più efficienti, di una maggiore disponibilità di trasporti, ospedali, scuole, biblioteche ecc..., non ci sarebbe motivo di emigrare verso altri lidi".

Siamo ormai in “Piazza Sella”, l'ultima tappa di questo mio primo viaggio. 

Mi resta poco tempo per ammirare il monumento a Quintino Sella, illustre statista e ingegnere minerario, che sorge al centro della piazza e sotto il quale spicca la scultura di un minatore armato di martello e piccone nell'atto di scolpire la roccia; accanto, in una cavità, un set di attrezzi in bronzo da minatore. Il monumento, opera dello scultore Giuseppe Sartorio, si erge di fronte al “Monumento ai Caduti di tutte le guerre”, opera del famoso artista nuorese Francesco Ciusa

Con rammarico realizzo di non aver avuto il tempo necessario per conoscere a fondo l'aspetto forse più caratterizzante di questa città e del suo territorio: la sua storia Mineraria. Per questo prometto a me stessa e alla mia guida di ritornare, sicuramente a Pasqua. Mi sono innamorata dei babballottus incappucciati, le spiego, e della atmosfera gioiosa che sanno creare con le loro matraccas, pur in un contesto di religiosa mestizia. 

Iglesias: "Piccola grande Italia" (2019)
 

Trascorrerò qui anche il mese delle mie ferie estive per nutrirmi, insieme a un gruppo di amici e amiche, della storia mineraria di questo luogo, ripercorrendo con loro alcune tappe del “Cammino di Santa Barbara” e inoltrandomi nei sentieri e nelle gallerie che testimoniano l'estenuante fatica di tanti uomini e donne, spesso anche di bambini e bambine, veri eroi, che meritano tutto il nostro rispetto e la nostra gratitudine per aver contribuito col loro duro lavoro, e spesso con la vita, allo sviluppo di questa città e del suo territorio. 

Il taxi che mi condurrà all'aeroporto mi sta aspettando. Ho il cuore pieno di commozione; Francesca mi ha contagiato la sua passione; le lascio in ricordo uno degli anelli in filigrana che ho appena acquistato; mi ricambia con la copia di un interessante documento di Goffredo Casalis del 1840 che illustra le attività agricole a Iglesias negli anni precedenti il boom della industria mineraria. La conservo con cura ripromettendomi di farne dono, a mia volta, ai lettori e alle lettrici di questo articolo. 

 
Goffredo Casalis, Iglesias, “Dizionario geografico storico-statistico-commerciale degli stati di S. M. il Re di Sardegna”, 1841 [copia anastatica, Atesa Editrice 1985] ovvero estratto della voce “Iglesias” di Vittorio Angius, Iglesias, Forni [ristampa anastatica 2012].

 

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   Ferrovie turistiche iglesienti a cura di Renato Tocco

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   La biblioteca come necessità a cura di Mauro Ennas 

 

Potrebbe interessarti scaricare i file (PDF)

   Cronologia essenziale di Iglesias (2020) [~25 MB]

   Cronologia illustrata di Iglesias (2018) [~40 MB

   Atti parlamentari [~35 MB]

 

Potrebbero interessarti i seguenti link

   Breve storia di Iglesias (da PC, lettura assistita)

  Personaggi legati a Iglesias

  Fotografie di Iglesias

  Mappa spiagge iglesienti

   Iglesias su Google Maps 

 

  

 

Maria Gaias

(Burgos/Sassari, classe 1940)

1957 Diploma di Abilitazione Magistrale all'Istituto Magistrale di Iglesias; 1968 Laurea in Lingue e Letterature Straniere all'Università di Cagliari; 1968-71  Insegnamento di Materie Letterarie e Inglese nella Scuola Media Statale; 1971-89 Insegnamento di Lingua e Letteratura Inglese presso il Liceo Scientifico Statale "Giorgio Asproni" di Iglesias; 1990 Semestre gennaio-giugno Insegnamento della Lingua Italiana presso l'Università Nazionale Somala di Mogadiscio (quadro di cooperazione internazionale); 1992 Cofondatrice e vicepresidente del Comitato Provinciale UNICEF di Pisa; 1994-2000 Organizza e coordina per l’UNICEF cinque Corsi Multidisciplinari di Educazione allo Sviluppo, presso la facoltà di Economia dell’Università di Pisa (540 gli iscritti tra studenti universitari e insegnanti); 1998 Cofondatrice della Associazione Culturale Sarda "Grazia Deledda" di Pisa; 1999 Organizza e coordina il Convegno sul Parco Geo-Minerario Storico e Ambientale della Sardegna a Pisa; 2000 Entra a far parte come consigliera della Associazione “Berretti Bianchi Onlus”. Vicepresidente Nazionale per alcuni anni, ha compiuto missioni in India (2004), Giordania (2005) e Romania (2013) a sostegno di progetti con finalità di solidarietà sociale; 2001-2002 Coordina per l'UNICEF il progetto "Azzeccagarbugli" della Provincia di Pisa (diritti dell’infanzia); 2004-2013  Collabora con la Provincia di Pisa e con l'ILO al Progetto SCREAM “Stop al Lavoro minorile” (coinvolgendo oltre 36900 studenti e studentesse di 459 Scuole della provincia di Pisa, cinque delle quali ricevono un Premio dal Presidente della Repubblica); 2014 Coorganizza e coordina il Convegno "Spiritualità, Etica e Politica. Idee e pratiche per una società nonviolenta e solidale" (Pisa); 2015-18 Cofondatrice e coordinatrice della "Associazione di Associazioni Inventare Futuro" (Pisa); 2017-18 Organizza e coordina il Corso di Formazione "Inventare Futuro: verso l'umanizzazione dell'economia" presso la Facoltà di Economia dell’Università di Pisa (tra gli altri circa 100 studenti e studentesse degli istituti superiori cittadini per “L'alternanza scuola-lavoro”; 2019-20 Promuove nelle scuole tre progetti didattici interconnessi dal titolo: "Un Mondo di Idee: Pace in azione - Sostenibili e circolari - Il mondo e gli altri animali.”. Il progetto arriverà nelle scuole di Iglesias il prossimo anno scolastico; 2000-2020 Organizza e condivide percorsi di meditazione Zen nella tradizione di Thich Nhat Hanh (Pisa).

 

Ferrovie turistiche iglesienti

Trasporto turistico verso i siti minerari dell'Iglesiente, tramite il ripristino di un tratto della linea ferrata delle Ferrovie Meridionali Sarde (FMS)

Da ormai 30 anni ad Iglesias si parla di riconversione dei siti minerari (qualcosa si è fatto ma purtroppo molto poco). In questo periodo esultano per il buon risultato ottenuto nel sito di Porto Flavia, ma se andiamo ad analizzare con attenzione i numeri ci rendiamo conto che senza l'aiuto del Parco o di altre istituzioni i siti non si auto sostengono, i costi di gestione e del personale pesano parecchio, nella medesima situazione si trovano altri siti come Rosas e Grande Miniera di Serbariu.

Iglesias in passato non è stata solamente una realtà mineraria, ma con 3 linee ferrate appartenute a 3 differenti compagnie: Monteponi, Reali, FMS, è stata una grande realtà ferroviaria, uno dei mestieri più frequenti, dopo il minatore era appunto il ferroviere.

Pozzo Sella e Pozzo Baccarini (2018) [1][2][3][4][5]

 

Il legame ferrovia e miniera è un legame molto stretto, infatti il sistema ferroviario nasce proprio in miniera.

Tutte le miniere presenti sul nostro territorio hanno avuto un sistema ferroviario, questo sino all'arrivo e utilizzo di nuove tecnologie, una delle ultime ad utilizzare il sistema ferroviario è stata la Miniera di Masua, ancora oggi percorrendo la strada per la bellissima spiaggia è possibile vedere parte della linea esterna con un notevole numero di vagoni.

Oggi ad Iglesias abbiamo un sito minerario con grandi potenzialità, si chiama MONTEPONI, unico sito in grado di poter ricevere numeri interessanti.

Google Maps: ferrovia Monteponi-Gonnesa

 

Io penso che si possa creare un sistema per trasportare un grande numero di visitatori verso  diversi siti minerari presenti tra Iglesias e il mare ripristinando un piccolo tratto della Lines Ferrata FMS.

Il tracciato potrebbe partire dal Centro Intermodale in collegamento diretto con la linea delle FS, in alternativa potrebbe partire dalle strutture antiche della Miniera di Campo Pisano, il primo scalo potrebbe essere la vecchia stazione di Cabitza ristrutturata e attrezzata per escursioni verso l'altipiano di San Giorgio e il Monte San Giovanni, la seconda tappa a questo punto sarebbe Monteponi basso con le due bellissime stazioni e una serie di edifici industriali straordinari, contesto questo dove si potrebbe sviluppare un'area per grandi eventi, dalle stazioni un sistema funicolare simile a quelli presenti negli impianti di risalita delle località sciistiche, potrebbe portare i visitatori verso il complesso alto della Miniera di Monteponi con tutti i suoi gioielli e magari la visita all’Archivio del lavoro minerario, "Pozzo Sella", la Scuola di miniera e anche la foresteria con il centro speleologico.

Lasciate le stazioni si potrà raggiungere la Miniera di San Giovanni con la sua bellissima Grotta Santa Barbara, altra tappa lungo il tragitto il sito minerario Pozzo Baccarini nel Comune di Gonnesa.

 

Grotta di Santa Barbara (miniera di San Giovanni, Iglesias)

 

Penultima tappa Gonnesa con la possibilità di visitare le bellissime miniere pisane, il treno potrà seguire il suo percorso verso il Golfo del Leone seguendo un progetto realizzato anni fa dall'università di Cagliari.

Per quanto riguarda il materiale rotabile e l'armamento si potrebbero recuperare quelli ancora presenti nella Miniera di Masua magari modificando i vagoni prendendo come esempio quelli presenti in altri siti minerari europei.

Esempio di ferrovie e locomotori in scala.

 

Altra alternativa sarebbe quella di far costruire una locomotiva e vagoni in scala ridotta e utilizzare uno scartamento massimo di 600 mm lasciando ai bordi del tracciato la possibilità di realizzare una pista pedonale e ciclabile in entrambi i sensi.

 

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Renato Tocco

(Iglesias, classe 1970)

1989 Sospendo gli studi tecnici presso l'ITI Minerario "G. Asproni" di Iglesias per sostenere il servizio di leva obbligatoria; 1990 Diploma di infermiere presso la Scuola infermieri Maria di Piemonte (Iglesias); 2000 Prima occupazione a tempo indeterminato come strumentista (Quartu Sant'Elena);  2007 Coordinatore di blocco operatorio presso clinica privata (Quartu Sant'Elena); 2012 Acquisto un sito minerario dismesso "Pozzo Baccarini" (comproprietà) e ne curo personalmente il recupero, la valorizzazione e la ricerca archivistica che porterà alla scoperta di una realtà storica di primaria importanza per il nostro territorio iglesiente; 2017 Riprendo e completo gli studi tecnici, presso l'ITI "G. Asproni" di Iglesias, in Costruzioni Ambiente e Territorio, indirizzo Minerario Geotecnico..

 

La biblioteca come necessità vitale della comunità

 
 
 
 
 
Un'officina del cambiamento
 
«Occorre persuadere molta gente che anche lo studio è un mestiere, e molto faticoso, con un suo speciale tirocinio, oltre che intellettuale, anche muscolare-nervoso: è un processo di adattamento, è un abito acquisito con lo sforzo, la noia e anche la sofferenza
Antonio Gramsci, Quaderno 14 da I quaderni del carcere, Quaderni 12-29. (1932-1935), Einaudi, Torino 1975
 
La nostra comunità ha sottovalutato la fatica dello studio, le difficoltà nell'acquisizione delle conoscenze necessarie per fare crescere e migliorare la comunità stessa. Il valore immenso dell'acquisizione di competenze immateriali, fondate sulla conoscenza, è stato sostituito da surrogati. L'apparire e la superstizione senza senso né misura sono i freni del progresso, le ruote sgonfie dell'agire razionale.
 
Ignorare alimenta l'ignoranza e così, piegati dalla volontà di dominio di chi ha accumulato secolari conoscenze e potere sul mondo, abbiamo scavato una fossa attorno alle comunità, un fossato medievale che isola il cittadino medio dall'immensa conoscenza accumulata nei secoli. In questo modo, il senso comune è sempre più distante dalla conoscenza dei metodi e dalle informazioni utili a migliorare profondamente la qualità della sua vita.
 
Ciò che arriva alle persone dalla scienza e dalla tecnica non sono informazioni che ne aumentano la consapevolezza ma solo prodotti, oggetti tecnologici che stimolano la smania di possesso, perché sono magici, ossia funzionano in modi oscuri. Inoltre le notevoli conoscenze della psicologia, della sociologia, della filosofia, della storia e in generale della cultura umanistica, non sono facilmente acquisibili, se non con lunghi tirocini e molto sforzo e questo non ne facilita l'assorbimento né la pratica.
 
I più, ignorando queste preziose conoscenze tendono a semplificare ed è facile che, per non sembrare fragili, l'apparire ciò che non si è sostituisca, come surrogato, l'essere solidi e consapevoli; ciò significa sostituire con un atteggiamento una pratica acquisibile solo con dolore e molto sforzo. Lo sforzo necessario per studiare e per comprendere il mondo. Similmente la superstizione surroga la conoscenza scientifica, difficilmente acquisibile se non con la pratica e l'esercizio protratto per anni, con lo studio e la comprensione, ma sarebbe meglio dire con i tentativi di comprensione.
 
La conoscenza e la comprensione dei fenomeni non fornisce beni tangibili perché immateriali, ma migliora la qualità della vita interiore delle persone che la praticano e fornisce strumenti di analisi della realtà e di sintesi delle soluzioni per decidere e creare le basi di una vita soddisfacente, anche quando esteriormente sembrerebbe il contrario, per assenza di beni e di posizioni tangibili all'interno della struttura sociale.
 
Questo è il potere della cultura. Il potere di ciò che resta dopo avere compreso e dimenticato il modo in cui si è compreso qualcosa. Proprio come accade quando metabolizziamo il cibo, tratteniamo la sostanza vitale ma abbiamo dimenticato da dove proveniva. Ma tutto questo ha poco valore per il bene comune, anzi nessun valore, se lo status è acquisito dall’ignorante di turno, e con esso le redini della comunità. Una comunità che non rispetta la mobilità sociale su base meritocratica è ingiusta e, prima o poi, ne pagherà il prezzo in termini socio-economici.
Questa prassi è come uno scarpone infangato sulla faccia della Democrazia.
La capacità di comprendere e proiettare sul mondo questa comprensione è un bene prezioso che tutti possono conquistare a patto di volerlo e di essere capaci di passione, di fatica e di sofferenza. Un bene tanto prezioso quanto raro. Ogni comunità di uomini e donne dovrebbe fare uno sforzo per permettere ai propri figli di acquisire un simile bene immateriale, fornendo almeno le risorse materiali, i libri e gli spazi perlo studio e la discussione. Più cittadini consapevoli sono in grado di realizzare grandi cose per migliorare la qualità della vita di tutti. Poche persone consapevoli e molti cittadini ignoranti e inermi determinano il dominio squilibrato dei primi sul resto della cittadinanza: fomentano la truffa e le ruberie, il ricatto e l'intimidazione che, in ultima analisi, produce una società meno giusta e meno democratica, inefficiente e, alla fine, insostenibile.
 
 Le biblioteche pubbliche spazi di libertà
 
Invece, contro ogni logica ispirata dal bene comune, sono state abbandonate le biblioteche e i suoi strumenti e si è trascurato il bene più prezioso: la razionalità.
Senza razionalità non c'è amore e non è mai il contrario.
Intorpidire la ragione significa menomare le potenzialità umane e prepararsi alla degenerazione delle sue azioni. Senza la cura dell'intelletto non c'è salvezza per l'economia, non c'è salvezza per il lavoro, non c'è salvezza in nessun futuro immaginabile se non in quello in cui si abbia per esso la giusta cura. La politica diventa commercio, la religione diventa commercio, l'istruzione diventa commercio, l'esistenza stessa,la vita e la morte non altro che merci.
 
La nostra città ha una sola biblioteca che non aggiorna il suo patrimonio librario con testi di livello universitario, adatti agli studenti che un giorno potrebbero accrescere la ricchezza della città e del territorio. Ciò corrisponde alla totale mancanza di sensibilità per quelle categorie che potrebbero produrre il cambiamento e l'innovazione nel territorio.
Nessuna cura, nessuna cura per le energie vive, gli invisibili che con il loro sudore, lo studio e il sacrificio delle loro famiglie continuano a credere nella comunità e nella possibilità di un futuro migliore per tutti.
Non sono reperibili, neanche nel catalogo on line, testi fondamentali dell'economia moderna e della sociologia, oltre che della scienza moderna e della tecnologia, segno questo di una impossibilità di tenerla aggiornata non per incompetenza degli impiegati e dei loro dirigenti, che si impegnano con costanza e dedizione, ma certo per mancanza di fondi e quindi di sensibilità strategica dell'amministrazione. Oggi come ieri, nulla è cambiato.
Per fortuna gli spazi dedicati all'infanzia sono stati separati dal resto della biblioteca, ma non basta. Ogni esigenza va rispettata, quella dei bambini così come quella degli adulti. Se gli adulti non avessero spazi per aprire le proprie menti alla conoscenza, chi lo insegnerebbe ai bambini?
Una città che vuole crescere e innovare ha bisogno di biblioteche ben attrezzate e di spazi per i giovani che studiano nelle università. L'incontro di queste energie in uno spazio pubblico può generare attività inaspettate che, se  fossero convogliate adeguatamente, potrebbero produrre delle ricadute su tutta la comunità a partire dagli anziani (prevalentemente pensionati) e dai giovani che potrebbero essere coinvolti in nuovi percorsi conoscitivi, di crescita e scambio condiviso.
 
Senza alimentare l'intelletto, sistematicamente, giorno dopo giorno, come si fa col proprio corpo, la mente decade e produce altri mostri: il cretinismo civico, la stupidità politica e poi a catena il disinteresse e la decadenza economica e sociale, che sono, in ultima analisi, i risultati che ognuno di noi può vedere, ancora oggi, in ogni direzione, con continuità, nella città e nel territorio circostante.
 
Un urlo di dolore. Questo è ancora, credetemi, un urlo di dolore. Cose già viste, previste da decenni e poi materializzate sotto gli occhi dell'opinione pubblica che, in grande maggioranza, non ha ancora capito che il risultato ottenuto è figlio di una precisa strategia di degrado, guidata verso l'ignoranza, finalizzata al dominio politico.
Una classe dirigente decadente che propone e ripropone rigurgiti di soluzioni, sputate qua e là, ma senza nessuna volontà di risolvere nessun problema, col solo obiettivo di temporeggiare ancora una volta. Curarsi delle apparenze per manipolare meglio la cittadinanza per gestire meglio i propri interessi, alla fine, nocerà a tutti, compresi gli artefici occulti e visibili di questo degrado. Nausea e dolore sono i risultati somatici dello scempio in atto.
 
 
 
 
«Fondare biblioteche è un po' come costruire ancora granai pubblici: ammassare riserve contro l'inverno dello spirito che da molti indizi, mio malgrado, vedo venire.»
Marguerite Yourcenar (Bruxelles, 8 giugno 1903 - Mount Desert, 17 dicembre 1987)
 
La biblioteca come bene comune irrinunciabile
Le soluzioni dei problemi non nascono per caso, non c'è un albero delle soluzioni, la conoscenza, il dialogo sui problemi e la ricerca razionale delle soluzioni è descritta nell'opera di uomini e donne di ogni tempo e di ogni luogo dall'origine della storia umana documentata. Le biblioteche sono i granai della mente, la conoscenza, l'essenza vitale che può essere estratta dall'esperienza in essi condensata. Libri di carta, solidi e profumati, libri in formato elettronico, facilmente consultabili, con risorse incrociabili e sovrapponibili nel gioco della ricerca della verità, o almeno di una verità, dinamica e sorprendente come ogni ricerca.
Riviste internazionali nelle lingue del mondo, che le nuove generazioni saranno obbligate a conoscere,come i nostri antenati naviganti in terre lontane, per capire e conoscere le soluzioni di un altrove che ormai non è più così lontano. Conoscere saperi lontani per valorizzare le risorse locali. I granai metaforici per valorizzare e proteggere le cognizioni locali e migliorare la vita di tutti i giorni. La cultura come motore di valore aggiunto che crea ricchezza, che si può mangiare!
 
 
«Ora, cos'è importante nel problema dell'accessibilità agli scaffali? È che uno dei malintesi che dominano la nozione di biblioteca è che si vada in biblioteca per cercare un libro di cui si conosce il titolo. In verità accade sovente di andare in biblioteca perché si vuole un libro di cui si conosce il titolo, ma la principale funzione della biblioteca, almeno la funzione della biblioteca di casa mia e di qualsiasi amico che possiamo andare a visitare, è di coprire dei libri di cui non si sospettava l'esistenza, e che tuttavia si scoprono essere di estrema importanza per noi
Umberto Eco (Alessandria, 5 gennaio 1932)
 
La biblioteca come fonte d'ispirazione, novità e innovazione
Costruire biblioteche, luoghi di incontro e discussione collettiva, non solo di lettura, rivitalizza la capacità di relazione e di dialogo tra i cittadini, tra le generazioni occupate nello sforzo di comprendere ed apprendere, nello sforzo di migliorarsi, di cambiare, di crescere. La biblioteca, una vera biblioteca è fatta dai libri e dalle persone che la frequentano, non solo perché ci sonoi libri giusti ma anche perché c'è la possibilità di scoprirne nuovi, inaspettatamente, e con essi nuove idee che incontrano le vecchie idee e le modificano creandola possibilità di una convergenza o di una divergenza con i percorsi noti della nostra mente. La possibilità di un cambiamento di prospettiva. L'innovazione.
Una biblioteca è selezione, una scelta delle opere migliori, delle opere più significative e non un miscuglio indistinto di prodotti del marketing librario, rigurgito riciclato dei prodotti degradati della televisione. Opere fondamentali disponibili immediatamente, consultabili all'istante, non in differita non reperibili "la settimana prossima su richiesta": la conoscenza è soddisfazione di un'intuizione immediata, di una curiosità impellente, è un'esigenza vitale che non può attendere.
 
La biblioteca personale di Umberto Eco 
 
 
«Il world wide web ha le potenzialità per svilupparsi in un'enciclopedia universale che copra tutti i campi della conoscenza e in una biblioteca completa di corsi per la formazione.»
Richard Stallman (New York, 16 marzo 1953)
 
La convergenza e la condivisione come bene supremo dell'umanità
L'era della condivisione della conoscenza è già iniziata, spazzerà via molte menzogne e chi le ha propagate per secoli, per millenni. Non ci sarà più spazio per chi mente. Tenteranno, e lo stanno già facendo, di bloccare la rete, di censurarla, di nascondere ancora una volta le verità che emergono gradualmente, di mutare la storia, come in un incubo di orwelliana memoria.
La rete, così potente e così fragile, controllabile e manipolabile ma anche sorgente di infinite diversità che si mescolano, si amplificano e si depotenziano in un vortice di informazioni e di smentite scritte colorate e memorizzabili, storicizzabili, verificabili, confrontabili. Sorgenti che decentrano e delocalizzano il potere finora centralizzato dell'immagine del mondo. Il potere, che si nasconde e che che non vuole essere visibile, viene smascherato, localizzato, individuato e catalogato da centinaia di migliaia di individui.
La rete controllata che controlla, discute e riconfigura lo stato del mondo.
Una memoria comune è la salvezza dell'umanità, una memoria comune è il tentativo di non ripetere gli stessi errori e di fare tesoro dell'esperienza sparpagliata sul mondo!
Il sapere condiviso ci rende migliori, capaci di capire i nostri simili, di essere meno esigenti nei confronti dei mezzi materiali, ma anche di essere infinitamente più esigenti sulla giustizia e sulla qualità dei processi umani che producono ricadute sulla qualità della nostra vita quotidiana.
 
 
«Se presso la biblioteca ci fosse un giardino, nulla ci mancherebbe.»
Marco Tullio Cicerone (Arpino, 3 gennaio 106 a.C. - Formia, 7 dicembre 43 a.C.)
 
Ricerca dell'armonia per produrre nuova armonia
La finalità ultima è la ricerca dell'armonia, la ricerca di soluzioni condivisibili che riportino l'umanità al centro del mondo. Bellezza e cultura. Una biblioteca con ampi spazi e un giardino riconcilierebbe la necessità di armonia.
Lo sforzo, il grande sforzo dell'apprendimento, del confronto e del dialogo sarebbe conciliato dalla bellezza naturale di un giardino nei pressi o collegato con una biblioteca. Bellezza e cultura per maturare il cambiamento.
 
 
«Una casa senza libreria è una casa senza dignità, - ha qualcosa della locanda, - è come una città senza librai, - un villaggio senza scuole, - una lettera senza ortografia.»
Edmondo De Amicis (Oneglia, 21 ottobre 1846 - Bordighera, 11 marzo 1908)
 
L'ignoranza genera altra ignoranza
Ciò che ci ha condotti fin qui è stata la mancanza di rispetto verso la conoscenza. Un disprezzo di tale gravità e portata che ha permesso di esaltare chi ha prodotto il degrado culturale del nostro territorio sino ad ora. La cittadinanza ha avvalorato la selezione di personaggi discutibili purché (apparentemente) presunti amici di questa o quella causa, di questa o quella combriccola che non ha ancora capito di avere prodotto disastri non facilmente rimediabili ed ora, riconoscibili da molti. Continuare a ignorare è per molti un vezzo che non avrebbe controindicazioni se avesse influenza solo sui singoli e non sull'intera comunità.
 
 
«La mia biblioteca era per me un ducato grande abbastanza.»
William Shakespeare (Stratford-upon-Avon, 26 aprile 1564 - 23 aprile 1616)
 
La conoscenza come riparo e protezione
Davanti ai mali del mondo, spesso, l'isolamento è la difesa migliore, ma non può essere per sempre. Il nostro unico potere è quello dell'immaginazione, della conoscenza e della ragione. Molti uomini e donne razionali possono fare molto per cambiare in meglio la propria città, e il proprio Paese. Ognuno con la sua storia e con le sue idee particolari ma con la volontà comune di realizzare ciò che è bene per tutti e non mette in difficoltà nessuno ed anzi può tutelare chi è in difficoltà.
Riscoprire la propria umanità passa attraverso le idee migliori delle nostre, condensate in una miriade di esperienze, fuori dal tempo e dallo spazio, nella letteratura, nella filosofia e nei saggi scientifici di ogni genere ed argomento.
 
 
Il mondo della cultura è più vasto del mondo corrente, in esso si sommano i tempi e i luoghi della migliore umanità di sempre, usufruire dei suoi frutti dovrebbe essere un diritto di tutti, le biblioteche a questo servono, a permettere a chi non può di fruire della migliore tra le migliori produzioni mondiali del sapere, nonostante Internet abbia in se, più che in passato, grandi risorse, è sempre necessario un luogo per il confronto locale reale e la discussione, un luogo fisico per essere consapevoli che non siamo i soli ad avere maturato questa esigenza vitale, con un deposito permanente della cultura e dell'esperienza di una comunità che è consapevole di essere in grado di realizzare un futuro migliore di quello che sta vivendo.
Questo è il punto di partenza di una reale partecipazione ai problemi concreti della comunità, riconoscere i punti di convergenza culturali e abbandonare per sempre il confronto ideologico, al servizio del bene comune.
 
 
«Men under the guidance of reason desire nothing for themselves which they do not also desire for the rest of mankind
 
«Gli uomini sotto la guida della ragione non desiderano niente per se stessi che non desiderino anche per il resto del genere umano
Baruch Spinoza (Amsterdam, 24 novembre 1632 – L'Aia, 21 febbraio 1677)
 
 
 
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Blog collettivo iglesiente

  

 

Un archivio integrato del lavoro minerario

 

 

 

Riprendo il sogno inizialmente concepito da molti altri studiosi, tecnici e amministratori: la realizzazione di un grande Archivio di concentrazione sulla cultura e sulla storia mineraria ossia una "raccolta di archivi", ciascuno con la sua evoluzione e le sue caratteristiche. Uno dei modelli a cui ispirarsi può essere il Centre Historique Minier di Leward.

Questo Archivio di archivi, con eventualmente annesso il museo del lavoro minerario, potrebbe avere ricadute notevoli sul territorio in termini di turismo culturale, scolastico, universitario.

 
Dagli archivi la storia della Scuola mineraria (2018)

 

La materia prima sono gli archivi minerari che, qui in Sardegna, e soprattutto nell'Iglesiente, sono già individuati e parzialmente costituiti. Solo ad Iglesias parliamo di:

 

  • Archivio Storico minerario IGEA (enorme e solo parzialmente riordinato e fruibile) [1];
  • Archivio ex Distretto minerario della Sardegna con sede ad Iglesias [2 pdf];
  • Archivio della Società Monteponi/Montevecchio e della miniera di Arenas custoditi nell'Archivio Storico Comunale di Iglesias (riordinati e fruibili) [3];
  • Archivio Associazione Mineraria Sarda [4];
  • Archivio Istituto Minerario di Iglesias [5].

 

Virtualmente, se non proprio fisicamente, si potrebbero unire tutti gli altri fondi archivistici presenti, ad esempio a Guspini, Montevecchio, Lula, Villasalto etc.

 
Archivio storico minerario di Monteponi (2013)

 

A Monteponi sono presenti molti edifici abbandonati, e non.

Il grande peso della documentazione prevede strutture sfruttabili come depositi solo al piano terra, per cui le strutture di accoglienza e convegnistica si realizzerebbero ai piani superiori. Tutta la miniera di Monteponi potrebbe divenire un enorme archivio/museo appoggiandosi, oltre che all'Archivio Storico minerario IGEA presso gli ex-magazzini (che ne costituirebbe il nucleo centrale essendo esso stesso già archivio di concentrazione), anche ad altre strutture ora operanti: quella del Museo Laboratorio Scuole di miniera (con sede nella ex scuola elementare), quella della ex Foresteria con l'affresco di Aligi Sassu, ora sede del Centro di Diffusione della Cultura Speleologica e della Biblioteca "Franco Todde", o ancora "Pozzo Sella" e la palazzina "Bella Vista" sede dell''AUSI;

Sarebbe necessario avere personale qualificato e specializzato che, sotto il coordinamento di un unico responsabile, porti avanti soprattutto i tre settori fondamentali di una struttura di questo tipo:

 
Il complesso industriale di Monteponi, Iglesias (2019)

 

Back office, ossia tutti i lavori di predisposizione del materiale, dalla spolveratura all'eventuale restauro, dalla schedatura al riordino alla redazione dei cosiddetti strumenti di corredo (ossia inventari archivistici), compresa anche la ricerca ed eventuale acquisizione di fondi archivistici minerari dispersi ancora per il territorio isolano.

Valorizzazione, ossia contatti con altre realtà analoghe a livello europeo ed extra-europeo per la realizzazione di mostre, convegni, manifestazioni varie a tema minerario. Contatti con le Università per collaborazioni e studi di approfondimento (elaborazione tesi, istituzioni di corsi appositi per diversi indirizzi di studio).

Attività didattiche e turistiche, ossia laboratori didattici con scuole di ogni ordine e grado ed organizzazione di percorsi documentari e virtuali alla scoperta della realtà storica del nostro passato minerario in stretto collegamento con il turismo minerario della nostra zona.

Dagli Archivi alla Storia della comunità (2013)

 

Se venisse realizzato un progetto articolato e preciso, che tenga conto di tutte le variabili in gioco, si potrebbe presentare una richiesta di finanziamento europeo.

Si può lavorare su due fronti: degli edifici da recuperare, come già fatto in passato per gli ex magazzini ora Archivio IGEA, e sul fronte delle collaborazioni fra archivi esistenti.

Molte delle attività previste dovrebbero realizzarsi anche tramite tecnologie informatiche e virtuali.

 

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   Ingiustizie: ieri e oggi a cura di Daniela Aretino

 

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Daniela Aretino

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Daniela Aretino Dessì

(Iglesias, classe 1971)

1989  Maturità scientifica presso il Liceo "G. Asproni" di Iglesias;  2003 Laurea in Lettere presso l'Università degli studi di Cagliari;  1993-1995 Diploma di Archivista Paleografa e Diplomatica presso l'Archivio di Stato a Cagliari; 2019 Inserimento negli elenchi nazionali in qualità di "Archivista" di prima fascia; dal 1995 Archivista Paleografa con oltre 25 anni di esperienza sul campo, principalmente  presso l'Archivio storico del comune di Iglesias; aggiornamento continuo anche tramite i corsi dell'Associazione Nazionale Archivistica Italiana; madre, moglie, appassionata  studiosa di Storia e di divulgazione culturale, partecipo a seminari e presentazioni come relatrice e volontaria culturale.

 

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