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Un centro pubblico per l’innovazione territoriale

 

 

 

 

 

Uno dei punti focali del progetto di integrazione delle azioni territoriali è la realizzazione di un centro pubblico per l’innovazione imprenditoriale, finalizzato alla realizzazione della spinta necessaria a riavviare l’economia privata del territorio.

Per troppo tempo le attività imprenditoriali locali sono state gestite in modo corporativo, focalizzando l’impianto occupazionale sulle grosse industrie private del territorio. Gran parte delle buste paga iglesienti, e le manovre clientelari annesse e connesse, hanno ruotato attorno a queste grosse attività private. Il ruolo della Pubblica Amministrazione e della Sanità pubblica è stato prevalentemente dello stesso tipo, depotenziare la sua funzione pubblica e fornire serbatoi per i voti alle elezioni politiche nazionali, regionali e alle amministrative, ossia garantire la continuità ai gruppi dominanti locali.

Tutte le azioni pubbliche e private si muovono e agiscono seguendo copioni collaudati con una solida regia occulta che unisce Iglesias a Carloforte, a Sant’Antioco e Carbonia.

I risultati di questa breve analisi sono noti a tutti: politiche inconcludenti e stagnazione, mancanza di iniziativa e soprattutto mancanza di iniziative pubbliche per spingere nella direzione di creazione di possibili alternative imprenditoriali diffuse. Chi gestisce l’economia e la politica locale vuole tutta la torta e non ama i regimi competitivi e neppure quelli meritocratici. Li detesta!

La possibilità di costruire strumenti pubblici, per agevolare l’imprenditoria locale, è stato un punto qualificante del tentativo reiterato, di dare vita allo sfruttamento del segmento economico legato al turismo. Pochi, negli ultimi trent’anni, hanno creduto in questo e hanno spinto con forza e determinazione, riuscendo a coinvolgere la cittadinanza in azioni propizie all’obiettivo finale. Il raccolto si è fatto attendere e ora rischia di tardare ancora per imperizia e mancanza di competenze organizzative.

In questo contesto, che definisco, senza timore di essere eccessivo, “marcio e putrescente”, fondato sulla melina e l’attendismo - l’arrivo degli amici capaci di smuovere i finanziamenti pubblici o quelli privati e capaci di sfruttare le concessioni e le agevolazioni pubbliche per creare, a tempo determinato, una manciata di “buste paga” – si è arrivati a fiaccare la popolazione adulta e abile al lavoro con la distribuzione di lavori di utilità pubblica e socialmente utili, capaci di dare l’ossigeno minimo indispensabile alla sopravvivenza delle famiglie ad alta densità di disoccupazione, ma incapaci di dare un futuro certo ai loro figli e ai nipoti.

La situazione attuale non è certo migliore ma, sicuramente, presenta degli elementi interessanti e capaci di creare una prospettiva.

Il fallimento, vergognoso, della gestione del Parco Geominerario Storico Ambientale della Sardegna, sul quale moltissimi avevano riposto le proprie stanche speranze si è rivelato un fuoco fatuo, pur partendo dalla solidissima idea di base, dall’intelligenza e dalle solide competenze, dei suoi fondatori. Un’idea vincente, dunque, spolpata e resa inutilizzabile dal metodo generale, non fare nulla e utilizzare i fondi pubblici per mantenere posizioni clientelari. Tutto ciò è dimostrato ampiamente dalle accuse ministeriali che ne hanno decretato la cessazione ex abrupto e il commissariamento.

Ma in queste poche righe non entrerò nel merito delle questioni passate e neppure mi dilungherò a infierire su ciò che ha già mostrato i suoi frutti marci, se non per indicare dei punti di riferimento al fine di renderci capaci di riconoscere un metodo, alternativo a quello utilizzato per strozzare l’economia locale e per asservirla totalmente alla struttura di potere sottostante e perciò invisibile.

I progetti industriali passati hanno creato una monocultura industriale e attività che una volta delocalizzate (e/o dismesse) hanno lasciato il vuoto e la disperazione.

È necessario cambiare metodo e prospettiva attivando più processi organizzativi integrati di tipo imprenditoriale e innovativo, inizialmente mirando a creare imprese di media dimensione (dimensione locale), per comprendere quali possano, nel tempo, aspirare a crescere ed espandersi in nuovi mercati (ad esempio nel Mediterraneo, nel resto d’Italia o in Europa).

Si tratta, in estrema sintesi, di favorire l’innesto di un grappolo di attività legate tra loro e con un filo conduttore che ne guidi la nascita, la crescita e l’espansione, ossia il ciclo di vita. Questo filo conduttore è stato individuato nell’industria turistica.

Nel 2003 venne finanziato un progetto di ristrutturazione della Villa Boldetti, in via Cattaneo a Iglesias, al fine di creare un incubatore d'impresa: la ristrutturazione è costata oltre 1 milione di euro di soldi pubblici, ma il progetto si è arenato nel nulla... Rileggendo le finalità di quel progetto capiamo che, pur essendo lungimirante, era in forte ritardo con la rapida evoluzione dell'impresa e della tecnologia di supporto. Solo progetti che fanno perno su concetti di elevata stabilità possono aspirare a essere duraturi. La stabilità è data dalla capacità di prevedere e anticipare gli eventi, ossia è basata sull'analisi dei dati e la formazione continua, capace di adattarsi e reagire velocemente ai cambiamenti.

 
Il progetto di ristrutturazione di Villa Boldetti a Iglesias (2003)

 

Sfruttare le opportunità economiche con azioni imprenditoriali congiunte non è cosa facile. È necessaria un’analisi dettagliata delle risorse esistenti (materiali e immateriali) nel territorio e la capacità di potenziarne l’azione attraverso l’introduzione di attività collaterali che possano permettere di raggiungere, in una prima fase, l’indipendenza economica e poi, se supportate da risultati (concreti, misurabili e certi) un’espansione.

Il mercato turistico reso forte dal comparto agro-alimentare regionale, dall’allevamento (ittico e ovino) e dalle piccole produzioni artigiane e tessili, può permettere di incrementare la redditività del processo complessivo se affiancato dai settori della conoscenza e dei servizi.

Il processo, inizialmente, di dimensione medio-industriale potrà caratterizzarsi seguendo l’ottimizzazione della catena del valore a partire dalla presenza di servizi di qualità distribuiti su tutto il territorio e dalla relazione tra le attività imprenditoriali locali.  

I servizi dovrebbero essere localizzati nei centri cittadini e raggiungere alti standard di differenziazione, ossia caratteristiche adeguate a intercettare più segmenti di mercato.

 

Ormai tutti si sono convinti del fatto che molti paesi del Sulcis-Iglesiente si prestano alla realizzazione di un sistema di albergo diffuso e, la presenza di una consistente e apprezzata varietà ambientale, può riscuotere interesse da parte di operatori in vari settori, a patto di essere in grado di offrire servizi che soddisfano elevati standard qualitativi, disponibilità, produzioni locali di elevata genuinità, meglio se coltivati a chilometro zero o provenienti da allevamenti locali.

L’elemento organizzativo e i sistemi informativi possono svolgere un ruolo strategico di integrazione e unificazione dell’offerta territoriale informata, diversificata e ottimizzata per garantire elevate prestazioni in termini di facilità di fruibilità e qualità ambientale, anche attraverso il monitoraggio delle presenze e delle modalità di permanenza dei turisti nel territorio.

Per realizzare un grappolo di azioni che possano innescare una reazione a catena, capace di sostenersi economicamente è richiesto un elevato livello di interazione tra le amministrazioni, le associazioni e le imprese del territorio, orientate a garantire un’azione congiunta, orientata al risultato economico e alla stabilità del processo in tempi brevi.

Per realizzare un’azione di questo tipo è fondamentale creare una struttura pubblica, stabile e reattiva rispetto alle dinamiche del territorio.

Questa struttura, che chiameremo “Centro per l’innovazione imprenditoriale iglesiente”, sarà finalizzata all’analisi delle risorse, alla loro classificazione e alla realizzazione documentata di eventi formativi continuativi durante l’anno per il potenziamento delle competenze e l’aggregazione delle professionalità locali al fine di promuovere la creazione di microimprese integrate e cooperanti tra loro, anche e soprattutto mediante finanziamenti pubblici (europei, nazionali, regionali e locali) e privati (su attività produttive e servizi specifici).

In questo breve contributo tenterò di descrivere uno scenario possibile e necessario per attivare un insieme di azioni. Ciò che s’intende proporre è la realizzazione di un centro studi con sede a Iglesias, capace di proporre azioni di sviluppo di competenze continuativamente (continuous learning) durante l’anno e dinamiche di formazione di livello tecnico applicativo, orientate alla formazione e alla diffusione capillare di conoscenze tecnologiche, economiche e umanistiche per la realizzazione di progetti imprenditoriali innovativi e interdisciplinari nel territorio, avendo cura di facilitare e coagulare le professionalità locali latenti attraverso l’incontro e lo scambio con competenze espresse a livello regionale, nazionale e internazionale.

È altresì chiaro che l'innesto di un centro studi dovrà armonizzarsi con tutte le iniziative esistenti e le potenziali azioni connesse: principalmente, con il mercato turistico, culturale, sportivo, storico, religioso e degli eventi, oltre che con, non ultima, la Zona Industriale Comunale.

 
Ex Zona Industriale Regionale acquisita dal Comune di Iglesias

 

Le azioni del centro studi saranno orientate alla documentazione, all’analisi dei dati, alla formazione applicativa, all’aggregazione delle professionalità necessarie per avviare processi di innovazione, ricercare finanziamenti e incontrare potenziali investitori, creare o facilitare la creazione di imprese stabili con sede e attività nel territorio, in stretta relazione alla disponibilità di risorse materiali e di investitori:

 – studiare scenari e relazioni allo scopo di reperire finanziamenti complanari con le finalità europee e nazionali delle erogazioni;

– creazione di una struttura stabile attrezzata per la realizzazione di attività di apprendimento continuo e di adeguamento delle competenze alle esigenze mutevoli del quadro economico del territorio;

– creazione di una biblioteca dell’innovazione tecnologica, economica e umanistica con particolare riferimento alla componente di analisi economica, sociologica, motivazionale e tecnologica;

– creazione di spazi pubblici attrezzati per il lavoro condiviso (co-working) e la condivisione di conoscenza;

– creazione di spazi per la discussione, la fruizione e la produzione di componenti multimediali dirette verso l’educazione alla creazione d’impresa e alla creazione di competenze applicative specifiche nel settore tecnologico, economico e umanistico;

– raccolta dati, analisi e sintesi di informazioni specifiche del territorio al fine di comprendere le necessità strategiche (a medio-lungo termine) specifiche del territorio, classificare le risorse materiali, immateriali e umane, stimolare, integrare e accompagnare gli impulsi imprenditoriali che potranno formarsi in seno alle azioni precedenti;

– realizzare un sistema di gestione della conoscenza (knowledge management) per diffondere i risultati delle ricerche e facilitare le azioni imprenditoriali territoriali.

 

A questo scopo possiamo immaginare tre fasi distinte che utilizzano gli elementi di analisi dei dati ricavati direttamente dal territorio anche col supporto degli enti locali e degli uffici del lavoro competenti:

  1. studio, progetto e realizzazione di piani strutturati e integrati di micro-attività a medio impatto produttivo per servire, inizialmente, le esigenze dirette del territorio e settare le competenze di base e i metodi per un’ulteriore sviluppo a medio-lungo (10-20 anni) e un’espansione delle produzioni su scala regionale, nazionale ed internazionale;
  2. classificazione delle risorse disponibili, individuazione delle competenze espresse dal territorio e formazione pianificata e continuata (in tre fasi entro un quinquennio) su obiettivi innovativi di creazione d’impresa a partire dalle risorse disponibili e potenziamento continuato e mirato delle competenze presenti sul territorio cucite sulle esigenze specifiche dei progetti individuati;
  3. incubazione, monitoraggio e start-up tutoring (almeno triennale) delle attività ritenute strategiche per la creazione di un tessuto imprenditoriale stabile, duraturo e auto-consistente, integrato completamente con tutte le altre attività economiche, sociali e culturali espresse nel territorio dalle popolazioni. Il fine a medio-breve è quello dell’indipendenza economico produttiva del territorio basata su turismo, agricoltura, allevamento e tecnologie della conoscenza; a medio-lungo l’incremento di produzioni di qualità e l’esportazione.
 Le 29 idee per la città (2020)

 

Finalità e obiettivi del progetto

In pratica ciò che si vuole ottenere è una struttura stabile di analisi dei mutamenti economici del territorio per poter intervenire con azioni concrete e continuative nella pianificazione e soluzione di problematiche occupazionali e di creazione di impresa locale, utilizzando gli strumenti legislativi, tecnologici, organizzativi, di pianificazione economica e culturali mutuati dal quadro della legislazione regionale, nazionale e europea.

Ciò potrebbe essere realizzato attraverso:

  • l’analisi dei dati specifici del territorio (risorse materiali, immateriali e umane);
  • l’erogazione di corsi di formazione orientati alla creazione d’impresa, all’organizzazione e alla applicazione di nuove tecnologie su progetti reali e calati sulle esigenze territoriali;
  • accompagnamento nella creazione d’impresa, supporto economico, gestionale e avviamento;
  • facilitazione dell’incontro delle competenze sparpagliate sul territorio al fine di aggregare individui con le stesse finalità imprenditoriali;
  • marketing e promozione territoriale;
  • seminari e incontri con realtà regionali, nazionali e internazionali;
  • produzione editoriali e multimediali per condensare e storicizzare i processi e i metodi messi in atto e fornire una fonte duratura di informazione sull’analisi dei dati, sull’economia dell’innovazione e la pianificazione organizzativa territoriale.  

Per la creazione di più gruppi di azione agenti attraverso il “Centro di innovazione imprenditoriale iglesiente” (CI3) questo sarà necessario avere a disposizione personale con forti competenze tecnologiche, economiche e umanistiche (psicologiche e organizzative) per poter affrontare con competenza le problematiche di maggior rilievo nell’ambito dei processi di creazione e gestione d’impresa.

È noto che le funzionalità del servizio, che s’intende mettere in atto, dovrebbe essere prerogativa essenziale (per motivazioni, per impatto e per disponibilità dei dati) delle istituzioni statali attraverso gli uffici del lavoro.

L’indisponibilità di un tale servizio e la pressante attualità e urgenza della pianificazione occupazionale nel territorio rende non vano un suggerimento di azione come questo, anche in un contesto di collaborazione tra pubblico e privato o come tentativo e stimolo di azioni più complesse, al fine di innescare un processo di crescita economica armoniosa e diffusa. Auguri a chi saprà trarre nuovi stimoli per agire concretamente sul territorio.

Non smettiamo di immaginare un futuro migliore!

 

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