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Informazione e disinformazione

 

 

«Nulla potrebbe essere più irragionevole che dare potere al popolo, privandolo tuttavia dell'informazione senza la quale si commettono gli abusi di potere. Un popolo che vuole governarsi da sé deve armarsi del potere che procura l'informazione. Un governo popolare, quando il popolo non sia informato o non disponga dei mezzi per acquisire informazioni, può essere solo il preludio a una farsa o a una tragedia, e forse a entrambe
(James Madison, IV Presidente degli Stati Uniti, tra i principali autori della Costituzione americana)

 

Il quadro dell'informazione in Italia ha caratteristiche estremamente sconcertanti se confrontato col panorama internazionale (indice della libertà di stampa 2020). Infatti è vincolata a pochi gruppi di potere che si scontrano frontalmente e che propongono modelli non sempre divergenti e, nonostante il finanziamento pubblico, producono un'informazione fotocopia, orientata alla persuasione piuttosto che all'informazione. Il modello culturale della logica di fazione si fa sentire più che mai anche nella carta stampata dov'è apparentemente più evidente, piuttosto che in quella televisiva dove si annidano meccanismi più sofisticati di mimetismo e destabilizzazione della percezione.

Quanti hanno notato che molte reti televisive ripetono ossessivamente le stesse notizie in tempi diversi senza dare un'esplicita indicazione temporale della notizia originaria (data ed ora della prima diffusione) facendoci perdere il senso temporale cronologico degli eventi. Il passato si mescola col presente in un continuum senza senso. Immagini che vengono tagliate e ricucite su eventi che non rappresentano, perché tanto "il telespettatore distratto non si accorgerà di niente".

Qual è il danno in termini percettivi che un sistema del genere sta producendo sul sistema nervoso dei telespettatori? È questo ciò che vogliamo?

Disinformazione e propaganda: il ruolo della televisione (2019)

 

Siamo stati abituati alla possibilità di distinguere, attraverso le etichette, i prodotti che mangiamo. Sapere la provenienza del cibo aumenta la fiducia e ci rende consumatori consapevoli. Le televisioni private non ci meravigliano di niente, ma le reti della televisione di Stato che danno notizie spesso indistinguibili, prodotte da giornalisti che hanno le sembianze di piazzisti piuttosto che di addetti alla cultura e all'informazione libera in un paese dalla cultura millenaria come il nostro, ci dovrebbero almeno indignare! Tra questi piazzisti c'è anche chi, in un recente passato, ha spacciato gli oroscopi come utili all'interpretazione del quadro politico e altre oscenità. Perché tutto questo è stato reso possibile?  E, per non farci mancare niente, c'è anche chi vorrebbe ridurre gli anni di studio della scuola dell'obbligo e fare votare i sedicenni. Che relazione hanno queste azioni concentriche? C'è una reale volontà di depotenziare e destabilizzare la percezione della cultura e dell'informazione in questo paese? La risposta è chiaramente positiva e coinvolge anche chi dice di non volerla.

In un sistema realmente pluralista e che tiene conto della volontà popolare espressa col voto, dovrebbe esserci un sistema televisivo regolamentato in modo da tenere conto ed essere coerente con le aspettative dell'elettorato. I canali dovrebbero tenere conto degli schieramenti politici (dei partiti rappresentati in Parlamento). I giornalisti sarebbero costretti a schierarsi e ad essere più trasparenti e coerenti, gli sponsor allo stesso modo tenderebbero a finanziare e appoggiare i canali che supportano i loro interessi in modo trasparente agli elettori. Ciò non escluderebbe a programmi di qualità di emergere e di creare nuovi modelli.

La consapevolezza diffusa e la chiarezza dell'offerta informativa televisiva permetterebbe una più attenta interazione tra cittadini e governi in un continuo miglioramento del sistema democratico. La tecnologia permette già la disponibilità di una molteplicità di canali televisivi e la larga banda sulla rete Internet permetterà la diffusione di contenuti video sempre più concorrenziali in qualità rispetto alla televisione.

Fake News e disinformazione (2018)

 

I canali televisivi, finché non prevarrà Internet, dovrebbero essere messi a disposizione di ogni partito che ha eletto dei rappresentanti in Parlamento e il cui finanziamento dovrebbe essere proporzionale ai voti ottenuti rispetto al totale dei voti disponibili. In questo modo ogni punto di vista verrebbe rappresentato in modo decisamente plurale e sicuramente più trasparente. Ogni cittadino capirebbe se un discorso ha connotazioni fasciste, liberali, radicali, cattoliche, socialdemocratiche o comuniste e se rappresenta veramente e concretamente i suoi interessi. Ogni cittadino avrebbe gli strumenti per capire se il suo punto di vista, i suoi valori, il suo modello di onestà intellettuale e sostanziale sono compatibili con uno schieramento politico o un partito e decidere chi sostenere alle elezioni.

Dalla reale competizione tra ideali e prassi scaturirebbe la concreta possibilità di una evoluzione politica in chiave liberale democratica, socialista democratica o cattolica, o tutte le cose insieme, un'intersezione virtuosa di interessi comuni. Gli estremismi verrebbero emarginati naturalmente, le politiche favorirebbero il vero "bene comune" nazionale e non quello delle fazioni, la solidarietà avrebbe più sostenitori contro chi vuole avere un posto al sole perenne infischiandosene degli altri e a discapito degli altri. Sarebbe un segnale di civiltà e contro gli opportunisti e chi opera con una logica da usuraio: maggiore è il danno comune maggiore il guadagno individuale.

Con le possibilità tecnologiche attualmente disponibili, con la possibilità multimediale offerta dai nuovi media digitali, sono possibili più modi per ottenere più risultati intermedi tra due posizioni completamente opposte. Abbiamo la possibilità di creare e potenziare nel tempo modelli di crescita culturale che convergano verso una consapevolezza diffusa e pluralista oppure verso una destabilizzazione della percezione e verso un'omologazione semplificata dei gusti e dei modelli di rappresentazione del mondo.

La distinzione, tra molte sfumature, è stata sempre quella tra cittadini consapevoli e consumatori e, senza dubbio, la seconda visione del mondo è quella che ha prevalso finora. È ora di cambiare!

 

La libertà dei mezzi di comunicazione

La partecipazione di donne e uomini liberi alle scelte di un'intera comunità è il concetto cardine della politica. La partecipazione alle scelte è strettamente legato al sentimento profondo di comunità, all'individuazione di bisogni comuni e di strumenti democratici atti a soddisfarli. Il controllo democratico agisce attraverso l'educazione alla partecipazione, vista non come un accessorio ma come un bene primario della vita quotidiana dell'individuo nella comunità, la libertà dei mezzi di comunicazione è, per questo motivo, il cardine del sistema di controllo democratico.

La complessità dei moderni sistemi sociali democratici ha allontanato il cittadino comune dai meccanismi decisionali, relegandolo al ruolo di comparsa, anche nel momento elettorale, che per molti non è più neppure il momento della resa dei conti tra cittadini rappresentati e potere politico, non essendo più chiara e distinguibile per l'uomo comune la missione politica dall'interesse personale. Ciò porta all'astensionismo come atto finale, crepuscolo della democrazia partecipativa.

In questo contesto degradato si manifesta forte la necessità di strumenti per il controllo diretto della democrazia, o meglio della democraticità delle scelte che coinvolgono un'intera comunità. Gli strumenti di partecipazione sono dunque strumenti di comunicazione, spazi fisici o virtuali per la riflessione, preambolo di ogni trasformazione e progresso.

Le tecnologie dell'informazione oggi disponibili sono armi a doppio taglio: possono essere un utile strumento per ridare vita al rapporto cittadino-istituzione e per rinvigorire lo spirito partecipativo, essenza della democrazia, così come uno strumento di controllo reazionario (fascista, capitalista, integralista, comunista).

La potenza dei nuovi mezzi di comunicazione è tale da lasciare disarmato chi ne resta privo e determinare il controllo totale da parte di chi li utilizza al meglio e su vasta scala. Ogni moderna democrazia deve avere chiara la potenza dello strumento e deve rendere accessibile a tutti la conoscenza delle potenzialità positive come di quelle nefaste per il contesto democratico.

La partecipazione è, nella sua forma più pura ed elevata, incontro tra individualità in cerca di armonia, dibattito acceso tra mentalità differenti ma potenzialmente convergenti. La partecipazione coinvolge il processo di acquisizione delle informazioni, di elaborazione relazionale e filtraggio delle stesse ed infine il processo di decisione cui è finalizzata. La partecipazione è l'incontro armonioso tra il dubbio, l'idea e la sua rappresentazione. La partecipazione è consapevolezza dell'importanza dell'altro, della comunicazione sincera e disinteressata e della condivisione delle soluzioni per il bene comune.

Senza la libertà dei mezzi di comunicazione di massa tutto è vano, significa negare la necessità della partecipazione popolare alle definizione degli obiettivi (come stanno tentando di fare le grandi corporation tramite tentativi di controllo della rete. La mancanza della libertà nei mezzi di comunicazione segna l'avvento di un governo conservatore, ingiusto, dispotico e prepotente: la democrazia compressa non potrà che reagire in modo violento e imprevedibile.

Informare sulla giustizia: il coraggio di essere onesti (consigliato)

 

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   Trasparenza contro reticenza a cura di Mauro Ennas

 

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Trasparenza contro reticenza

 

 

 

«Il fiume degli eventi ristagna e non si sa quale direzione prenderà, e andiamo alla deriva in acque torbide. Poi l'acqua diventa limpida, il torrente scorre, e tutto torna trasparente
(Stefano Benni, Margherita Dolcevita, Feltrinelli 2005)

 

L'attuale profonda crisi della fiducia nelle istituzioni ha una cura: la trasparenza.

La trasparenza dell'amministrazione pubblica e della politica è una necessità vitale delle moderne democrazie (open government). La trasparenza delle azioni e degli atti formali garantisce la democrazia attraverso il controllo democratico sul conflitto d'interessi, sulla corruzione, sui favoritismi e sulle truffe.

La Commissione indipendente per la Valutazione, la Trasparenza e l'Integrità delle amministrazioni pubbliche è stata istituita con il decreto legislativo 150/2009 varato dal Governo Berlusconi IV in attuazione della legge 15/2009 (“riforma Brunetta”). La commissione è entrata in funzione nel 2010.

Con la legge 190/2012 ("legge anticorruzione") il Governo Letta ha cambiato denominazione alla CiVIT in ANAC (Autorità Nazionale Anticorruzione) e per la valutazione e la trasparenza nelle amministrazioni pubbliche, potenziandone i poteri.

Il 15 febbraio 2013 è stato approvato dal Consiglio dei Ministri (pubblicato il 14 marzo 2013, sulla Gazzetta Ufficiale n. 33) il pacchetto di misure che disciplina gli obblighi di pubblicità, trasparenza e diffusione delle informazioni da parte delle Pubbliche Amministrazioni ed attua la legge anticorruzione 190/2012, vincolando politici e i parenti entro il secondo grado alla pubblicazione, tra le altre cose, delle loro situazioni patrimoniali.

Un anno più tardi il Governo Renzi con il decreto-legge 90/2014, convertito con modificazioni dalla legge 114/2014, ha soppresso l'Autorità facendone confluire strutture e personale nella Autorità Nazionale Anticorruzione (ANAC) creata con la stessa norma. Il medesimo decreto ha soppresso l'Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture, le cui funzioni e personale sono stati trasferiti all'ANAC.

Gli obblighi della trasparenza amministrativa (24 marzo 2020)

 

Questo è un primo importante passo nella direzione della trasparenza nella P. A. e nella lotta contro le clientele, le truffe e la corruzione nella gestione delle risorse pubbliche. C'è ancora una resistenza diffusa all'attuazione della legge, ma il monitoraggio democratico è già iniziato. Nelle righe che seguono vogliamo ampliare la riflessione sul significato e i benefici della trasparenza dell'azione amministrativa sulle comunità, in un momento delicato di crisi come quello che stiamo attraversando.

Nascondere i propri fini e giustificare i mezzi utilizzati per raggiungerli, sino ad oggi, è stato segno di acume politico, di furbizia, di capacità di manipolare gli antagonisti per realizzare i propri scopi e prevalere. Oggi, l'estremizzazione di questo modo di procedere, sta producendo i suoi effetti devastanti e non riesce a proteggere neppure la minoranza "furba" che intendeva proteggere.

Sino ad ora ha prevalso la logica del più forte, prima dell'individuo poi dei gruppi, ora è arrivato il tempo di dimostrare che la specie umana ha acquisito cognizione e capacità di migliorarsi globalmente, come un tutt'uno, come un'umanità consapevole e solidale, con le sue grandi conoscenze, con tutti i mezzi tecnologici e materiali di cui dispone.

Abbiamo sperimentato l'abbondanza di cibo, di merci e oggetti e, ciò nonostante, abbiamo anche visto e continuiamo a vedere la morte e la sofferenza in larga parte delle popolazioni povere, impoverite dallo sfruttamento selvaggio che ha arricchito pochi a spese della maggioranza.

Questa logica di sfruttamento di pochi, pochissimi, sulla maggioranza deve finire!

Per realizzare ciò abbiamo bisogno di ripartire dalle comunità. Abbiamo bisogno di razionalizzare e riorganizzare la convivenza e le azioni quotidiane a partire dalle piccole comunità come la nostra.

Per fare questo abbiamo bisogno di riacquistare fiducia nella possibilità di realizzare un cambiamento profondo nel modo di operare e rapportarci razionalmente con la realtà.

Il primo passo dovrà essere quello fatto dalle classi chiamate a guidare la comunità. Questi individui dovranno rispecchiare le capacità e l'integrità che merita la propria comunità di appartenenza e nella quale essa si specchia e si riconosce con orgoglio.

La trasparenza istituzionale gioca un ruolo fondamentale, essa è la materializzazione della chiarezza e dell'assunzione di responsabilità.

La trasparenza è la storicizzazione della propria forza e delle proprie debolezze, è la possibilità concreta di miglioramento continuo attraverso l'identificazione dei propri errori passati.

La trasparenza permette alla comunità di vigilare sulla correttezza e sull'equità delle azioni intraprese in nome della comunità e per il bene comune.

Ciò che ci distingue e ci ha sempre distinto è la capacità di riconoscere che abbiamo un comune destino perché viviamo nella stessa zona geografica e abbiamo un percorso comune storicizzato in secoli di relazioni e azioni nel territorio. È arrivato il momento di ritrovare il senso della comunità nella sua pienezza al di là delle lotte ideologiche, fantasmi e pratiche di un mondo dispersivo, che spreca le proprie energie e non soddisfa nessuno. È arrivato il tempo di razionalizzare e riorganizzare le pratiche della vita e del lavoro in modo più soddisfacente per tutti.

Andiamo oltre gli obblighi di legge, fondamentali per tracciare i patrimoni, gli interessi economici diretti e indiretti negli affari delle amministrazioni pubbliche, attraverso la costruzione di un sistema di comunicazione pubblica che favorisca la partecipazione della cittadinanza alla costruzione delle decisioni per la comunità. A questo scopo è fondamentale costruire un solido sistema di comunicazione istituzionale locale.

Perché realizzare un sistema trasparente di comunicazione istituzionale?

Quali sono i vantaggi e cosa si deve sacrificare per ottenerli?

Quando valutiamo una situazione e vogliamo tentare di essere equilibrati dobbiamo sempre considerare i vantaggi e gli svantaggi delle parti, come in un reale meccanismo di negoziazione o in un'analisi delle alternative nei processi decisionali.

Ciò che si guadagna è chiaro, una maggiore evidenza nel percorso decisionale. Si potrà studiare a posteriori il processo decisionale che ha portato a effettuare delle scelte e a escluderne delle altre. Si comprenderà se le scelte fatte sono di utilità pubblica o di un gruppo o ancora di singoli interessi in conflitto con quelli della comunità; si comprenderà di chi è la responsabilità degli interventi, chi ha tentato di ostacolare opere nel segno del bene comune, chi ha tentato i piegare il benessere pubblico a suo esclusivo vantaggio.

Permettere alla cittadinanza attiva di fare proposte sia 'ex ante' che 'ex post' senza turbare il processo decisionale politico e amministrativo. Favorire le decisioni unanimi al di là degli schieramenti ideologici. Favorire l'equità delle decisioni e il benessere della maggioranza effettiva della popolazione. Favorire soluzioni durature ai problemi della collettività.

Ciò che apparentemente si perde è l'invisibilità delle azioni amministrative che favorisce i giochi sottobanco e le pratiche poco chiare (per usare un eufemismo). Questo verrà a mancare a tutti i contendenti e favorirà il galantuomini isolando i furfanti.

La pratica politica di buon governo ha la capacità di valorizzare tutti coloro che hanno a cuore la collettività e mi piace pensare che siano la maggioranza!

Quando i risultati si faranno notare sarà chiaro a tutti che un modo di convivenza alternativo è possibile, che la comunità può essere unita, attiva e forte. Consapevole della propria capacità di mutare le sue sorti agendo per il vero bene comune, condividendo le difficoltà e le gioie di appartenenza, facendo tesoro degli errori passati e con un'attenzione particolare per i cittadini in difficoltà, risorse della comunità da rispettare e valorizzare.

Nessuna fede o appartenenza a combriccole può sostituire la consapevolezza di ciò che è giusto e distinto da ciò che è sbagliato per la comunità, solo la razionalità e la capacità di correggere i propri errori, di volta in volta, tenendo un accurato archivio della memoria collettiva recente e passata, studiando la capacità delle risorse disponibili (materiali e immateriali) di fare fronte allo sviluppo e al miglioramento della felicità media di una comunità.

Per iniziare un percorso di trasparenza è necessario chiedere alle istituzioni, a chi ci rappresenta alla guida delle comunità, poche semplici azioni che favoriscano la partecipazione popolare alla formazione delle decisioni che riguardano la comunità.

Da un lato le leggi e gli obblighi di trasparenza economica e patrimoniale formale, dall'altro la comunicazione istituzionale, il medesimo scopo, il controllo democratico, la partecipazione, l'efficacia dell'azione amministrativa e l'efficienza dei processi economici e decisionali. 

In sintesi, potrebbe essere utile a favorire la partecipazione e il riavvicinamento alla politica:

  • fornire archivi consultabili delle registrazioni audio dei consigli comunali e delle riunioni importanti e d'interesse pubblico

  • fornire archivi consultabili delle registrazioni audio-video dei consigli comunali e delle riunioni importanti e d'interesse pubblico

  • fornire, in tempi brevi, le trascrizioni consultabili e ricercabili di tutti i consigli comunali e delle riunioni importanti e d'interesse pubblico

  • fornire periodicamente (mensilmente) una registrazione audio-video di sintesi del lavoro svolto dalla giunta in carica ad opera del Sindaco e degli Assessori coinvolti (archivi consultabili e ricercabili)

Inoltre è fondamentale realizzare un sistema che permetta l'informazione in tempo reale degli eventi discussi d'interesse della cittadinanza.

  • realizzare la diretta radiofonica dei consigli comunali (migliorarne la comunicazione se il servizio è già attivo)

  • realizzare e archiviare (fruizione differita) la diretta video-streaming on-line (Internet) dei consigli comunali e delle riunioni importanti e d'interesse pubblico

  • creare un archivio on-line della trasparenza amministrativa con tutte le registrazioni e trascrizioni delle attività istituzionali, con la possibilità di ricevere commenti, suggerimenti e critiche da parte della cittadinanza

I moderni mezzi di comunicazione di massa sono uno strumento senz'anima, sta a noi utilizzarli nel modo migliore, perché siano un vantaggio per tutti e portino crescenti esternalità positive sulla comunità.

Il primo passo è la consapevolezza dei problemi il secondo lo studio e la cognizione dei problemi, il terzo la condivisione delle soluzioni, il quarto la sintesi delle opportunità espresse dalle soluzioni adottate, il quinto la pratica e l'azione tangibile, il sesto la misura degli effetti delle decisioni prese e così via apportando correzioni e miglioramenti in un ciclo infinito di perfezionamento del ragionamento e della pratica, evitando la ripetizione infinita degli stessi errori che ha prodotto l'involuzione culturale ed economica che è sotto gli occhi di tutti.

A livello globale sono già diffusi concetti e pratiche che presto saranno sempre più diffusi anche a livello locale; si tratta di open government, open data, trasparenza, responsabilità, partecipazione, responsabilità sui risultati, raggiungimento degli obiettivi (efficacia) e capacità di produrre risultati in situazioni di scarsità di risorse disponibili (efficienza).

Una richiesta di trasparenza è solo l'inizio di un cambiamento radicale nell'approccio alla governance europea e mondiale.

 

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Consulta i siti

    ANAC (Associazione Nazionale Anticorruzione)

   Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana

   Normaattiva

   Trasparenza nella Pubblica Amministrazione

   Italia Open Government

   Albo Pretorio del Comune di Iglesias

 

Blog collettivo iglesiente

  

 

Meritocrazia contro clientelismo

 
 

 

 

«I politici italiani sono in generale uomini di assai mediocre valore: non amano noie e anche i migliori fra di essi sono incapaci di affrontare i problemi di larga importanza.» (Francesco Saverio Nitti, da Napoli e la questione meridionale, Guida, Napoli, 1903/2004, p. 19)

«Non vi è quasi avvenimento che interessi l'anima nazionale, o l'avvenire del paese, in cui non si ripeta che manca l'uomo. L'uomo è in noi stessi, può esser dato dallo sforzo di tutti, dalla coscienza di tutti: e noi lo attendiamo invece come una forza operante all'infuori di noi(Francesco Saverio Nitti, L'Italia all'alba del secolo XX, Editrice Roux-Viarengo, 1901, p.13)

 

L'attuale sistema elettorale non permette la scelta diretta dei rappresentanti politici. Sono i partiti a farla da padroni, manovrati dai potentati economici, impongono le loro candidature; privilegiano la cieca fiducia delle clientele rispetto alle competenze.

Questo approccio alimenta la creazione di combriccole orientate alla definizione e al raggiungimento di obiettivi personali e/o di gruppo piuttosto che a tutelare gli interessi collettivi.

Gli esempi sono innumerevoli e hanno colpito a più riprese i partiti nazionali di tutti gli schieramenti con casi di illeciti nei rimborsi spese e truffe nei bilanci delle tesorerie, senza escludere i governi regionali e locali soffocati da molteplici inchieste per mafia e masso-mafia che l’emergenza sanitaria ha silenziato.

La selezione delle classi dirigenti in Italia come altrove è sempre stata fatta in modo occulto e non trasparente, per nascondere agli occhi dei più gli interessi di chi dovevano tutelare nella sostanza piuttosto che nella forma.

La forma è l'apparenza per gli allocchi, la sostanza è la conservazione del potere locale, regionale, nazionale.

Carlo Cottarelli: dare una possibilità a tutti, premiare il merito (21/02/2021)

 

Oramai, la grave caduta della fiducia nella classe dirigente di questo paese è sostanziale e coinvolge tutti i gruppi politici (partiti) i quali si muovono con tecniche di marketing all'americana, slogan, fumo negli occhi e tecniche di segmentazione di mercato, per accontentare tutti e poi, una volta raggiunta la poltrona, fare quel che gli pare, piuttosto che operare con progetti sostanziali, documentati e argomentati dettagliatamente nero su bianco, come un partito nazionale avrebbe il dovere di fare.

In effetti la classe dirigente di questo paese è molto più omogenea di quanto non appaia a prima vista. Una minoranza fortemente organizzata che vive alle spalle della maggioranza disorganizzata. La vittima è il "popolo bue", analfabeta e "rincoglionito" dalla televisione.

Mentre nel governo nazionale - qualunque esso sia, visto che il tentativo di rigenerarlo è miseramente fallito, proprio a causa della scarsa qualità individuale degli eletti, piuttosto che dei propositi e degli ideali - logiche di visibilità e di apparenza, di forma più che di sostanza, possono essere comprese (anche se non condivise), nel senso che un segretario di partito deve incarnare, rappresentare e presenziare, in quanto simbolo vivente degli ideali del partito che rappresenta, invece nel governo locale, se si vuole promuovere una reale democrazia rappresentativa, è necessario avere persone che conoscono il territorio, i suoi problemi, le sue risorse e abbiano voglia e competenze per mettersi al servizio della comunità.

In genere questo non avviene perché le decisioni vengono prese altrove, ovvero chi decide è chi detiene il potere economico locale e fa patti di convenienza reciproca con gli altri giocatori, più o meno occulti, della partita. In definitiva niente è come appare e gli interessi di pochi, pochissimi, prevalgono su quelli generali. Sino ad ora è stato così e per i conservatori dovrebbe rimanere così per sempre, costi quel che costi.

Il popolo ignorante, frammentato a regola d’arte, crede di decidere ciò che lontanamente e mai deciderà! Forse.

 
La vergogna dell'Università pubblica italiana a uso privato (2012)
 
Come uccidere la Meritocrazia: un esempio sportivo italiano (2016)
 
Le scuole speciali per la selezione in magistratura (2020)

 

Ciò che è cambiato, e sta cambiando velocemente, è il panorama internazionale e continentale europeo. La riduzione degli aiuti di Stato subirà l’impennata post covid-19, in modo così vertiginoso che già tutti gli avvoltoi sono pronti ad assalire il lauto pasto. Sarà l’abbuffata finale se non si riuscirà a spingere i territori a produrre la maggior parte del fabbisogno localmente, in modo autonomo e con aiuti esterni decrescenti nel tempo. Bisogna prepararsi a questa svolta cruciale. Sprecare i finanziamenti potrà essere fatale.

Ciò comporta la necessità, nel prossimo futuro, di prendere molte decisioni in modo preciso e integrato, senza lasciare niente al caso e con buona capacità di misurare gli effetti delle decisioni per poter interagire e correggere in tempo eventuali scelte sbagliate.

Fare le scelte giuste può migliorare l'economia del territorio e produrre rendite più elevate anche per i detentori del potere economico attuale. Ciò significa che tutti hanno potenzialmente da guadagnare dal mutare degli scenari locali se saranno governati razionalmente e senza lasciare niente al caso.

Meritocrazia, il modello anglosassone e quello italiano a confronto (2014)
  

Spingere il turismo con il miglioramento della quantità e della qualità dei servizi, spingere l’imprenditorialità locale, le produzioni tecnologiche a elevato valore aggiunto, introdurre nuove filiere industriali come quella agroalimentare e quella legata alla catena del “recupero riciclo riuso”, sono oggi priorità alla portata.

Una forte economia locale è stabilmente ancorata alle risorse locali, materiali e umane. Uno degli obiettivi di un'amministrazione locale illuminata dovrebbe essere quello di sfruttare al massimo gli elementi che ha a disposizione per realizzare il migliore risultato possibile in termini di benessere duraturo e di remunerazione per le imprese e gli occupati. Stimolare la creazione e lo sviluppo di imprese che basano le proprie produzioni su risorse locali, a chilometro zero, e con personale fortemente legato al territorio, saranno i fattori chiave per uno sviluppo duraturo e di successo.

Inoltre, la grande massa di denaro circolante, in cerca di facili investimenti immobiliari, non fa stare tranquille le comunità che non vogliano essere inquinate da investimenti massicci dovuti a traffici illeciti e riciclaggio di denaro. Il denaro, frutto di speculazioni finanziarie o illeciti, è in gioco nella corsa contro il tempo dell'acquisizione di beni materiali (prevalentemente immobili) coinvolgerà tutti (e lo sta già facendo): nessuno vorrà rimanere col cerino in mano.

In definitiva, per realizzare progetti integrati e di ampio respiro servono molte teste pensanti legate saldamente alla comunità di appartenenza e al territorio circostante, convinte e responsabili, motivate da un amore sincero per la terra in cui sono nati e cresciuti, competenti e sensibili al bene comune, entusiasti per le possibilità offerte dallo sviluppo sostenibile del proprio territorio e delle sue popolazioni.

In un qualunque Comune o Provincia quante sono le persone, uomini e donne che hanno queste caratteristiche? Sicuramente non poche. È possibile realizzare meccanismi di trasparenza per metterli in evidenza e in relazione in modo che le cittadinanze li riconoscano? La risposta è Sì!

Le tecnologie Web e i social network ci vengono incontro. In un territorio circoscritto, diciamo per fissare le idee dai cinquantamila ai centomila abitanti, è possibile creare un sistema trasparente di classificazione delle competenze, diciamo del 10% più qualificato della popolazione (solo per fare un esempio e fissare le idee), supponiamo siano tra i cinquemila e i diecimila individui attivi.

Mettendo le storie sociali, professionali e dell'istruzione in rete, seguendo criteri omogenei per facilitare il confronto e la ricerca, potrebbe essere possibile facilitare la relazione tra individui con le stesse passioni e gli stessi obiettivi e la stessa volontà di intraprendere un progetto comune oppure individuare persone con competenze e esperienze utili alla comunità di appartenenza (scegliere le persone da candidare), in modo trasparente, condiviso e meritocratico senza imposizioni dei partiti. Per il bene comune e alla luce del sole.

Aumentando le informazioni importanti per la cittadinanza aumenta automaticamente la possibilità della partecipazione competente alle scelte della collettività.

So bene quanto questa sia, per ora, solo una provocazione perché i decisori occulti sono conservatori   (combriccole che costruiscono e disfano secondo meccanismi feudali, con metodi lontani anni luce dalle moderne democrazie dell'era dell'informazione) e si opporranno con tutte le loro forze al cambiamento per conservare lo 'status quo', ma è sufficiente a chiarire che non ci sono soluzioni particolarmente difficili se si vuole che siano anche durature, l'importante è avere continuità e costanza nell'azione. Il futuro del territorio merita risposte chiare e trasparenti e dei modi nuovi per trasformare in opportunità gli effetti della crisi.

Classificare le risorse umane legate al territorio potrebbe essere il primo passo di un concreto piano per la realizzazione della piena occupazione locale basata sulle risorse del territorio, inteso come 'bene comune’ da proteggere e migliorare. Questo primo passo si può realizzare facilmente a patto di comprenderne profondamente il significato e la prospettiva.

La mappatura delle competenze

 

Le risorse umane e materiali del territorio hanno un valore inestimabile, solo il rispetto e la cura possono preservare questo valore per le generazioni future; la passione, la razionalità e l'equilibrio con il quale verranno affrontati i problemi delle comunità stabilirà la metrica effettiva del grado di democrazia e di sviluppo culturale delle popolazioni che le abiteranno nel prossimo futuro, lontano dalla crisi permanente e dal regresso cui siamo stati abituati finora.

Dare spazio a chi ha passione e competenze da condividere è una scelta obbligata per realizzare il cambiamento, quel cambiamento che sarà in grado di tutelare e fare crescere anche chi di fatto lo sta ostacolando perché non ne comprende a fondo la prospettiva a medio e lungo termine.

Individuazione delle competenze, confronto e dialogo possono produrre effetti in grado di stupirci e produrre quello sviluppo economico che la popolazione di questo territorio desidera e merita.

Meritocrazia e Opportunità nell'istruzione DSE UNIBO)
 
Animazione: "Il velo di ignoranza di John Rawls" 

 

Letture consigliate sul tema della democrazia e del potere

  • AA. VV., Costituzione italiana, Einaudi 2005 (nuova edizione, inrtrodotta da Giangiulio Ambrosini)
  • John Rawls, Una teoria della giustizia, Feltrinelli 1982
  • Harold D. Lasswell, Abraham Kaplan, Potere e società (Il Mulino, 1997)
  • Giuseppe Maranini, Storia del potere in Italia (Corbaccio, 1995)
  • Gaetano Mosca, La classe politica (Laterza, 1999)
  • Wolfgang Reinhard, Storia del potere politico in Europa (Il Mulino, 1999)
  • Luciano Canfora, La democrazia 'Storia di un'ideologia' (Laterza, 2004)
  • A cura di Bruno Bongiovanni e Nicola Tranfaglia, Le classi dirigenti nella storia d'Italia (Laterza. 2006)
  • Robert Michels, Political Parties 'A sociological study of the oligarchical tendencies of modern democracy' (Transaction Publisher, 1999, Originally published in U. S. by The Crowell-Collier Publishing Company, 1962)
  • Herbert Marcuse, L'uomo a una dimensione (Einaudi, 1967)
  • Zygmunt Bauman, Modernità liquida (Laterza, 2000)
  • Remo Bodei, Geometria delle passioni (Feltrinelli, 1991)

Leggi

  •   John Rawls Una teoria della giustizia a cura di Anna Mazzuca (scarica il pdf)
  •   Nicola Riva, Rawls Il merito e la meritocrazia (scarica il pdf)

 

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