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Le cernitrici nelle miniere sarde.

 

 

Si era perso il loro ricordo…

Nel mio paese, Guspini, a Sud-Ovest della Sardegna, nel Medio Campidano, a circa 9 Km dalla miniera di Montevecchio, moltissime donne erano state cernitrici, ma di loro se n’era perso il ricordo nonostante il lungo arco di tempo lavorativo trascorso: dalla metà dell’ottocento agli anni ’40 del novecento. Quasi un secolo: 33050 giorni!

Cernitrici al lavoro a Monteponi (Archivio storico comunale di Iglesias)

 

Donne che con l’avvento dell’industria mineraria in Sardegna, avevano ampiamente contribuito alla crescita economica, sociale del Paese e all’emancipazione femminile, sconvolgendo un sistema atavico che le relegava tra le mura domestiche, al lavoro dei campi o al fiume a lavare. Mestieri non riconosciuti ufficialmente, saldati con misere ricompense e solo stagionali.

Il 1850 fu foriero di novità per le donne.

Si apriva per loro un nuovo orizzonte che le avrebbe impegnate tutti i giorni dell’anno: un lavoro in miniera, fino ad allora riservato agli uomini. Avrebbero avuto una retribuzione sicura e un ruolo. Una rivoluzione che avrebbe dato loro la possibilità di essere indipendenti. L’ideatore oculato di questo cambiamento era stato un uomo: l’ingegner Paolo Antonio Nicolay, genovese, amministratore della Società Monteponi che, vista la scarsa capacità degli uomini a fare la cernita dei minerali e la loro antieconomicità, pensò di introdurre nei piazzali le donne che avrebbero svolto egregiamente il lavoro. Le aveva viste purgare montagne di legumi e cereali nei cortili delle case a corte, con abilità e destrezza e ne era rimasto colpito e ammirato, in più cantavano, ridevano, scherzavano creando un ambiente piacevole e sereno senza staccare il lavoro.

Capì subito che con la loro presenza avrebbe raggiunto due importanti scopi: più prodotto e meno spesa. Più minerale cernito con accuratezza e spesa dimezzata perché le donne sarebbero state pagate metà degli uomini Non trascurabile l’aspetto gioioso che le donne sanno portare anche nei luoghi di fatica. La proposta piacque ai suoi collaboratori ma li lasciava perplessi per il caos che ne sarebbe scaturito: promiscuità, approcci durante l’ora del lavoro, disordine morale, inconvenienti di varia natura riguardante anche la ciclicità della donna. Nicolay li rassicurò ribadendo che aveva pensato a tutto e che non sarebbe successo nulla di preoccupante, precisò che avrebbe introdotto la preghiera prima dell’ingresso a lavoro come deterrente e punizioni nel caso il regolamento venisse eluso. C’era bisogno di mani femminili e di occhi attenti per accelerare l’importante lavoro di cernita: lui aveva trovato il sistema.

E fu così che le donne, le ragazze, le bambine entrarono far parte di quel mondo di uomini.

Frotte di donne, a decine, a centinaia si riversarono nelle miniere di Monteponi, Montevecchio, Buggerru, Seddas Moddizzis, Sos Enatos, Argentiera, Monte Narba e altre ancora per occupare il posto degli uomini, non in galleria, ma nei piazzali a bocca di pozzo a bardellare, grigliare, spaccare minerale, cernere, vagonare e nelle laverie a lavare minerale al crivello, con la pancia sempre bagnata dall’acqua che trasbordava e i piedi a mollo grinziti come fave bollite.

 
Le donne delle miniere sarde (Montevecchio e dintorni).
 

Queste lavoratrici dovevano portare avanti un lavoro faticoso ed estenuante per dieci dodici ore ma la sicurezza di una retribuzione era allettante. I soldi in contanti ogni mese avrebbero ripagato la loro fatica e le avrebbe rese libere e indipendenti. La consapevolezza di essere, al pari degli uomini, parte integrante del mondo del lavoro, l’avrebbero acquista col tempo, confrontandosi, acquisendo saperi, aprendosi a nuove sfide con audacia e coraggio per contrapporsi alle ingiustizie perpetuate sulla loro pelle.

È in questi piazzali che nascono i confronti, le consapevolezze, le ribellioni, le scelte.

 

 

 

 

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Iride Peis Concas

  

 

Iride Peis Concas

(Guspini)

Iride Peis Concas, scrittrice, ha esercitato la professione di insegnante elementare per trentacinque anni, ed ora utilizza al meglio il suo tempo per compiere le sue ricerche storiche sulle donne di miniera e divulgare il ruolo sociale e civile delle lavoratrici.

Ha vissuto nel villaggio minerario di Montevecchio appassionandosi alla sua storia della sua gente e prodigandosi con passione per diffondere un messaggio positivo alle nuove generazioni, attraverso la storia e la narrazione di storie. 

Iride Peis Concas è una prolifica scrittrice che ha pubblicato innumerevoli lavori sulla vita nelle miniere sarde e sulle donne di miniera. 

  • Montevecchio (S’Alvure, 1991); Donne e uomini nella miniera di Montevecchio (S’Alvure, 1992);
  • La meccanizzazione nelle miniere di Montevecchio (AA.VV., Pezzini, 1992);
  • Gente di miniera (S’Alvure, 2003); Funtanazza (AA.VV., Zonza, 2006);
  • Sardegna: minatori e memoria (Coautrice, Associazione A.MI.ME, 2006);
  • I Direttori della Montevecchio, in lingua sarda (La Gazzetta del Medio Campidano, 2007-2008);
  • Contus de mena – Racconti di Miniera ( Domus de Janas, 2009);
  • Donne e bambine nella miniera di Montevecchio (Pezzini, 2010), da questo libro è stato tratto: Il Suono Della Miniera, del regista Mario Piredda e messo in scena a teatro, dall’attore e regista Gianluca Medas e la regista Elena Musio; 
  • Gente di miniera (S'Alvure 2003); 
  • Voci di donna nella collina di Gennas Serapis (Carlo Delfino Editore, 2015., ristamp. 2018);
  • Le Janas di Montevecchio di Iride Peis Concas, Narrativa (Racconti) Domus de Janas 2019.

Iride Peis Concas collabora per la presentazione di libri e di eventi culturali, ma non solo, ha collaborato alla realizzazione di alcuni film e documentari tra i quali:

  • Andavamo a piedi nudi (regia Lucia Argiolas, 1999); Appunti di viaggio (documentario a cura di Dafne Turillazzi, 2000); Progetto PON, sulla nascita della miniera di Montevecchio (Scuole elementari Satta di Guspini, 2005-2006).
  • Iride Peis Concas, nel 2007 ha effettuato diverse interviste per la realizzazione di un programma radiofonico in onda su Radio 3, con la collaborazione della giornalista Daria Corrias.

 

Commenti  

+2 #1 Maria 2022-03-27 23:25
Esprimo gratitudine a Iride Peis per il prezioso, paziente e appassionato lavoro di ricerca su un aspetto interessante, altrimenti trascurato, relativo al lavoro delle donne in miniera.
Per non dimenticare, sarebbe importante onorare la memoria di tante donne e bambine cernitrici dedicando loro una via, una piazza o un parco cittadino
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