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Categoria: Progresso
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Pubblicato: Domenica, 09 Gennaio 2022 15:34
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Scritto da Mauro Ennas
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«Distruggiamo la bellezza del paesaggio perché gli splendori della natura, liberamente disponibili, non hanno alcun valore economico. Saremmo capaci di spegnere il sole e le stelle perché non pagano un dividendo.»
John Maynard Keynes, economista britannico (1883-1946) [Collected Writings, London, 1971-1989, vol. XXI, p.242]
È ormai chiaro a tutti che il problema dell'energia, dell'acqua e delle risorse materiali sarà il vero problema del nostro secolo XXI. In queste brevi note cerchiamo di elencare i pro e i contro delle forme di energia che vengono proposte alle comunità per risolvere i problemi energetici dovuti alla prevista futura scarsità del petrolio.
Ricordiamo che il costo del petrolio è salito negli ultimi anni in modo incredibile (vedi il grafico relativo al periodo 1861-2007 e 2000-2019). Il reperimento di giacimenti di petrolio ha dei costi enormi se si pensa alle perforazioni sempre più profonde e alle guerre fatte in suo nome, oltre che ai danni ambientali. Il potere reale del mondo, nelle mani dei detentori del capitale e dei petrolieri, è a un punto di svolta. Le condizioni attuali non potranno reggere, nei prossimi decenni, se non si interviene con piani strategici tempestivi per la riorganizzazione delle democrazie capitaliste occidentali e del giovane capitalismo cinese; per fortuna molte economie emergenti si stanno adoperando per una svolta: Brasile e India in testa. Molti economisti avevano previsto questo ma ora non sono più sufficienti i "... l'avevo detto!" ma soluzioni e metodi per riorganizzare e distribuire in modo organico, efficace ed efficiente le risorse e le ricchezza derivanti dalla gestione dell'energia.
Variazione del prezzo del petrolio (1861-2007 e 2000-2019).
Questa sfida non è esclusivamente economica ma è la vera sfida di ogni democrazia capitalista riformata. Nel nuovo capitalismo parte dei profitti dovrebbero essere reinvestiti per risarcire i danni ambientali e sociali che ha fin qui indotto il processo di creazione del profitto del capitalismo piratesco. Ogni democrazia matura non può più tollerare l'accumulo senza limiti del capitale a danno delle comunità e delle generazioni future, ciò significherebbe tornare indietro in un passato di schiavitù e oppressione..
Chi sostiene il nucleare lo fa per motivi economici di una ristretta lobby e non per il bene comune. Chiunque abbia fiducia nel progresso vuole che le ricerche nel settore nucleare continuino ancora, ed è per questo che ogni nazione dovrebbe investire delle cifre contenute per continuare la ricerca scientifica, magari progettando seriamente i depositi di scorie o immaginando altre soluzioni per ora costose ma che in futuro potrebbero essere attuate efficacemente. Ciò non toglie che la tecnologia nucleare non sia matura, perché il livello di civiltà, sensibilità e attenzione è poco sviluppata negli attuali detentori del potere economico che sono stati educati al solo profitto, al di sopra di ogni altro valore di civiltà e progresso.
Ecco perché, se dei danni sono stati previsti perché possibili, questi ci saranno sicuramente in quanto i profitti individuali saranno massimizzati a discapito della collettività e delle generazioni future, riducendo i costi di gestione e aumentando i costi ambientali; non possiamo permetterci il rischio che dei rifiuti altamente pericolosi possano essere gestiti attraverso organizzazioni criminali e politiche senza scrupoli che non hanno rispetto alcuno per la vita umana né per le generazioni future. E non stiamo chiamando in causa i possibili disastri futuri sul modello di quelli prodotti in anni recenti, vedasi al solo titolo di esempio i disastri di Fukushima (Giappone) e Černobyl' (Russia) oppure lo storico incidente di Three Mile Island (Stati Uniti).
Tempi di decadimento delle maggiori sorgenti radioattive (uranio, plutonio, torio): da centinaia a migliaia di anni per raggiungere la radioattività naturale a partire dai prodotti di fissione dopo il trattamento nella centrale nucleare (fonte Wikipedia, Wiki commons).
I motivi principali per i quali la scelta nucleare non è conveniente sono i seguenti:
- I tempi di decadimento delle scorie radioattive (vedi grafico poco sopra) sono elevatissimi (>1000 anni), e anche se c'è chi sostiene che le centrali a Torio producono scorie con decadimenti più rapidi, siamo sempre nell'ordine delle migliaia di anni per ritornare ai livelli di radioattività naturale (prima del trattamento).
- I costi di realizzazione di depositi di scorie è molto alto ed inoltre non è possibile garantire totalmente la loro sicurezza (nel 2008 gli Stati Uniti hanno abbandonato il progetto Yucca Mountain nuclear waste repository costato oltre 7 miliardi di dollari).
- Lo stoccaggio dei rifiuti ha dei costi elevatissimi e sono costi perpetui (affitto), sino ad ora tenuti nascosti dai governi.
- I costi per la sicurezza strutturale degli impianti sono elevati (anti-sismici, anti-impatto aereo)
- I costi per la sicurezza degli impianti a regime sono elevati (radioactivity hazard, anti-terrorismo).
- I tempi (5-10 anni) e i costi di progetto e realizzazione sono elevatissimi e sopportabili solo da stati e grosse multinazionali.
- I costi di smantellamento e di recupero ambientale e sociale sono elevatissimi.
- La vita media di una centrale (20-30 anni) è basso rispetto all'investimento elevato.
- I costi dei combustibili nucleari (prevalentemente uranio e torio) sono elevati vista la scarsità e non abbiamo nessuna certezza sui loro costi in futuro.
- Visti gli elevati costi di start-up, di gestione e di smantellamento, l'energia nucleare è in mano a poche lobby di potere che si comporterebbero da monopolisti come è avvenuto per il petrolio.
- I pericoli per la salute delle persone che abitano nel raggio di 5Km da una centrale nucleare sono gravi e documentati.
- Pericoli di salute costanti per i lavoratori della centrale.
- I pericoli potenziali per le generazioni future sono altissimi e i costi sociali inestimabili.
Sino ad oggi sono state rilevate contaminazioni di terra, acqua e aria documentate e pubblicate su riviste scientifiche [vedi riferimenti in fondo].
D'altro canto le energie rinnovabili, le cui tecnologie sono in continua espansione e miglioramento permettono di essere ottimisti per il futuro energetico. Infatti le fonti rinnovabili sono inesauribili perché legate ai tempi di vita del Sole (milioni di anni). Le fonti rinnovabili sono il solare nelle sue varie forme (fotovoltaico, termodinamico e termico) e l'eolico.
"Limitatamente all'uso dell'energia eolica come fonte di energia elettrica, tra il 2000 e il 2006 la capacità mondiale installata è quadruplicata. Nel 2005 la nuova potenza installata è stata di 11.000 MW (megawatt), nel 2006 di 15.000 e nel 2007 di 20.000 MW. Nonostante la crisi economica, il 2008 è stato un anno record per l'energia eolica, con oltre 27.000 megawatt di nuova potenza installata in tutto il mondo. Da allora una grande crescita esponenziale ha portato ad avere già alla fine del 2008 una potenza cumulata totale di oltre 120 GW (gigawatt), producendo elettricità pari ad oltre l'1,5% del fabbisogno mondiale di energia." (Wikipedia)
"La serra fotovoltaica più grande al mondo si trova nel comune di Villasor (Sud Sardegna). Su una superficie di 27 ettari, dotata di 84000 pannelli in un solo campo solare e 134 serre, produce 20 MW. La centrale verde è stata realizzata con un investimento di 70 M€ dall'azienda indiana Mbcel in collaborazione con l'americana General Electric." (Wikipedia). Come spesso accade, è stata impiantata senza il rispetto delle norme e con fini finanziari e ambientali speculativi, per questo è stata posta sotto sequestro nel luglio del 2015.
Un record di produzione da fotovoltaico è stato raggiunto nel 2014 dalla "Topaz Solar Farm" a San Luis Obispo, California, pari a 550 MW di potenza elettrica: in grado di produrre 1053,37 GWh di energia elettrica nel 2014.
Tra le fonti alternative vi sono l'idroelettrico e le fonti geotermiche, i bio-combustibili vegetali (colza, mais, barbabietola, jatropha, alghe), i bio-gas (da bio-massa: fermentazione di rifiuti organici) e gli oli esausti; altre fonti sono quelle delle maree oltre alle tecnologie basate sull'idrogeno già disponibili ma non ancora diffuse. La fusione nucleare sta avanzando lentamente con un grandissimo sforzo internazionale. Tutte aspirano alla realizzazione della sostenibilità economica e alla compatibilità ambientale.
- Le fonti rinnovabili si basano su una tecnologia semplice ed efficace, la cui efficienza è crescente.
- Attualmente si possono costruire centrali solari da centinaia di milioni di watt: centrali con concentratori a specchi parabolici o a torre solare da 200MW e oltre!
- Attualmente si possono costruire generatori elettrici eolici ciascuno dei quali può generare potenze maggiori di 7MW (il record di produzione eolica 2021 è di 13 MW per una singola turbina).
- L'energia rinnovabile non ha bisogno di energia esterna per innescare la produzione di corrente elettrica ma solo di celle fotovoltaiche, concentratori e inverter oppure di efficienti motori elettrici che sono elementi tecnologici alla portata di tutte le aziende piccole, medie e grandi e quindi non c'è pericolo di creazione di monopoli.
- I costo delle centrali è limitato ed ammortabile in 20 anni e anche meno.
- I costi di gestione e manutenzione sono bassissimi e alla portata di singole famiglie e di piccole comunità.
- I costi di sicurezza e di smantellamento bassi e anch'essi alla portata di singoli e piccole comunità.
- I danni ambientali sono limitatissimi e recuperabili facilmente (occupazione di suolo orizzontale e verticale).
- Non vi sono danni per la salute e pericoli per i lavoratori.
- Elevate possibilità di occupazione perenni (fino a che c'è bisogno di energia).
- Migliori tassi di miglioramento delle performance, in termini di efficienza, tra le fonti di energia.
Tra le tecnologie che hanno permesso di ridurre i costi del fotovoltaico sono le vernici attive, le microstrutture fotovoltaiche a film sottile, le tegole attive e modulari, i concentratori a specchio. In futuro ci saranno dei concentratori a nano antenna, che potranno incrementare di uno o due ordini di grandezza (10-100) l'efficienza di cattura dei raggi solari.
Il quadro non è completo e lo sviluppo tecnologico è continuo. La svolta è già in atto ma deve essere attuata con efficienza: il rischio dell'opzione nucleare a fissione è ancora in agguato a causa delle spinte politiche delle lobby che vogliono il monopolio dell'energia.
Risorse di rete
- Intervento del fisico Gianni Mattioli sulla scelta nucleare in Italia (5 parti).
- Raccomandazioni 2007 della Commissine Internazionale per la Protezione Radiologica (ICRP 103, tradotto dall'originale inglese "The 2007 Recommendations of the International Commission on Radiological Protection" - Annals of the ICRP Volume 37/2-4, 2008) [documento citato da Mattioli].
- Presa diretta: Sole, vento e alberi: guarda l'inchiesta completa (RaiPlay).
- Esiste un'interessante inchiesta de "La 7 EXIT: ritorno al nucleare e la truffa dell'eolico" (puntata integrale, 27 maggio 2008).
- Presa Diretta su RaiPlay: Nucleare; guarda l'inchiesta sul sito rai (versione integrale).
- Report su RaiPlay: Girano le pale (28 novembre 2010).
Leggi
Passi verso l'organizzazione di politiche dal basso a cura di Mauro Ennas
Breve introduzione all'innovazione e ai suoi strumenti a cura di Mauro Ennas
La riconversione possibile a cura di Cinzia Guaita e Arnaldo Scarpa
Carta dell'autosviluppo eco-solidale a cura della Rete delle associazioni
La riconversione RWM: metodo e proposte a cura di Cinzia Guaita e Arnaldo Scarpa
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Categoria: Progresso
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Pubblicato: Venerdì, 05 Marzo 2021 22:22
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Scritto da Mauro Ennas
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appropriazione (ap-pro-pria-zió-ne) s.f. ~ La presa di possesso di una cosa appartenente ad altri con l'animo di farla propria; [...] _ Dal lat. tardo appropriatio -onis, , der. appropriare 'appropriare’ || 1280 ca. [Devolo-Oli, Vocabolario della lingua italiana, 2008].
appropriare, v. tr. 'fare proprio, ritenere proprio' (1305-06, Giordano Quar.) _ appropriabile, agg. ' detto di cosa di cui ci si può appropriare ' (1865 TB) [...] [DELI, Dizionario etimologico, 2004]
Appropriabilità e uguaglianza
Nel modello di laissez faire nel quale ciò che conta è l'eguaglianza formale dei cittadini di fronte a regole generali e impersonali (astratte), la massimizzazione del benessere sociale si può ottenere mediante l'acquisizione e la trasformazione di risorse ottenute attraverso criteri di giustizia distributiva ossia organizzati e gestiti a partire da una corretta definizione del diritto di proprietà e delle regole che governano il loro trasferimento tra individui e gruppi.
Il concetto cardine di giustizia, nella sua dimensione distributiva e in un suo aspetto che preme qui sottolineare (ossia la limitazione delle concentrazioni estreme di capitale), enfatizza la necessità primaria di uguaglianza nei meccanismi di appropriazione delle risorse nel rispetto delle regole e nell'attribuzione delle sanzioni, fondamento dello stato di diritto ed elemento di valorizzazione e potenziamento della libertà di azione nell'acquisizione e trasformazione di risorse materiali e immateriali e nella sua promozione e diffusione nel contesto sociale generale.
La variante liberale classica dell'approccio del laissez faire prevede la presenza di una rete di protezione (safety net) per coloro che non sono in grado di entrare attivamente nel sistema che ruota attorno ai valori/disvalori del mercato. Si riconosce una certa inadeguatezza dei meccanismi di regolazione del mercato, non nel senso che il mercato non sia in grado di svolgere il proprio compito (ossia garantire un livello sufficiente di reddito a coloro che sono presenti sul mercato stesso), quanto piuttosto nel fatto che non riesca a rimediare o a mitigare la condizione di coloro che non possono accedere al mercato o che da esso vengono esclusi a causa di eventi che a volte prescindono dalla loro volontà o capacità di gestire gli eventi economici e i difetti o gli squilibri informativi che caratterizzano a pieno la società globalizzata, ovvero necessitano di vie di fuga o di una prospettiva di tipo assicurativo che ammortizzi o stabilizzi la caduta ai margini del sistema.
Nella variante più estrema di questo approccio che indico come "liberal-conservatore", quella del super capitalismo d'assalto per intenderci, nella quale non c'è spazio per alcun tipo di ridistribuzione dal momento che si ritiene possa incidere negativamente sia sul sistema di "bilanciamento" delle libertà individuali, tra le quali assume particolare rilievo la libertà economica che deve essere tutelata prioritariamente per garantire l'esistenza stessa del sistema, sia sulla produzione della ricchezza, in quanto altera l'efficiente funzionamento del mercato (in termini di generica generazione di ricchezza) così da peggiorare in ultima analisi la condizione di chi intendeva tutelare. Questo "atteggiamento economico" determina e promuove, nella realtà dei fatti, uno squilibrio con caratteristiche di oligopolio ed estremismi monopolistici che inficia l'assetto formale a fondamento di una qualsivoglia giustizia distributiva.
In tutte le “visioni” ciò che conta è la distribuzione delle risorse, secondo criteri fissati ex ante, determinata dal sistema dei diritti di proprietà di fronte ai quali si presuppone una perfetta eguaglianza degli individui che nella realtà è raramente verificata. In particolare, la ridistribuzione fa riferimento al grado e all'estensione dell'appropriabilità dei frutti che vengono ricavati dall'utilizzo delle suddette risorse una volta attribuite ad un soggetto.
In questo contesto agiscono entità distinte e in competizione tra loro per l'appropriazione di risorse materiali e immateriali, regolate al fine di raggiungere un compromesso utile alla società, in grado cioè di massimizzare le esternalità positive e contemporaneamente garantire il ritorno della rendita in modo equilibrato ed armonico, ossia nel mantenimento degli equilibri economico-sociali.
Il rischio è rappresentato dalle due prospettive opposte di estrema concentrazione e di dispersione del capitale. La concentrazione in mano a pochi decisori monolitici e cooperanti piega il mercato alle loro volontà e ne deteriora la naturale caratteristica di autoregolazione, producendo distorsioni di vaste dimensioni e su vasta scala non facilmente prevedibili per entità ed effetti: tali effetti possono produrre sul sistema economico-sociale turbolenze che scuotono il sistema alle fondamenta e che possono anche mettere a rischio gli "assetti democratici"; dall'altra parte l'eccessiva distribuzione appiattisce gli assetti e impedisce che si formino degli addensamenti di capitale di dimensione tale che possano alimentare il processo di investimento con i suoi rendimenti positivi e le sue esternalità.
Il processo di appropriazione s'inserisce in questa delicata cornice concettuale e gli strumenti di appropriazione e le sue metriche regolano la lotta per garantire equità e giustizia nei processi d'innovazione e di commercializzazione di prodotti tra le imprese nel mercato.
Ricombinare le idee
Innovazione di un prodotto tipico: il parmigiano
L'utilità sociale dell'attività innovativa
Può l'innovazione influenzare il livello sociale corrente in modo da produrre degli effetti di ottimalità espressi "in qualche senso"? Oppure, in altri termini, può l'agire innovativo, promosso, tutelato e regolato, produrre una cultura dell'innovazione in grado di essere essa stessa, come bagaglio di conoscenze acquisite condivise, "alimento" del processo di miglioramento socioeconomico di una intera comunità? Può un processo di questo tipo influire potentemente sul mutamento del senso comune che tutti attendono da oltre due secoli, che consiste nel colmare l'enorme gap conoscitivo che si è creato tra il "senso comune" e i luoghi del sapere istituzionalizzato e non? Non è forse questa la chiave per uno sviluppo consapevole, nel quale l'innovazione svolge l'importante ruolo di guida sul fronte d'onda dell'acquisizione di nuovi saperi/tecniche/esperienze e le necessità crescenti dei popoli?
La soggettività con la quale possono essere creati i criteri di ottimalità non ci conforta né ci fa essere ottimisti rispetto ai tempi di soluzione di queste problematiche nella direzione che abbiamo indicato. Se, come spesso accade, fissassimo tali criteri nell'ottica del mercato individuando l'ottimo sociale come il "massimo surplus dei consumatori" (la differenza positiva fra il prezzo che un individuo è disposto a pagare per ricevere un determinato bene o servizio e il prezzo di mercato dello stesso bene) sappiamo che questo avrebbe effetti benefici in un mercato perfettamente concorrenziale. In questo caso ideale sarebbe necessario che le imprese fossero in grado di esprimere un tasso di attività innovativa elevato tale da introdurre tutte le possibili innovazioni che lo stato delle conoscenze tecnologiche effettive o potenziali possono produrre. Ma questo è un caso ideale lontano dalla realtà. E se l'ottica del mercato non è sufficiente, allora qual è il costo che si dovrebbe pagare per iniziare a pensare ad una prospettiva a lungo termine basata su criteri di ottimalità socioeconomica da innovazione?
In che modo l'intervento di uno Stato che favorisce l'innovazione si vedrebbe remunerato, in termini socioeconomici misurabili, un suo impegno a lungo termine?
Le strategie a lungo termine hanno bisogno di attente analisi costi benefici, tanto attente da limitare al minimo le possibilità d'intrapresa di percorsi rischiosi o al peggio fallimentari in un mercato globalizzato in cui una massa di competitori senza regole impone i suoi disvalori accentuando sempre più le possibili cause di regresso.
Cos'è un brevetto
Brevetti e brevettabilità
Le attività intellettuali in campo tecnologico vengono tutelate dagli Stati con la concessione di un titolo garante, il brevetto: ciò che garantisce è la proprietà intellettuale dell'invenzione all'inventore. I brevetti sono validi solo per un periodo di tempo limitato generalmente a 20 anni a partire dalla data in cui viene fatta richiesta. Il brevetto è quindi un titolo per mezzo del quale lo Stato concede un monopolio temporaneo di sfruttamento dell'invenzione, oggetto del brevetto stesso, consistente nel diritto esclusivo di realizzare l'invenzione brevettata o di farla realizzare ad altri. Il titolare del brevetto, infatti, può impedire che un terzo utilizzi o sfrutti l'invenzione e può, iniziare azioni giudiziarie, a tal fine, nonché ottenere un indennizzo per eventuali violazioni (infringement).
La finalità del sistema dei brevetti è quella di fornire alle imprese (e ovviamente anche ai singoli inventori individuali) incentivi per correre dei rischi che l'attività di ricerca e l'attività innovativa comportano. L'impresa può fare profitti grazie al brevetto in due modi:
- vengono realizzati profitti monopolistici dalla vendita del prodotto, in quanto l'imitazione da parte dei concorrenti è impedita dalla legge;
- vengono realizzati profitti concedendo il brevetto in licenza a terzi contro il pagamento di royalty oppure vendendolo. In questo modo l'impresa vende direttamente tecnologie non incorporate in prodotti, partecipando al cosiddetto mercato delle tecnologie (market for technologies).
Nella moderna economia basata sulla conoscenza, il mercato delle tecnologie (non incorporate in beni, ma nella forma di beni intangibili) ha acquistato un ruolo crescente, di pari passo con la separazione in fasi distinte della catena del valore. Il brevetto, convertendo le invenzioni in proprietà intellettuale codificata, rende più facile la commercializzazione delle tecnologie inventate (ne aumenta la capacità di penetrazione).
Nell'ottica transazionale ciò sostanzialmente equivale ad affermare che i brevetti riducono i costi di transazione nel mercato delle tecnologie. In tale contesto, inoltre, i brevetti sono sempre più frequentemente usati dalle imprese:
- per scambi di proprietà intellettuale con altri imprese. In questo caso il beneficio procurato dal brevetto consiste nell'accesso alla conoscenza di proprietà di altre imprese.
- per difendersi dagli attacchi di concorrenti, che in un regime di forte sostegno da parte dei tribunali dei detentori dei diritti di proprietà intellettuale, strategicamente accusano i concorrenti (con deboli portafogli di brevetti) di violazione dei propri brevetti (come nel caso dell'industria dei semiconduttori).
Infine, i portafogli di brevetti sono utili:
- come mezzo di valorizzazione ossia come strumento per migliorare il valore e l'immagine dell'azienda e nei confronti dei venture capitalist, delle banche e anche di altre imprese, in vista di eventuali accordi (come accade nella cessione di un'impresa).
Ciò vale soprattutto per piccole imprese start-up. Si parla anche di una funzione di segnalazione (signalling function) per indicare che i brevetti più che valere di per sé segnalano ai venture capitalist o ai clienti o ad atri soggetti del mercato che l'impresa dispone di capacità tecnologiche che valorizzano l'impresa.
Nei settori high-tech ciò che conta è la capacità di innovare in futuro ossia la qualità dei team di ricerca/progetto quantificabile tramite il portafoglio brevetti. Il brevetto teoricamente dovrebbe essere rilasciato all'inventore, ma nella pratica gli scienziati e i tecnici che lavorano come dipendenti di imprese cedono i diritti sull'invenzione compiuta all'impresa che li impiega (ossia cedono la titolarità del brevetto all'impresa). L'impresa finanzia l'attività di ricerca, i laboratori e la strumentazione necessari per svolgerla, correndo quindi i rischi insiti in tale allocazione delle risorse, gli inventori hanno tuttavia diritto al riconoscimento morale della propria opera, e ciò viene garantito in quanto nei brevetti sono riportati i nomi delle persone (una o più) che sono stati gli autori dell'invenzione. Esistono anche altre forme di tutela della proprietà intellettuale tra le quali in Italia ricordiamo il codice industriale (per il design) e i marchi e i diritti d'autore (copyright) usati soprattutto per le opere letterarie, ma anche per il software.
Per la legislazione italiana sui brevetti per invenzione e per la "Convenzione sul Brevetto Europeo" la tutela giuridica del brevetto è subordinata alla presenza, nell'invenzione, dei cosiddetti "requisiti di brevettabilità". Infatti, non ogni invenzione può dare diritto allo sfruttamento esclusivo, ma solo quelle che apportino al progresso tecnologico un contributo ritenuto dall'ordinamento così significativo da giustificare il privilegio monopolistico. Questa regola è fondamentale a livello internazionale ed implica che per essere brevettabili le invenzioni devono soddisfare i seguenti requisiti:
Argomento (Subject matter): per essere brevettabile, un'invenzione deve riguardare certi campi di conoscenza, ossia può caratterizzarsi approssimativamente nel campo "tecnologico”. La legge è più specifica e varia abbastanza attraverso le giurisdizioni. Creazioni estetiche, leggi di natura e le idee astratte sono escluse in tutte le giurisdizioni. Il software è brevettabile negli Stati Uniti, come lo sono i business method (procedure di business). La pratica in questi due campi è più restrittiva in Giappone ed anche più in Europa (che esclude la brevettabilità del software).
Novità (Novelty): essa consiste nell'assoluta mancanza di divulgazione dell'invenzione (escludendo persone legate al vincolo di riservatezza), ovvero deve presentarsi come qualcosa che si aggiunge al patrimonio conoscitivo comune. La novità deve essere dimostrabile.
Originalità o novità intrinseca (Non-obviousness/Inventive step): l'invenzione deve implicare "attività inventiva" ossia se per una persona esperta del ramo essa non risulti evidente dallo stato della tecnica. In altri termini, l'idea inventiva deve concretarsi in qualcosa che prima non esisteva, né era facilmente adattabile e che non sia deducibile in base alla semplice competenza scientifica e tecnica.
Industrialità (Industrial applicability): l'invenzione deve essere suscettibile di applicazione industriale. È irrilevante sia la realizzazione effettiva dell'utilizzazione, sia la convenienza o utilità tecnica ed economica del trovato brevettabile, ma conta solo l'effettiva traducibilità della novità in una concreta applicazione. Le idee teoriche non sono quindi brevettabili e nemmeno le idee generiche su un possibile prodotto.
Vengono pertanto esclusi dalla possibilità di valida brevettazione come invenzioni perché non soddisfacenti al requisito dell'industrialità:
- una scoperta, una teoria scientifica, un metodo matematico;
- un'opera letteraria, teatrale, musicale o artistica o qualsiasi altra creazione estetica;
- un metodo per l'esecuzione di un atto mentale, un gioco o un metodo di fare affari;
- un programma informatico;
- la presentazione di informazioni;
- la scoperta di un fenomeno naturale.
Infine, la domanda di brevetto deve contenere:
- una precisa descrizione dell'invenzione, tale che consenta allo scadere del brevetto la riproduzione della novità trovata da parte di terzi imitatori. La descrizione comprende la definizione dello scopo dell'invenzione, dei possibili utilizzi, informazione su come si realizza l'invenzione (processi, formulazioni, dosaggi, metodi d'uso), esempi e figure. È questo il requisito formale tradotto nella così detta sufficienza della descrizione.
- le rivendicazioni (claim), che definiscono esattamente il perimetro dei diritti di proprietà.
Per ottenere il brevetto bisogna presentare la domanda ad un ufficio dei brevetti nazionale. Se quindi un'impresa italiana desidera proteggere un'invenzione dagli imitatori non solo in Italia, ma anche in un'altra nazione (poniamo extraeuropee, a breve dovrebbe essere approvata una direttiva europea che semplifica l'azione delle imprese che intendono brevettare negli stati membri) dopo aver fatto richiesta all'Ufficio Italiano dei Brevetti e Marchi deve inoltrare una seconda richiesta (application) all'ufficio dei brevetti, ad esempio, statunitense (USPTO, United States Patents and Trademarks Office). L'estensione internazionale può essere fatta nei paesi europei attraverso il European Patent Office (EPO), il quale verifica la presenza dei requisiti di brevettabilità. La decisione del momento in cui brevettare è critica per un'impresa. I ricercatori/tecnici autori dell'invenzione brevettano in grande fretta (se non hanno deciso di applicare altre tecniche di protezione come la segretezza), perché sono direttamente interessanti alla pubblico riconoscimento del loro contributo e intendono avvantaggiarsi rispetto ai concorrenti e potenziali futuri partner. Inoltre dopo il deposito della domanda di brevetto possono anche pubblicare i loro risultati sapendo che comunque lo sfruttamento dell'invenzione brevettata li proteggerà in caso di imitazione. In altri casi all'impresa può convenire una strategia diversa, aspettare prima di offrire informazioni che possono essere utili ai concorrenti e per realizzare gli investimenti che consentono di avviare la produzione, per sfruttare al massimo gli anni in cui il brevetto ha valore; talvolta aspettare può comportare il rischio di vedersi anticipati sul mercato, in modo del tutto legale, o all'ufficio brevetti da un'impresa concorrente.
In casi come quello relativo alla brevettazione del software, si evidenziano tendenze aggressive e di ingordigia giustificata dall'ampio successo mondiale e mediatico di società di sviluppo software e dai loro enormi profitti (si pensi solo a Microsoft come esempio eclatante) ma ingiustificata dal punto di vista dell'evoluzione e dell'innovazione tecnologica Il trend dello sviluppo tecnologico nel settore ICT è in costante crescita e non mostra, per ora, dipendenze cicliche, creare meccanismi di brevettazione delle procedure (listati) e degli algoritmi potrebbe avere effetti devastanti sull'evoluzione tecnologica legale e sposterebbe le energie dei paesi sviluppati sui contenziosi piuttosto che sull'ottimizzazione dei processi d'innovazione, come ampiamente documentato nel caso americano.
Quest'ottica devastante che vede in pochissime grosse lobby uno spirito accentratore atto a divorare e trattenere nel suo ventre tutta la conoscenza possibile, ci fa riflettere sugli effetti reali che meccanismi di appropriazione hanno o possono avere sulla nostra società. La concentrazione di brevetti anche come arma di dissuasione della concorrenza (acquisisco o registro un brevetto solo perché una terza parte non la utilizzi o debba pagare per ottenere licenze d'uso) può avere senso in un mercato regolato nel quale anche la dimensione (portafoglio delle licenze) non sia illimitato. Ragionando in un'ottica contraria a quanto appena espresso si può pensare di arrivare ad una situazione tendente allo stallo ossia ad un monopolio totale della conoscenza codificata, una tirannide, un'età buia che nessuna distopia ci ha ancora raccontato e che, con gli esempi attuali di concentrazione di capitali, non abbiamo difficoltà ad ipotizzare.
Il valore dell'innovazione risiede nell'idea innovativa, ovvero nella conoscenza accumulata e sublimata dell'attività di ricerca oltre che nella cultura e nell'intuito delle persone attive nella ricerca di soluzioni innovative, in grado di riconoscere la novità e la possibilità di introdurre novità anche se lontana dalla soluzione cercata (serendipity, caso 3M). Attribuire all'innovazione una connotazione di informazione pura presuppone che possa essere considerato un bene pubblico. Ciò contiene in se il concetto di non rivalità ossia ad un tipo di bene la cui proprietà di utilizzo da parte di qualcuno non escluda gli altri dall'utilizzo. L'informazione pura e la conoscenza scientifica codificata godono di tale proprietà.
Risulta evidente che l'innovazione svelata perde il suo valore economico per lo scopritore se non tutelata opportunamente, ma a fronte di ciò, moltiplica le opportunità per tutti coloro che sono in grado di sfruttarne le potenzialità. In altri termini, più si è investito per realizzare una certa innovazione, maggiori sono i rischi corsi dall'azienda nel processo innovativo, maggiori sono le richieste di tutela a fronte del rischio, per lo sfruttamento economico dell'innovazione in modo da permettere che il rischio non sovrasti l'azione innovativa e possa essere sostenibile. Nessuna tutela ridurrebbe la propensione al rischio in quanto ridurrebbe il potenziale ritorno degli investimenti delle imprese. Il delicato equilibrio di norme, tutele e vincoli che deve soddisfare gli attori del mercato e l'ambiente socioeconomico nel quale si muovono sono gli elementi chiave per una corretta, proficua ed equa regolamentazione del sistema.
Depositare marchi e brevetti
Ricerche di marketing
Il marketing è il ramo dell'economia che si occupa dello studio descrittivo del mercato e dell'analisi dell'interazione del mercato e dei suoi utilizzatori con l'impresa. Marketing significa letteralmente "piazzare sul mercato" e comprende quindi tutte le azioni aziendali riferibili al mercato destinate alla vendita di prodotti, avendo come fine il maggiore profitto.
Si distinguono quattro strategie di approccio al mercato da parte dell'impresa (Philip Kotler, Marketing management, 2007):
- orientamento alla produzione: caratterizzato da un eccesso di offerta rispetto alla domanda;
- orientamento al prodotto: ci si concentra più su quest'ultimo che sul consumatore;
- orientamento alle vendite: si cerca di vendere tutto ciò che si produce senza porre particolare attenzione alle esigenze del consumatore;
- orientamento al marketing: l'approccio più recente, dove si parte dai bisogni del cliente per poi cercare di produrre un bene o un servizio che li soddisfi.
Quando si parla di strategia s'intende l'insieme delle iniziative che consentono all'impresa di primeggiare nel confronto competitivo. Partendo dal presupposto che il successo di una strategia si misura in base al raggiungimento o meno degli obiettivi preposti secondo un'analisi che considera come elementi fondanti:
- l'importanza degli obiettivi,
- la segmentazione del mercato,
- la scelta del vantaggio competitivo da raggiungere,
- l'analisi del posizionamento e l'applicazione del marketing mix.
Le ricerche di marketing permettono di ottimizzare gli investimenti al fine di massimizzare il ritorno dell'investimento, tramite l'analisi di possibili scenari orientata alle selezione di decisioni strategiche. Le fonti del vantaggio competitivo dell'azienda risiedono nel suo patrimonio di risorse e competenze ed in particolare quelle che godono dei seguenti attributi:
- scarsità,
- difendibilità,
- appropriabilità,
- economicità.
Queste caratteristiche convergono verso il consolidamento del vantaggio competitivo a medio e lungo termine. La gestione della conoscenza aziendale (company knowledge management) è uno degli obiettivi cruciali in ambito competitivo. La conoscenza è un patrimonio generato con un grande dispendio di risorse materiali e temporali e, per questo motivo un bene intangibile di importanza strategica per l'azienda. Le ricerche di marketing si inseriscono in questo contesto aziendale, come solido armamentario, per la generazione di output strategici di primaria importanza, per la creazione di efficaci decisioni aziendali a partire dai dati provenienti dalle conoscenze consolidate dell'azienda stessa. Queste tecniche permettono di coniugare la visione soggettiva del management con i "dati di fatto" oggettivi, su base temporale storicizzata o su campionamenti sporadici mediante interviste/questionari. L'azienda orientata al mercato, con la sua cultura, le sue risorse e competenze, i suoi sistemi operativi e informativi, con il suo comportamento organizzativo consolidato, si pone come modello in competizione con altri modelli all'interno dell'arena competitiva rappresentata dal mercato di riferimento. Tale arena ha elevate dinamiche basate sul comportamento dei competitori diretti e degli utilizzatori/clienti del mercato stesso. Le modalità di acquisto e l'approccio psicologico al consumo caratterizzano in larga misura le decisioni strategiche di un'azienda al pari del comportamento strategico dei competitori che, nei moderni mercati, seguono comportamenti tipici da precursore o da inseguitore dell'innovazione. Per realizzare analisi di mercato nell'ambito più vasto delle ricerche di marketing è necessario avere un sistema informativo ricco di dati provenienti da precedenti attività di marketing intelligence o da sistemi di rilevazione aziendale su fonti informative interne, oppure da ricerche ad hoc o da fonti istituzionali esterne all'azienda. I dati sottoposti ad analisi sono tra i più vari e possono riguardare aziende o brand in competizione, clienti, prodotti e servizi.
Per quanto riguarda l'analisi dei dati dei clienti, ad esempio, generalmente si concentrano su alcuni aspetti cruciali quali:
- l'esistenza sul mercato di nuovi clienti o clienti potenziali,
- l'evoluzione dei clienti attuali,
- l'emergere di bisogni o comportamenti nuovi,
- l'entrata di nuovi concorrenti nel mercato o la minaccia di entrata di concorrenti potenziali,
- l'evoluzione dei concorrenti attuali.
Stabilito il target dell'analisi, è necessario raccogliere i dati che spesso devono essere ridotti e organizzati, e ciò è in stretta relazione con l'ambito interpretativo che s'intende adottare e con l'ambito analitico e decisionale di marketing dell'oggetto della specifica ricerca in atto. Nelle seguenti pagine ci si concentra su alcune tecniche di classificazione utilizzate nelle ricerche di marketing allo scopo di evidenziare le tematiche fondamentali dei vari metodi con un approccio comparativo, ossia orientato alla ricerca di legami e dissonanze tra i metodi che permettano di focalizzare gli strumenti sugli specifici oggetti dell'indagine. In particolare si concentrerà l'attenzione sulla segmentazione del mercato e sul posizionamento dei prodotti.
Segmentazione di mercato
Segmentazione del mercato
Col termine "segmentazione" del mercato s'intende l'attività di identificazione di "gruppi di clienti" cui è indirizzato un determinato prodotto o servizio. Molte aziende di successo decidono di focalizzare la propria attenzione su un determinato segmento di mercato: servire tale area significa soddisfare i bisogni di una particolare e ben determinata categoria di clienti. La segmentazione è dunque "il processo attraverso il quale le imprese suddividono la domanda in un insieme di clienti potenziali, in modo che gli individui che appartengono allo stesso insieme siano caratterizzati da funzioni della domanda il più possibile simili tra loro e, contemporaneamente, il più possibile diverse da quelle degli altri insiemi".
Ciò significa specializzare le proprie strategie di marketing. Se, da un lato, è evidente che le politiche dei prezzi (focalizzate sulla riduzione dei costi di produzione) siano in grado da sole di produrre affetti consistenti sulla segmentazione del mercato è altrettanto vero che la complessità dei mercati moderni ha introdotto una notevole variabilità nei benefici richiesti e un'accresciuta disponibilità di informazione con un conseguente indebolimento della fideizzazione, ciò rende necessario l'utilizzo delle altre leve del marketing (prodotto, comunicazione, distribuzione e vendita) per ottenere una corretta e completa strategia.
I vantaggi derivanti da una corretta strategia di segmentazione sono i seguenti:
- definizione del mercato in termini di bisogni del cliente;
- capacità di percezione del mutamento dei bisogni (dinamiche di mercato);
- valutazione della maggiore efficacia (punti di forza contro punti di debolezza) della propria offerta nei confronti dei competitori;
- razionalizzazione nella definizione del portafoglio dei prodotti;
- definizione e creazione di barriere all'ingresso di nuovi concorrenti;
- misura ex post, più precisa, degli effetti su vendita e profitti di specifiche azioni di marketing.
In una ricerca di segmentazione, le fasi fondamentali sono le seguenti:
- definizione dei criteri di segmentazione;
- selezioni delle variabili utili per costruire e descrivere i segmenti;
- scelta dell'approccio di segmentazione;
- scelta della metodologia quantitativa più adatta;
- valutazione dei risultati e scelta dei segmenti su cui concentrare le risorse aziendali.
Per quanto riguarda la scelta dell'approccio, si parla di:
- segmentazione a priori quando le caratteristiche del segmento vengono definite sulla base di informazioni in possesso al management e legate all'esperienza operativa o a precedenti analisi;
- segmentazione a posteriori quando le caratteristiche del segmento emergono dall'applicazione di opportune tecniche di analisi quantitativa non note in precedenza.
Queste tecniche a posteriori sono distinte a loro volta in segmentazione per omogeneità e per obiettivi. Dal punto di vista applicativo, vi sono essenzialmente due modalità di segmentazione per omogeneità, la classica (combinazione di analisi fattoriale e cluster analysis) e la flessibile (combinazione di conjoint analysis e cluster analysis). Nella prima modalità si riducono le caratteristiche oggetto dell'analisi e si cerca di creare gruppi omogenei distinti rispetto a due o più delle caratteristiche in esame. La fase finale incrocia i risultati con caratteristiche socio demografiche/anagrafiche per verificare l'effettiva raggiungibilità del target. La modalità flessibile è più complessa e richiede la valutazione di profili globali dell'offerta e la scomposizione dei giudizi globali in valutazioni di utilità dei livelli e degli attributi considerati: a questo fine si utilizza la conjoint analysis. Applicando la cluster analysis ai risultati della conjoint analysis si possono ottenere gruppi omogenei in relazione alle valutazioni di utilità implicitamente fornite. Anche in questo caso i risultati della cluster analysis vengono incrociati con dati sociodemografici/anagrafici. La flessibilità sta nella possibilità di analizzare profili innovativi dell'offerta (che non sono ancora presenti nel mercato) simulando variazioni di quote di preferenza in relazione alla modifica di una o più leve di marketing.
Per quanto riguarda la segmentazione per obiettivi, si suddivide il target in sub-popolazioni utilizzando una variabile "dipendente" conosciuta a priori (per esempio la redditività, la frequenza d'acquisto... .) e si valutano una serie di variabili "esplicative", per esempio le caratteristiche sociodemografiche, che influenzeranno in modo rilevante la variabile dipendente considerato. Tra le tecniche note ricordiamo, oltre all'analisi discriminante lineare (ADL), la metodologia CHAID (CHi-squared Automatic Interaction Detection), l'analisi logistica e le reti neurali.
Brand positioning: vendere immagini e suggestioni
Posizionamento dei prodotti
Il posizionamento di un prodotto può essere visto come una decisione strettamente connesso a quella della selezione dei segmenti di mercato in cui l'impresa decide di competere e consiste nella misura della percezione che hanno i clienti di un prodotto o di una merce, relativamente alla posizione dei prodotti o delle marche concorrenti. Decidere di posizionare un prodotto in un certo segmento consiste nell'identificare le dimensioni su cui costruire tale percezione all'interno dei segmenti di un mercato di riferimento. Il posizionamento è legato strettamente alla comprensione delle motivazioni e delle aspettative dei clienti che costituiscono i segmenti ed è pertanto difficile assumere tale decisione in assenza di una chiara identificazione dei segmenti che compongono il mercato. Il posizionamento non è assoluto ma relativo alle posizioni dei concorrenti, di conseguenza, il posizionamento di un prodotto è strettamente legato oltre che alla percezione dei clienti anche alle decisioni strategiche dei concorrenti, che tendono a modificare il proprio comportamento in funzione dei feed-back del mercato. L'impresa, nelle decisioni strategiche di posizionamento, analizza l'attuale posizionamento del proprio prodotto, linea o marca, nel mercato di riferimento e decide di consolidare la propria posizione oppure decide di riposizionarsi in base alla misura di percezione da parte dei clienti e delle aziende concorrenti.
Costruire un posizionamento di un prodotto significa sostanzialmente identificare delle dimensioni sulle quali differenziare il proprio prodotto da quello dei concorrenti. Le dimensioni tipiche della differenziazione sono:
- gli attributi del prodotto,
- i benefici ricercati dai clienti,
- le occasioni e le modalità di utilizzo,
- il posizionamento dei concorrenti.
La dimensione della differenziazione possono essere tangibili come le caratteristiche tecniche, il prezzo e la disponibilità di servizi di supporto o intangibili come la percezione del brand, il suo prestigio, in modo del tutto equivalente si possono costruire posizionamenti in base a specifici benefici richiesti da uno o più segmenti di clienti, o ancora da occasioni d'acquisto o utilizzazione. Il posizionamento può essere utilizzato per avvicinare la propria azienda ad aziende leader se si pensa di volere che il proprio prodotto possa essere percepito come simile ad un prodotto leader di mercato. Poiché il risultato che si vuole ottenere è una rappresentazione relative di come un certo prodotto viene percepito se confrontato con i prodotti dei concorrenti, l'output dell'analisi è una mappa delle percezioni e le procedure che la realizzano sono dette perceptual mapping.
Esempio di mappatura delle percezioni (qualità, prezzo)
Mapping multidimensionali delle percezioni
La misura della percezione di un prodotto da parte dei clienti permette di realizzare il posizionamento di tale prodotto rispetto ad altri prodotti concorrenti. In pratica, la rappresentazione grafica delle percezioni dei clienti, nell'ambito di segmenti del mercato di riferimento, costituisce il posizionamento del prodotto. La percezione di un prodotto racchiude in se componenti derivanti dalle motivazioni all'acquisto e dalle aspettative su un determinato prodotto in termini relativi ad altri prodotti dello stesso tipo. Questa dipendenza relazionale tra prodotti di differenti produttori in competizione tra loro è l'elemento di maggiore rilievo nella rappresentazione dei prodotti in termini relativi e fa si che il posizionamento sia influenzato non soltanto dalle azioni del produttore del prodotto in esame ma anche dalle decisioni dei concorrenti che, mutando le loro strategie, conferiscono al problema una elevata dinamicità e una caratteristica complessità d'analisi. Le tecniche di analisi multivariata utili alla costruzione di mappe di percezione che verranno analizzate nelle "Note sulle ricerche di marketing" (riferite sotto la bibliografia) sono l'analisi discriminante lineare e il multidimensional scaling: in particolare, l'ampia disponibilità di software per l'analisi discriminante lineare (ADL) rende tale procedura metrica (che utilizza in input valutazioni misurate almeno a livello di intervallo) di ampio utilizzo per il mapping multidimensionale.
Di chi è figlia l'innovazione?
Bibliografia minima
- Economia dell'innovazione, a cura di Franco Malerba, Carrocci, 2008
- Gestione dell'innovazione, Melissa A. Schilling, McGraw-Hill (II edizione, 2008)
- Economia dell'innovazione, Margherita Balconi, Università di Pavia, 2008
- OECD Patent Statistics Manual, AA.VV., (c) OECD 2009
- Innovazione tecnologica e gestione d'impresa (Vol. II), Alessandro Grandi e Maurizio Sobrero, Il Mulino, 2009
Rapporti sull'innovazione
Note sulle ricerche di marketing
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Elementi di scaling multidimensionale per la classificazione e il posizionamento nelle ricerche di marketing (CC BY M. Ennas 2010-2021)
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Elementi di cluster analysis per la classificazione e il posizionamento nelle ricerche di marketing (CC BY M. Ennas 2010-2021)
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Elementi di linear discriminant analysis analysis nelle ricerche di marketing (CC BY M. Ennas 2010-2021)
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Elementi di conjoint analysis per le ricerche di marketing (CC BY M. Ennas 2010-2021)
Leggi anche
Breve introduzione all'innovazione e ai suoi strumenti a cura di Mauro Ennas
La riconversione possibile a cura di Cinzia Guaita e Arnaldo Scarpa
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