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Non io, non io: ricordando mio padre, Manlio

 

 

 "Per avere parola d'uomo
non abbiamo che voci di lotta.
(...)"

Manlio Massole, da "Bethger: Il lungo dolore"

 

Manlio Massole nasce, il 26 di luglio del 1930, a Buggerru, nella costa sud-occidentale della Sardegna.

Mio padre, per quindici anni insegnante. E per venti minatore.
Ha sempre insegnato in zone minerarie. I primi incarichi furono quelli di supplente.
Dopo aver insegnato al Battaglione Allievi, fu chiamato a sostituire il maestro Pilurzu. Una vita spesa, dunque, tra Iglesias e Buggerru, con una parentesi a Fluminimaggiore.
Flumini donò a mio padre il sardo: trasferitosi a Flumini per frequentare le scuole elementari, si trovò di fronte bambini che parlavano esclusivamente il sardo, quindi, per vincere una distanza, diventando così, parte della comunità, dovette imparare il sardo del paese che diede i natali a mio nonno, Riccardo. E per tutta la vita continuò a parlare la variante del sardo parlata a Fluminimaggiore.

I Massole arrivano in Sardegna dal Piemonte e precisamente da Lessolo.
Fondamentale, per mio padre, fu la decisione di andare a insegnare a Buggerru.
Vi racconterò, per dirvi un po’ di lui, alcuni episodi del Manlio insegnante e due del Manlio minatore.
Manlio insegnante, faceva esprimere, spesso, le sue classi in versi.
Un alunno, scuola media, in una poesia dedicata al mare, scrisse:
Mareggiata:
il mare balla il twist.”

Manlio Massole a Portixeddu (ph. Maria Cristina Siotto)


Sempre a Buggerru, bloccò per giorni uno scrutinio perché si volevano bocciare tre alunni che, secondo lui, andavano invece promossi.

Ecco le sue parole:

Il rapporto con gli altri insegnanti era spesso conflittuale. Avevo avuto uno scontro acceso con un napoletano che voleva bocciare tre ragazzi di terza media perché secondo lui non conoscevano la matematica. Aveva detto che non sapevano che cos’era un triangolo. Avevo replicato che se le cose stavano così, dopo tre anni di insegnamento, il bocciato doveva essere lui. Proprio quei ragazzi avevano svolto un tema bellissimo. Annunciai un ricorso, ma poi, la spuntai.

Un ex alunno mi racconta:

Tra di noi c’erano anche figli di pastori e pescatori, passavano la notte o in barca a salpare le reti o all’ovile a vigilare il gregge. Quando arrivavano in aula spesso cadevano dal sonno e dormivano, la testa fra le braccia posate sul banco. Tuo padre imponeva e otteneva il silenzio per far riposare i nostri compagni lavoratori.

 
"La vita che dovevo conoscere" intervista al poeta Manlio Massole

 

Mio padre:

Non c’è mai stato in classe un silenzio così rispettoso. I ragazzi capivano che quei loro compagni arrivavano non solo morti dalla fatica, ma anche affamati.
Se io dovevo spiegare lo facevo sottovoce. Quando i ragazzi si svegliavano spiegavo di nuovo oppure un altro alunno ripeteva la lezione.

Si interrogava su quanto fosse valido il suo insegnamento se non conosceva, in profondità, la vita dei suoi amici: minatori o pescatori o pastori e, quindi, giragira, conosceva poco anche dei suoi ragazzi.

Skip”, la goccia che fece traboccare il vaso, che cancellò distanze.
In un tema, Manlio, lesse “Skip”, avendo netta la sensazione che la parola fosse scritta correttamente. Quante parole quel ragazzino conosceva che l’insegnante ignorava? Che cos’era lo skip? Ogni parola sconosciuta, un pezzo di vita ignota.
Maturata la decisione, lascia la cattedra, per incavernarsi e conoscere, in profondità, la vita dei suoi amici, dei suoi ragazzi. Gli viene offerto un posto in amministrazione, che rifiuta: fa carte false per andare in sottosuolo, dichiarando il titolo di studio inferiore al diploma. Era interessato a conoscere il minatore, l’uomo minatore, diverso dal suo amico conosciuto al Dopolavoro, al bigliardo o al tavolo del tresette. Molto meno interessato a tutti gli altri aspetti.

Manlio Massole racconta

 

Andava ripetendo spesso che i minatori gli avevano aperto una visione nuova del mondo, una nuova coscienza.

Mio padre:

Una fortuna ho avuto, quella di lavorare in miniera.

Fine anni settanta, fu messo in cassaintegrazione (vedi “Stefanino nacque   ricco”) per motivi politici e sindacali. Un periodo lungo e difficile, non usciva più.
A ritirare quegli stipendi andavo io, poco più che bambino. Non c’è mai stata una volta che abbia dovuto fare la fila: le persone, appena mi vedevano arrivare, si aprivano come un mare e mi facevano passare e mi coccolavano e mi pendevano in giro per la mia Inter. Il percorso da casa a Piazza degli Uffici lo percorrevo, lentamente, perché volevo arrivarci calmo, concentrato e degno di mio padre posto a riposo per i motivi di cui ho appena detto poco sopra. Al ritorno, era una corsa, non vedevo l’ora di tornare a casa, non perché avessi paura che accadesse qualcosa ai soldi: a Buggerru non si chiudevano porte di casa, non si chiudevano neppure le vetture. No: perché mi rendevo conto che quell’uomo, sofferente, mi stava insegnando la vita e la poesia. Mi stava insegnando che la cultura non è nulla se non ti insegna la curiosità verso l’altro, verso ogni alterità, diventa bara che cristallizza ogni sapere.

Novantudue-novantatre: San Giovanni, Bindua. Manlio va in pensione in lotta.
E la festeggia, in sottosuolo, con i suoi compagni.
Mi sono dimenticato di dirvi che siamo tornati ad Iglesias a settembre del 1981.
Un compagno andava indebolendosi, non mangiava e c’era bisogno di tutti.

Non ne diceva il motivo, fino a quando non ha fatto brillare la risposta:
Come posso mangiare, come posso, se a casa mia hanno fame?

Col passo che l’ha portato dalla classe alla miniera, Manlio, non ha lasciato la scuola, semplicemente da insegnante s’è fatto alunno.

In miniera la scoperta chiarificatrice di una vita:
L’ego, l’io non esiste in miniera, in miniera esiste il noi, si ha la necessità continua dell’altro, raramente un minatore dice: io, io, io. Dice: noi, noi, noi.

Questo mio scritto è dedicato alla mia gente di mare e di miniera.
Prima che morisse a Iglesias, l’undici ottobre del duemiladiciotto, chiesi a mio padre:
Babbo che cosa ho fatto fino ad ora?” E lui che non amava la chiacchiera, rispose:
Hai vissuto come dovevi, ti sembra poco?

Ringrazio di cuore voi per l’ospitalità e mio padre per la sua difficile scelta di vita.
Ringrazio mia madre perché è restata a cuore saldo durante tutti i momenti di tempesta.

Riccardo Massole



Manlio Massole ha scritto:

Risacca, Club degli Autori;
Bethger: Il lungo dolore, Fossataro e Arca edizioni,
Stefanino nacque ricco, Manni Editore.
 
Mi sto interessando perché le sue opere vengano pubblicate di nuovo.

 

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Riccardo Massole

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Riccardo Massole

(Iglesias)

Riccardo Massole, è nato e vive a Iglesias, senza titolo e senza curriculum:  rinasce ogni giorno.

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