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11 Febbraio – Giornata delle Donne nella scienza

 

 

 

L’11 Febbraio è la Giornata Internazionale per le Donne nella scienza, indetta dall’UNESCO per celebrare le donne e scienziate che si sono distinte nel campo di ricerca e per ridurre le differenze ancora presenti fra donne e uomini. Le statistiche del 2019 mostrano come, a livello globale, le donne impegnate in carriere STEM (acronimo inglese di Scienze, Tecnologia, Ingegneria e Matematica) siano sempre sotto il 50% di ricercatori totali, con punte del 48% in Paesi del Sud America ed Asia Centrale. Negli Stati Uniti ed Europa occidentale, questa percentuale scende al 33%, rispetto ad una media del 30% su tutto il mondo.

L’Italia non è messa meglio. Si allinea alle statistiche del resto dell’Europa occidentale, con un divario fra donne e uomini laureati in campi scientifici che si acuisce nel nord Italia, rispetto a sud e centro. Vi è inoltre una forte differenza fra le studentesse laureate o dottorate, e le effettive ricercatrici o professoresse universitarie. Si nota infatti che fra il totale di laureati in materie STEM, il 38% sono donne ma solo il 21% dei professori nella stessa area è donna. Questo mostra che le donne interessate alle materie ci sono, ma non riescono a raggiungere gli stessi livelli di prestigio degli uomini. Coloro che invece quei livelli li raggiungono, sono tendenzialmente sottopagate rispetto alla controparte maschile.

Donne in ambienti universitari e di ricerca (Fonte: "MIUR, Ufficio Statistica e Studi", 2019).
 
 
Donne e uomini ai vertici della carriera accademica (Fonte: "MIUR, Ufficio Statistica e Studi", 2019): si può notare un allargamento della forbice tra uomini e donne per le posizioni apicali.

 

È un problema generale di tutto il mondo accademico, in cui alle donne vengono preclusi i ruoli più rilevanti (basti pensare che l’Università di Cagliari ha avuto il suo primo Rettore donna dopo circa 400 anni di storia). Le statistiche del MIUR, fra gli anni 2010-2019, mostrano come la percentuale di donne laureate era di circa il 57%, ma fra i professori universitari l’80% è uomo e il 20% donna, con percentuali che tendevano a restringersi in quegli stessi anni. Il divario è evidente, ed ancor più se si analizza meglio all’interno dell’ambito scientifico.

STEM sta per Science, Technology, Engineering e Mathematics. Science include fisica, biologia, medicina; Technology include informatica; Engineering e Mathematics sono equivalenti ad ingegneria e matematica. All’interno di questa suddivisione si nota una maggiore presenza di studentesse in area Science ed un forte declino verso le altre, in particolare ingegneria e matematica che sono ancora considerate “materie per uomini”. Si fa una distinzione fra soft sciences, “scienze leggere”, come biologia e astrofisica, e scienze difficili, come ingegneria e matematica, che si crede essere più rigorose in quanto meno sperimentali (vero per la matematica, un po’ meno per l’ingegneria). Si nota una maggiore presenza di donne nelle soft science rispetto alle hard, frutto anch’essa di un’idea secondo la quale le donne possano cimentarsi solo in materie non troppo rigorose.

Il divario non è di costruzione recente e si basa ancora su idee e stereotipi antichi. Per lungo tempo alle donne non era concesso avere un’istruzione universitaria e coloro che studiavano per conto proprio non erano considerate o ascoltate. Quando le donne hanno iniziato a chiedere di essere ammesse alle università come gli uomini, i pregiudizi verso di loro si sono riproposti all’interno della propria carriera. Marie Curie, doppio premio Nobel in Fisica e Chimica, non ottenne cattedra universitaria se non dopo la morte del marito, anch’esso fisico e premio Nobel. La scopritrice delle pulsar, Jocelyn Bell, non ottenne il premio Nobel perché donna, mentre venne dato al suo supervisore uomo che non partecipò alla scoperta. Stessa cosa accadde a Rosalind Franklin, colei che realizzò le immagini della doppia elica del DNA, ma il premio Nobel andò solo a Watson e Crick. Attualmente, dal 1901 ad oggi, solo tre premi Nobel per la Fisica sono andati a delle donne.

L’idea che le donne non siamo “portate” verso le materie scientifiche risiede in tanti stereotipi: dalla (fin troppo attuale) idea che le donne siano più propense a campi che abbiano a che fare con l’infanzia e l’educazione dei bambini, all’idea che non abbiano abbastanza carattere per restare nell’ambiente accademico, che siano troppo “emotive” per superare le critiche che appartengono al metodo scientifico. Inoltre, vi è una tendenza a non investire sulle donne in campo scientifico (e più in generale, accademico) in quanto si pensa che possano ad un certo punto rinunciare alla carriera universitaria per attendere la famiglia, e poter quindi dedicare poco tempo al lavoro.

Un importante fattore che influisce sulla percezione sociale delle donne nella scienza è l’esempio di precedenti scienziate. In campo astrofisico è più probabile trovare donne, studentesse e ricercatrici, che seguono l’esempio di numerose donne che sono venute prima di loro. La loro esistenza mostra alle giovani generazioni che quel percorso è possibile, di conseguenza le ragazze non saranno intimorite da prendere determinate decisioni. L’assenza (o piuttosto, la cancellazione) di figure femminili in campo informatico o ingegneristico non favorisce invece queste materie.

In realtà, le donne si sono sempre occupate di scienza, anche quando era loro precluso. Quando scienza e filosofia erano ancora la stessa cosa, troviamo Ipazia d’Alessandria, probabilmente la prima ad aver ipotizzato che le orbite dei pianeti sono ellissi. Ipazia venne uccisa brutalmente da una folla di cristiani che l’accusava di paganesimo.

Laura Maria Caterina Bassi Veratti, più nota come Laura Bassi (Bologna, 29 ottobre 1711 – Bologna, 20 febbraio 1778), è stata una fisica e accademica italiana, nota per essere stata tra le prime donne al mondo a ottenere una cattedra universitaria e una delle prime donne laureate in Italia.

 

In Italia, troviamo fra le figure più note Laura Bassi, fisica che non potendo frequentare materie scientifiche all’università, ottenne nel 1732 la laurea in Filosofia all’Università di Bologna. Fu una delle prime laureate in Italia ed ottenne una cattedra in Filosofia, anche se le sue lezioni furono occasionali. Portò avanti corsi di Fisica, riuscendo infine ad ottenere una cattedra nella stessa materia nel 1776. Fu una delle prime docenti universitarie al mondo.

 
Le matematiche Ada Lovelace e Emmy Noether.

 

Ada Lovelace visse invece nell’Inghilterra del XIX secolo. Figlia del noto poeta Lord Byron, è ricordata per essere una matematica e prima programmatrice al mondo. Fra i suoi lavori infatti si ricorda un algoritmo per ricreare la sequenza dei numeri di Bernoulli, adatto per essere riprodotto su una macchina.

 

Fra Ottocento e Novecento, troviamo numerose scienziate, limitandoci al solo contesto europeo. Marie Curie, che insieme al marito Pierre scoprì la radioattività, il radon e il polonio, è solo una di loro. È interessante ricordare come anche la figlia Irene proseguì gli studi in campo scientifico, ottenendo anche lei un premio Nobel. Fra le scienziate importanti meno note al di fuori del campo accademico, vi è Emmy Noether, fisica teorica che formulò uno dei teoremi fondamentali della Fisica teorica, ossia che ad ogni legge di conservazione è associata una simmetria del sistema. Ricordiamo anche Mileva Maric, prima moglie di Albert Einstein che probabilmente lo aiutò nella formulazione della sua teoria della relatività. Mileva Maric fu penalizzata nei suoi studi, che non terminò, dal fatto di essere rimasta incinta. Fu la prima donna a studiare Fisica al Politecnico di Zurigo. Lise Meitner fu fisico nucleare che si occupò ed interpretò il fenomeno della fissione nucleare, fino a quando non fu costretta a fuggire dalla Germania nazista.

Molte scienziate di inizio Novecento si occuparono di astronomia e astrofisica. Henrietta Swan Leavitt scoprì la legge di variabilità della luminosità nelle stelle Cefeidi. Annie Maunder fu astrofotografa e collaborò con il marito allo studio delle macchie solari che portarono alla scoperta del minimo di Maunder. Annie Maunder fu una delle tante “donne computer”, ossia coloro addette ad effettuare calcoli (a mano) su tavole fotografiche astronomiche. Le donne infatti venivano spesso impiegate nell’elaborazione dei calcoli in quanto ritenute molto affidabili. La stessa cosa avvenne in tempi più recenti, fra gli anni ’50 e ’60, negli Stati Uniti, dove le donne erano preposte a svolgere i calcoli manuali sulle orbite e traiettorie delle navicelle mandate nello spazio per conto della NASA. Fra le human computer più note si ricorda Katherine Johnson, che partecipò anche alla missione Apollo 11 per l’arrivo sulla Luna. Lei, come gran parte delle sue colleghe human computer, era afroamericana ed è ricordata per essere una delle prime figure afroamericane di grande rilievo in campo scientifico, specialmente in un periodo di forte discriminazione razziale.

 
Creola Katherine Johnson, nata Coleman (White Sulphur Springs26 agosto 1918 – Hampton24 febbraio 2020), è stata una matematicainformatica e fisica statunitense.
 
 
 Rita Levi Montalcini: messaggio ai giovani.

 

In Italia, ricordiamo Maria Montessori, che fu la prima donna medico del sud europeo, divenuta poi famosa per i suoi studi di pedagogia. Ancora, Rita Levi-Montalcini, che ottenne un Premio Nobel per la Medicina a seguito dei suoi studi sull’Alzheimer e il Parkinson. Rita Levi-Montalcini iniziò i suoi studi a Torino ed, essendo di famiglia ebrea, dovette lasciare l’Italia al promulgamento delle leggi razziali. Continuò i suoi studi in Belgio, da cui dovette fuggire a seguito dell’occupazione nazista, e tornò in Italia, continuando la sua attività di ricerca medica in campo neurologico e psichiatrico. Lavorò anche in un ospedale delle forze Alleate e riuscì a sopravvivere alla Seconda Guerra Mondiale. Condusse le sue ricerche fra Stati Uniti e Italia, con numerose scoperte di rilievo per la cura di tumori e malattie neurodegenerative.

Adelasia Cocco Floris (Sassari1885 – Nuoro1983) è stata una medica italiana, la seconda donna sarda laureata in medicina e la prima donna medica condotta d'Italia nel 1914. Fu anche la prima donna in Sardegna a prendere la patente nel 1919.

 

Sempre in campo medico ma stavolta in ambito esplicitamente sardo, troviamo Adelasia Cocco, nata a Sassari, che divenne primo Medico Condotto donna in Italia, dopo aver compiuto gli studi fra Pisa e Sassari. Ottenne il titolo nel 1915 ed esercitò nella zona del Nuorese e della Barbagia, suscitando non poche perplessità e giudizi. Il prefetto di Nuoro si rifiutò di affidarle l’incarico, che Adelasia Cocco ottenne comunque dai consiglieri comunali. Esercitò a Lollove e fu anche la prima donna in Sardegna a prendere la patente. Si impegnò per migliorare l’igiene della popolazione e fece parte dell’Associazione Nazionale Italiana delle Dottoresse in Medicina e Chirurgia.

Margherita Hack racconta la sua straordinaria carriera di astrofisica.

 

In campo astrofisico, troviamo invece Margherita Hack, laureata in Fisica ed in seguito professoressa all’Università di Trieste. Fu la prima donna a dirigere l’Osservatorio Astronomico di Trieste, conferendogli successo internazionale, e collaborò con enti spaziali quali ESA e NASA. È stata divulgatrice di fisica e astrofisico, oltre ad essere molto impegnata nel sociale.

Queste sono solo alcune delle figure di scienziate che sono emerse dall’ombra, con fatica, e che dimostrano come non ci sia nessuna differenza di genere che possa influire su cosa si possa o non si possa fare nella vita. Le uniche differenze sono quelle imposte da una mentalità, società o istituzione, come l’università, che investe più su un genere piuttosto che sull’altro, o che spinge le ragazze a pensare che la carriera scientifica non sia adatta a loro per questioni di genere. È una mentalità che si combatte facendo conoscere quante donne in realtà abbiano raggiunto alti livelli di studio e professionalità in questi campi, e se molte ragazze non si pongono il problema oggi, quando scelgono di continuare gli studi in campi scientifici, è anche perché ce ne sono state altre prima di loro.

 

Fonti e approfondimenti

   Le donne nella scienza

   Statistiche: donne in STEM

   Le facoltà che aprono le porte del lavoro

   Le donne nelle carriere scientifiche

   Un tassello della disparità di genere

   Donne di scienza: Laura Bassi

   Le donne e la scienza

   Donne: Adelasia Cocco

  Donne: Rita Levi-Montalcini

  Donne: Margherita Hack

 

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Arianna Manca

 

 

 

Arianna Manca 

 (Iglesias, classe 1994)

2013: Maturità  scientifica presso ITIS Minerario "Asproni", Liceo Scientifico-Tecnologico di Iglesias; 2016: Laurea triennale in Fisica presso l'Università degli studi di Cagliari (UniCa); 2020: Laurea Magistrale in Fisica presso UniCa; 2020: Inizio Corso di dottorato in Astrofisica presso UniCa. Associato presso l'Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF). Appassionata di Storia e scrittura creativa.

 

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