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Pace non è quieto vivere

Il concetto moderno di pace non coincide con quello di assenza di conflitto.

Esso si costruisce innanzitutto sulla consapevolezza della stupidità che caratterizza la violenza e le guerre che insanguinano il mondo, risultato estremo di una cultura millenaria basata sul concetto che per natura l’uomo sia " homini lupus" e che la " mors tua" garantisca la " vita mea"; una cultura della sopraffazione, della violenza vista come elemento integrante del nostro corredo biologico, come elemento inevitabile del nostro comportamento, come unico mezzo possibile per la risoluzione dei conflitti; addirittura un processo di crescita dell’umanità, uno strumento della ragione attraverso il quale, come sosteneva Hegel, lo spirito si incarna nel mondo.

La cultura della violenza ha inesorabilmente contagiato tutti i settori della nostra vita, da quello economico, culturale, religioso, a quello della comunicazione.

La complicità fuorviante dei mass media favorisce infatti la diffusione di modelli di comportamento funzionali al sistema che ha bisogno, per sopravvivere, di una moltitudine di persone inette, inconsapevoli della realtà, ipnotizzate al punto da faticare a far sentire la loro voce e a trovare energie e strategie comuni che possano contrastare l’iniquità dell’attuale sistema economico-finanziario che concentra la ricchezza del mondo nelle mani di pochi privilegiati, a danno di una moltitudine sempre crescente di poveri.

Non sorprende quindi che anche la Chiesa, attraverso i secoli, sia stata contagiata da questa visione del mondo.

Già nella Bibbia campeggia la figura di un Dio sterminatore, violento, il Dio degli eserciti.

Oggi siamo di fronte a una Chiesa rassegnata e, fatte le dovute eccezioni, divenuta anch’essa funzionale al sistema, espressione di un Cristianesimo dogmatico, ritualistico, lontano dal messaggio di nonviolenza del Vangelo.

Una Chiesa che non ha il coraggio di proclamare a gran voce l’immoralità dell’attuale modello di sviluppo che fabbrica strumenti di morte visti come unica via possibile per la risoluzione dei conflitti.

Come possiamo chiamarci cristiani ignorando l’esortazione del Cristo a " porgere l’altra guancia?"

Rivolgo pertanto un appello a quella parte non ancora risvegliata della Chiesa affinché esca dal sonno della rassegnazione e prenda le distanze dalla cultura dell’antagonismo basata sulla categoria amico-nemico, dal maschilismo tipico del modello patriarcale di famiglia che legittima la superiorità dell’uomo sulla donna, da certa tecnologia in cui spesso si annida un quoziente di violenza nefasto per gli equilibri ecologici.

Incominciamo tutti/e insieme a reagire e a sognare un mondo diverso, consapevoli che altrimenti non ci sarà futuro.

Non è certo facile uscire da un sistema che si è incancrenito fino a condizionare profondamente le nostre scelte in tutti i settori della vita, a incominciare dalla scuola. Ma se vogliamo reagire, moltiplicando il nostro impegno nella costruzione di un mondo di pace e nonviolenza, è indispensabile conoscerne i limiti e gli orrori.

I cittadini/e, e i giovani in particolare, devono sapere che i miliardi di dollari spesi in armamenti vengono sottratti alla produzione di beni e servizi necessari al loro progresso civile, materiale e culturale; devono sapere che la spesa annua destinata alla produzione di armi equivale al reddito complessivo di metà dei paesi avanzati del mondo.

Mentre faccio queste considerazioni torno indietro nel tempo quando, bambina, studiavo la storia; una storia di conquiste e di guerre che ci venivano presentate non come atti di violenza, ma come momenti di crescita per l’umanità.

E mi impressiona oggi ricordare la mia passione per Achille, il Pelide Achille dell’Iliade, presentatoci come un semidio forte e coraggioso, del quale ci furono nascoste le crudeltà commesse nei confronti dei nemici; l’ammirazione per i Crociati, eroi che "generosamente" andavano a difendere il Santo Sepolcro di Cristo, dei quali non conoscemmo mai i crimini perpetrati nei confronti degli " infedeli".

E che dire di Giulio Cesare, il leader carismatico che conquistò la Gallia massacrando migliaia di persone, tra cui donne e bambini innocenti, massacro che Plinio definì " un oltraggio al genere umano".

Al centro di tutto il culto dell’impero, dei vincitori, dei più forti; una  vera e propria " inoculazione di veleno nelle coscienze", diceva bene Gandhi.

Mi fermo a questi pochi ma significativi e illuminanti esempi ben sapendo che l’elenco delle colpevoli omissioni e delle bugie raccontateci dai libri di storia e dai nostri Maestri sarebbe lunghissimo.

E per finire non posso non accennare alla violenza che si annidava nella educazione religiosa ricevuta a scuola, basata sull’autoritarismo degli insegnanti, su formulazioni dogmatiche, su ripetizioni mnemoniche  dei comandamenti e minacce dell’inferno per chi non li rispettava; una educazione punitiva che, mortificando il nostro spirito critico, entrava coscientemente o incoscientemente a far parte degli ingranaggi che hanno permesso al sistema di perpetuarsi, amplificandosi a livello sociale attraverso le leggi, i tribunali, le carceri, le torture, fino alla pena di morte ancora vigente in alcuni stati.

Non è certo facile passare dalla logica della punizione a quella della cura e della educazione, intesa non come imposizione ma come mezzo atto a sollecitare e tirar fuori l’imprevedibilità e la creatività dei giovani.

È pertanto urgente ripensare il modo di rapportarci con le persone nell’ambito familiare, nei gruppi sociali e politici dove sono inevitabili il confronto e la ricerca di valori comuni. Si tratta di pensare globalmente, di rivoluzionare il nostro modo di leggere il rapporto con la natura, le persone, la vita. Ciascuno di noi, pur facendo parte di un sistema violento, desidera un mondo di pace, amore e felicità. Se capiamo che gli aspetti negativi della società in cui viviamo sono il risultato dei nostri singoli comportamenti sapremo modificarli avviando, con chiarezza di propositi e di valori, profondi processi di cambiamento.

In questo contesto, la scuola in generale e l’Università in particolare, in quanto formatrici di formatori, hanno un ruolo insostituibile nella promozione di un orientamento pedagogico che, attraverso le valenze formative dei vari ambiti disciplinari, prepari le nuove generazioni ad affrontare le sfide del futuro.

Consola constatare che, pur nel travaglio del momento, si vada facendo strada anche tra i giovani la consapevolezza che la transizione non possa che essere nel rifiuto dei processi distruttivi in corso, nella rottura netta con un sistema che ha visto il nostro modello culturale imporsi sulle culture altre, fino ad assimilarle o a farle scomparire quasi del tutto.

Prima che il patriarcato prendesse il sopravvento, circa 5000 anni fa, esisteva una antica civiltà risalente al Neolitico, la civiltà della Dea Madre, colpevolmente ignorata dai libri di storia e su cui oggi si concentrano l’interesse e la curiosità di molti studiosi e studiose tra cui l’archeologa lituana di fama mondiale Marija Gimbutas.

 

È grazie alle sue numerose campagne di scavo in Europa e al suo instancabile lavoro di classificazione e codificazione dei reperti che siamo venuti a conoscenza dei tratti salienti di una civiltà in cui predominava la figura di una Grande Dea, in cui non si conosceva l’uso delle armi, non esistevano guerre, l’uomo e la donna avevano pari dignità, e si viveva in armonia con la Madre Terra e con tutti gli esseri.

Una società matriarcale, pacifica, gilanica, i cui valori resistono, seppur faticosamente, in alcune piccole comunità contemporanee sparse per il mondo.

Un esempio su tutti la comunità Mosuo in China.

Tracce degli antichi modelli di esistenza ispirati ai valori matricentrici ancora resistono anche in qualche angolo della nostra Sardegna dove il culto antico della Dea Madre ebbe uno sviluppo e una persistenza eccezionali; lo dimostrano i numerosi reperti archeologici e i resti di templi come quello di Monte d’Accoddi nel sassarese, risalente al Neolitico, unico in Europa e nel bacino del Mediterraneo, o le rovine del tempio della Dea Madre Astarte, visibile sulla sommità della Sella del Diavolo a Cagliari.

Monte d'Accoddi (Sassari, Wikipedia CC BY 4.0)

 

Questi esempi sono una chiara dimostrazione che il mondo NON è sempre stato violento e che le guerre NON sono sempre esistite, come pensano numerosissime persone rassegnate all’esistente.

È possibile passare da una società necrocentrica a una società biofila basata sull’Amore, la Condivisione, l’Ascolto profondo dell’altro, la Bellezza, l’Arte.

Solo se crediamo in questa possibilità di cambiamento, fino a ieri ritenuta utopia, sapremo trovare le energie e il coraggio di fare il balzo verso il Nuovo, ricominciando da dove eravamo più di 5000 anni fa, smettendo di guerreggiare e cercando di cooperare, smettendo di separare e scegliendo di unire, smettendo di innalzare muri e scegliendo di aprire spazi sempre più ampi di comunicazione, di fiducia reciproca, di rispetto e di aiuto, indipendentemente dalle differenze di cultura, filosofia, religione o fede.

"Questa è la nostra semplice religione." dice il Dalai Lama." Non esiste un’altra via per costruire una pace durevole. Non c’è bisogno di templi, non c’è bisogno di filosofie complicate. Il nostro stesso cervello, il nostro stesso cuore è il nostro tempio".

Sogno che questo pensiero contagi, attraverso gli insegnanti, i bambini e le bambine che frequentano la scuola e che, a loro volta, essi contagino i loro genitori, fratelli, sorelle, amici, diventando così artefici di una rivoluzione epocale nonviolenta.

Sento che questo accadrà. Ci vorrà del tempo. Io non lo vedrò. Ma accadrà, come da profezia, che " il deserto diventerà un giardino". ( Isaia 32,15 )

 

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Maria Gaias

(Burgos/Sassari, classe 1940)

1957 Diploma di Abilitazione Magistrale all'Istituto Magistrale di Iglesias; 

1968 Laurea in Lingue e Letterature Straniere all'Università di Cagliari; 

1968-71  Insegnamento di Materie Letterarie e Inglese nella Scuola Media Statale; 

1971-89 Insegnamento di Lingua e Letteratura Inglese presso il Liceo Scientifico Statale "Giorgio Asproni" di Iglesias; 

1990 Semestre gennaio-giugno Insegnamento della Lingua Italiana presso l'Università Nazionale Somala di Mogadiscio (quadro di cooperazione internazionale); 

1992 Cofondatrice e vicepresidente del Comitato Provinciale UNICEF di Pisa; 

1994-2000 Organizza e coordina per l’UNICEF cinque Corsi Multidisciplinari di Educazione allo Sviluppo, presso la facoltà di Economia dell’Università di Pisa (540 gli iscritti tra studenti universitari e insegnanti); 

1998 Cofondatrice della Associazione Culturale Sarda "Grazia Deledda" di Pisa; 

1999 Organizza e coordina il Convegno sul Parco Geo-Minerario Storico e Ambientale della Sardegna a Pisa; 

2000 Entra a far parte come consigliera della Associazione “Berretti Bianchi Onlus”. Vicepresidente Nazionale per alcuni anni, ha compiuto missioni in India (2004), Giordania (2005) e Romania (2013) a sostegno di progetti con finalità di solidarietà sociale; 

2001-2002 Coordina per l'UNICEF il progetto "Azzeccagarbugli" della Provincia di Pisa (diritti dell’infanzia); 

2004-2013  Collabora con la Provincia di Pisa e con l'ILO al Progetto SCREAM “Stop al Lavoro minorile” (coinvolgendo oltre 36900 studenti e studentesse di 459 Scuole della provincia di Pisa, cinque delle quali ricevono un Premio dal Presidente della Repubblica); 

2014 Coorganizza e coordina il Convegno "Spiritualità, Etica e Politica. Idee e pratiche per una società nonviolenta e solidale" (Pisa); 

2015-18 Cofondatrice e coordinatrice della "Associazione di Associazioni Inventare Futuro" (Pisa); 

2017-18 Organizza e coordina il Corso di Formazione "Inventare Futuro: verso l'umanizzazione dell'economia" presso la Facoltà di Economia dell’Università di Pisa (tra gli altri circa 100 studenti e studentesse degli istituti superiori cittadini per “L'alternanza scuola-lavoro”; 

2019-20 Promuove nelle scuole tre progetti didattici interconnessi dal titolo: "Un Mondo di Idee: Pace in azione - Sostenibili e circolari - Il mondo e gli altri animali.”. Il progetto arriverà nelle scuole di Iglesias il prossimo anno scolastico; 

2000-2020 Organizza e condivide percorsi di meditazione Zen nella tradizione di Thich Nhat Hanh (Pisa).

 

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