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Una scuola internazionale sul tema della sostenibilità ambientale

 

 

 

 

 

Continuo, nel tentativo di sollecitare l’immaginazione della cittadinanza della comunità iglesiente, a proporre nuovi scenari possibili.

Col passare del tempo e con la maturazione di molteplici esperienze mi sono gradualmente convinto che ciò che mancava a questa comunità e impediva il salto di qualità delle azioni amministrative, fosse una visione unitaria, una visione integrata di più azioni indipendenti, capace di dare senso alle molteplici attività amministrative che si susseguivano granularmente nel tempo e oltrepassavano le generazioni.

Questa prospettiva e questo approccio è spesso assente del tutto o parzialmente nei piani strategici propagandati dalle amministrazioni in fase elettorale. Frequentemente si tratta di una accozzaglia di azioni che cercano di accontentare segmenti di elettorato come se si trattasse di un’operazione di marketing: si piazza il “Piano strategico” per raccogliere consensi e non per soddisfare le vere necessità a lungo termine della popolazione della nostra comunità.

Ciò che manca è una solida visione unitaria, capace di immaginare l’evoluzione della nostra comunità almeno nei prossimi vent’anni.

Solo in tempi recenti sta diventando chiaro a molti che è necessario avere il coraggio di mettere in dubbio tutte le nostre certezze, fin dove è possibile, per pensare, immaginare e progettare come trasformare la nostra comunità in modo che possa sfruttare sino in fondo le opportunità economiche e culturali che sono state attivate nel settore turistico, con tutte le possibili declinazioni e interconnessioni che ciò comporta.

Per fare questo è necessario un approccio unificante, integrato e proattivo, ossia capace di anticipare i problemi con soluzioni precise e in armonia tra loro e con le molteplici attività già in essere.

 

Negli anni passati qualcuno è stato capace di creare un substrato di consapevolezza attivando tutta una serie di iniziative di promozione turistica legate alle origini storiche della città, creando da zero nuovi eventi sul copione di altre città storiche medievali.

Altri si sono resi promotori di un ventaglio di attività ed eventi sportivi, durante l’arco dell’anno e, soprattutto, della promozione imprenditoriale nel settore immobiliare, spingendo per l’aumento sostanziale dei posti letto disponibili. Questa azione è ancora in divenire e dovrebbe essere sviluppata e agevolata.

Altri, ancora, hanno potenziato le manifestazioni storiche e religiose già presenti, creando curiosità e interesse, con eventi distribuiti tutto l’anno, altri hanno fatto nascere ex novo delle manifestazioni fieristiche di grande interesse culturale e con una reale prospettiva economica non ancora riconosciuta e sfruttata, anzi in alcuni casi ostacolata e rallentata.

Altri ancora hanno tentato, in modo scomposto, di valorizzare il grande patrimonio ambientale e minerario su scala regionale, e c’è anche chi, con intelligenza, costanza e lungimiranza, è riuscito a ricostruire sulle macerie di attività promettenti, ma gestite in modo fallimentare, una prospettiva ambientale sostenibile ed economicamente rilevante.

I progetti dispiegati da più parti hanno dimostrato punti di forza e debolezze, opportunità e rischi.

È giunto il momento di trarre insegnamento dalle azioni passate e presenti per ridurre gli errori e ottimizzare i benefici, sia in chiave economica che di miglioramento sociale e territoriale.    

 

Per fare un discorso concreto è necessario partire dalle risorse disponibili che, con uno sforzo corale, potranno essere messe a frutto e nella disponibilità fattiva della popolazione.

Abbiamo già indicato la via attraverso un metodo, basato sull’analisi delle possibili azioni potenzialmente rilevanti e un accorgimento finora trascurato: l’ottimizzazione attraverso l’integrazione delle azioni utili per risollevare un tessuto economico ormai degradato e ridotto a zero.

In due distinti contributi a questo blog si è parlato della possibilità di realizzazione di un “Museo civico iglesiente o dell’Iglesiente” e anche della possibilità di realizzazione di un vero “Polo museale iglesiente”, fondato su un’espansione dei musei esistenti e/o in fase di espansione e consolidamento, come il “Museo dell’arte mineraria” e il “Museo di mineralogia” dello storico "Istituto Minerario Giorgio Asproni di Iglesias", che attendiamo sia completato con la “Collezione mineralogica Manunta” (acquisita nel 2020 dal “Parco Geominerario Storico Ambientale della Sardegna”).

 

 
Il 26 agosto 1871 è all’ordine del giorno del Consiglio Comunale di Iglesias la proposta dell’allora ministro Sella, nella qualità di membro della Commissione parlamentare d’inchiesta sulla Sardegna, d’istituire nella città di Iglesias una “Scuola per capi minatori”, con annessi laboratori e un museo mineralogico. La sede provvisoria della scuola venne ospitata nell’ex-convento di San Francesco al primo piano, sopra la preesistente “Scuola Tecnica”. Il 24 gennaio 1911 è terminata la costruzione della “Scuola Superiore Mineraria” che diventerà “Regio Istituto Tecnico” a indirizzo minerario con Regio Decreto il 24 agosto 1933. La “Scuola Mineraria” verrà dedicata a Giorgio Asproni (Bitti 1841 – Iglesias 1936), ingegnere e imprenditore minerario che concepì, spinse e finanziò l’idea di una scuola mineraria per capi minatori con sede a Iglesias, spostando da Cagliari al Sulcis Iglesiente gli investimenti e l’interesse per la cultura mineraria in Sardegna. La scuola riuscì a risolvere la mancanza di tecnici minerari, anche per il crescente rifiuto di tecnici stranieri di venire a lavorare in Sardegna a causa della malaria; l'11 giugno 1904 vengono inaugurate le scuole elementari maschili, progettate dall’ingegner Erminio Ferraris, tra le chiese di San Marcello e di San Francesco; nel 1933 terminano i lavori di costruzione delle scuole elementari femminili, inaugurate nel novembre 1934.

 

Alcune di queste azioni sono state promosse dall’Associazione Mineraria Sarda (AMS) e da moltissimi studiosi ed esperti del settore minerario come l’ing. Giulio Boi e il dott. Luciano Ottelli, che hanno partecipato alla divulgazione della storia mineraria del Sulcis Iglesiente attraverso i loro scritti e la loro opera basata sull’attività tecnica nella miniere metallifere di Monteponi, Nebida (Laveria Alberto Ferrero Della Marmora), Masua (Porto Flavia) e molte altre miniere del circondario.

Inoltre non scordiamo il ruolo della “Palazzina liberty della direzione dell’Associazione Mineraria Sarda” che potrebbe essere un potenziale e centrale centro di incontri, seminari e dibattiti, con annessa area verde, che a sua volta potrebbe essere potenziata e aperta al pubblico per favorire il ristoro delle comitive interessate alle “visite guidate” nei musei e nel centro storico cittadino.

Queste realtà, come più volte espresso, potrebbero essere integrate con almeno altre due potenziali risorse culturali del territorio: un “Museo storico-archeologico dell’Iglesiente” e una “Pinacoteca degli artisti e dell’arte iglesiente”.

L'idea di un “Museo storico iglesiente” non è un’idea nuova, anzi viene da molto lontano: se ne sono occupati, a più riprese, molti esperti di storia del territorio, archeologi, speleologi, naturalisti e qualcuno ancora continua a farlo con tenacia e determinazione. Ma sicuramente una menzione speciale, tra i molti altri, va riconosciuta al prof. Luciano Alba e al sig. Franco Todde che con grande dedizione e passione hanno promosso, in anni recenti, tutta una serie di azioni territoriali finalizzate alla divulgazione dello straordinario potenziale storico ambientale dei nostri territori.

Queste persone ci hanno lasciato ma è sempre vivo il loro insegnamento, fatto di studi, opere, passione e generosità. Vogliamo ripartire da questi esempi positivi e dalla loro eredità per diffondere la possibilità di realizzare il loro sogno che, se fosse possibile, vorremmo fosse il nostro sogno, il sogno di una comunità unita e consapevole.

La nostra comunità sta conoscendo i primi effetti di una azione di promozione turistica che, nonostante la crisi sanitaria, sta mostrando anche ai più diffidenti, il suo reale potenziale.

Si tratta di prevedere possibili scenari e articolare azioni mirate a intercettare nuovi segmenti di mercato, dalle elevate potenzialità economiche e culturali, stabili e durature.

A questo scopo ci sono molti possibili progetti come quelli appena nominati, ma altri mostrano di volere vedere la luce del nuovo giorno con le loro confortanti prospettive.

 

Vorrei parlarvi di uno di questi progetti potenziali che, integrato opportunamente con altri progetti e iniziative, potrebbe produrre importanti ricadute sull’economia del territorio e in particolare sulla città di Iglesias.  

Mi riferisco alla possibilità di creare una “Scuola internazionale sulla sostenibilità ambientale” nell'Istituto Minerario Asproni, con corsi di livello universitario, allievi e docenti regionali, nazionali e internazionali, finalizzata alla creazione di competenze tecniche specialistiche nel settore delle bonifiche e del monitoraggio ambientale.

Ciò significa creare un sistema di prevenzione e cura dell’ambiente a partire dal recupero e dalla bonifica dei territori danneggiati dall’attività industriale, oltre alla cura e al mantenimento del patrimonio boschivo, floro-faunistico e ambientale in generale, alla protezione civile e al monitoraggio del territorio.

Chiaramente, essendo l’Istituto minerario ancora interessato dai corsi e le aule occupate per le lezioni, durante l’anno scolastico, l’auspicabile “Scuola internazionale di sostenibilità ambientale” potrebbe, ai suoi esordi, presentarsi come una scuola estiva (summer school) con le caratteristiche che gradualmente tenderebbero verso la realizzazione di un’istituzione autonoma con calendari e corsi disponibili tutto l’anno e capace di dotarsi delle strutture congressuali (localizzate non solo all'interno dell'istituto ma anche ad esempio a Monteponi). Ciò le permetterebbe di entrare nei circuiti internazionali in materia di sostenibilità e monitoraggio ambientale.

Tutto questo potrebbe essere realizzato, anche in tempi brevi, se lo sforzo organizzativo coinvolgesse le università di Cagliari e Sassari e fosse in grado di realizzare un potenziamento delle risorse disponibili con:

  1. la creazione di un grande archivio unificato delle attività minerarie industriali del territorio;

  2. il potenziamento della biblioteca esistente con una biblioteca mineraria e delle scienze geologiche, con sezioni specialistiche di ingegneria ambientale e civile, geofisica, mineralogia, cartografia, biologia, botanica, paesaggistica, architettura, tecnologie ambientali, remote sensing, tecnologie dei materiali, con il collegamento con i maggiori archivi digitali internazionali e le riviste scientifiche di settore;

  3. creazione ex novo di laboratori informatici con software di visualizzazione 2D-3D e modellazione numerica 3D-4D, sistemi informativi geografici (GIS), computer adeguati alla simulazione numerica, modellazione e virtualizzazione di strutture edifici, paesaggi…;

  4. creazione di laboratori per il monitoraggio ambientale, il telerilevamento, la localizzazione geografica (GPS), le comunicazioni via satellite, la meteorologia…;

  5. creazione di un'aula dedicata alla cartografia, con mappe digitali e cartacee, plastici in scala del territorio (con proiettore verticale), collegamento con i servizi di protezione civile e corpi d’intervento forestale;

  6. creazione ex-novo di un laboratorio per la produzione cinematografica (filmmaking), l’elaborazione e il montaggio video finalizzato alla realizzazione di materiale multimediale e alla divulgazione scientifica;

  7. creazione di una casa editrice della “Scuola internazionale”, capace di diffondere monografie tematiche su argomenti legati ai corsi e alle tematiche territoriali, la cartografia, gli itinerari…;

  8. quant’altro possa venire in mente per potenziare e stimolare le ricerche e la realizzazione di progetti in campo ambientale.

Le fonti di finanziamento potrebbero essere consistenti e permettere anche il recupero di una parte del patrimonio minerario dismesso di Monteponi, se fossero opportunamente giustificate in termini di ricadute nel contesto economico europeo. Ciò può essere ottenuto con un dettagliato sforzo di documentazione delle potenzialità in termini di integrazione europea e scambio di attività culturali, in ambito accademico con partnership internazionali, nazionali e regionali;

È chiaro a tutti che, al di là del valore scientifico e accademico dettato dalla presenza nel territorio di formazioni geologiche di almeno cinquecentomila anni (mezzo miliardo di anni) e una attività umana di almeno 8000 anni (per la presenza di sei colli neolitici attorno alla città), tutte le attività scientifiche potrebbero beneficiare di tutta una serie di esternalità positive e collaterali come la presenza di miniere visitabili, di straordinari paesaggi e bellezze naturalistiche da esplorare, oltre alle spiagge e agli eventi storici, religiosi, sportivi, artistici…

Insomma, la realizzazione di una “Scuola internazionale sulla sostenibilità ambientale” potrebbe essere un’iniziativa che assolve a necessità tecniche non procrastinabili e legate ai potenziali e imminenti finanziamenti per le bonifiche, proprio con lo stesso spirito individuato in passato dagli ingegneri Quintino Sella e Giorgio Asproni per la formazione in loco dei tecnici e degli operai delle miniere.

I tempi sono cambiati e, alle attività di formazione tecnica e di arricchimento culturale, si aggiungerebbe il grande potenziale turistico, apprezzato dagli accademici di tutto il mondo legato all’ambiente, ai paesaggi, alle attività di esplorazione del territorio, sportive e di svago. È risaputo che il turismo accademico è un turismo ricco, variegato ed esigente. Tutto questo aiuterebbe l’economia a crescere anche in termini qualitativi e dell’offerta diversificata di servizi.

Tutte le attività appena accennate avrebbero importanti ricadute:

  1. sulla espansione sull’offerta di alloggi;
  2. sulla qualità dei servizi, anche attraverso una carta della qualità dei servizi offerti e attività di monitoraggio della soddisfazione dei clienti;
  3. sulla creazione di nuove attività turistiche avanzate;
    1. palestre specifiche per l’arrampicata e le attività speleologiche;
    2. palestre per la preparazione di attività di terra e di mare (trekking, surfing)…
    3. palestre e centri per il modellamento, il potenziamento fisico e la pesistica;
    4. centri benessere;
    5. attività specifiche: anziani, bambini, diversamente abili...
    6. centri di medicina preventiva, olistica…;
    7. attività connesse col turismo eno-gastronomico;
    8. attività culturali come musei, pinacoteche, fiere e altri eventi territoriali;
    9. attività culturali come cinema e teatro;
    10. attività ludiche e di svagp;
    11. spazi per il lavoro condiviso e lo studio...
  4. sul potenziamento dei servizi di mobilità urbana ed extraurbana per raggiungere siti turistici o spazi di eventi localizzati sui territori limitrofi o le spiagge, anche attraverso il recupero di tracciati ferroviari dismessi;
  5. sui servizi trasversali di connessione e ottimizzazione con realtà preesistenti e/o concorrenti, anche con la creazione di servizi basati sui sistemi informativi territoriali in chiave di semplificazione, gestione e monitoraggio dell’accesso ai servizi e della loro fruizione;
  6. su tutta una serie di piccole attività imprenditoriali interconnesse tra loro e con gli eventi e i servizi turistici di base (ristorazione, accoglienza…) e avanzati (sistemi informativi e servizi associati).

Anche qui il quadro può essere arricchito a piacere avendo in mente il metodo di integrazione e comunicazione ottimizzata tra attività.

Ma cosa significa attuare una integrazione dei servizi e delle attività in modo che si potenzino e arricchiscano a vicenda?

Abbiamo già accennato a questa tematica nell’indicazione delle attività di un possibile museo civico ma è utile ripeterlo perché chiarifica un modo di procedere che dovrebbe essere generale.

Abbiamo ipotizzato che un possibile “Museo civico di storia” (o la “Pinacoteca”) possa avere uno spazio per il ricevimento dei visitatori attrezzato con i servizi essenziali (sicurezza, igiene e emergenza sanitaria…) e con annessi servizi commerciali aggiuntivi nei quali esporre produzioni artigianali e artistiche, produzioni alimentari locali e altri materiali (pubblicazioni, stampe, gadget turistici, magliette, calendari…) o prenotazione e vendita di biglietti per eventi e manifestazioni a pagamento (concerti, spettacoli…). Bene, tutte queste produzioni potrebbero, se accuratamente gestite, essere produzioni locali, provenienti da attività messe in atto e interconnesse per produrre un risultato economico rilevante anche attraverso il controllo dei costi e la disponibilità immediata a magazzino e chilometro zero.

Pensiamo, a questo scopo, al recupero di edifici pubblici come il “Centro per l’Argento” o l’ex “Ufficio per l’Abigeato”, ma anche a un’organica riorganizzazione della Zona industriale divenuta comunale, con un’azione push (di iniziativa dell’amministrazione attraverso bandi pubblici specifici) atta a individuare aziende affini con la finalità di creazione di produzioni nei settori della sostenibilità ambientale e dell’economia circolare.

Edifici pubblici e privati, potenzialmente utili all'espansione del progetto

 

Integrare significa potenziare l’interazione e l’armonizzazione tra le attività in modo da permettere vantaggi reciproci tra i produttori e una massimizzazione della redditività delle azioni produttive e commerciali.

Tutto questo è possibile, a partire dall’enfatizzazione delle competenze organizzative e il potenziamento delle iniziative imprenditoriali locali.

Ciò significa, in ultima analisi, creazione di economia attraverso attività redditizie, durature, sostenibili e integrate.

 

Questo primo contributo ha lo scopo di stimolare l’immaginazione della cittadinanza e la metabolizzazione di alcuni concetti cardine che superano la competizione commerciale e aziendale per approdare alla cooperazione territoriale finalizzata al massimo differenziale tra valore aggiunto e costi materiali di produzione e immateriali di competenza e conoscenza sedimentata. Ciò significa massimizzare la ricchezza complessiva prodotta o meglio potenzialmente producibile.  

Si può fare.

Non smettiamo di immaginare un futuro migliore!

 

Leggi anche

   Un polo museale iglesiente a cura di Mauro Ennas

   Il museo civico che non c'è a cura di Mauro Ennas

   Ferrovie turistiche iglesienti a cura di Renato Tocco

   Un archivio integrato del lavoro minerario a cura di Daniela Aretino

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Blog collettivo iglesiente

  

 

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