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Un polo museale iglesiente

 

 

 

 

 

Siamo immersi in una fase storica tra le più caotiche e incerte della nostra breve esistenza. Anche se le contraddizioni e gli errori del sistema economico si sono manifestati da tempo, solo ora la maggioranza se ne sta rendendo conto. Non è solo una questione legata alla pandemia di covid-19 ma è soprattutto una conseguenza delle crisi ambientale e climatica che ci stanno presentando il conto. Un conto molto salato che rischia di pregiudicare il futuro delle nuove generazioni.

Nonostante ciò è importante non perdere la determinazione necessaria per realizzare una svolta decisa e guidare il cambiamento verso un nuovo sistema economico sostenibile per l’ambiente, equo per le persone, fondato sulla consapevolezza di essere una comunità umana in grado di fare fronte a nuove sfide con consapevolezza e determinazione.

In questo quadro globale di trasformazione e di cambiamento s’inserisce la necessità vitale di rigenerazione e potenziamento delle economie locali in chiave eco-sostenibile, riorganizzando le risorse disponibili per metterle in relazione tra loro e per amplificare la loro efficacia.

Tra le risorse più importanti del nostro territorio spiccano le risorse ambientali e naturali, i paesaggi tra i monti e le colline sino al mare, gli antichi cammini minerari, l’archeologia industriale, con le sue complesse e dispendiose problematiche politiche ed economiche. Ma il vero patrimonio, dal mio punto di vista è rappresentato dalla storia, dalla cultura e dalle competenze sedimentate.

Questa zona geografica ha le terre emerse oltre mezzo miliardo di anni fa, tra le più antiche del mondo e, come certificato dall’archeologia, gli insediamenti umani tra i più antichi d’Europa: sei colli neolitici indicano chiaramente la presenza umana a partire da circa ottomila anni fa. Possiamo dire, senza falsa retorica e senza temere di essere smentiti, che l’Iglesiente rappresenta simbolicamente, per la correlazione tra anzianità di terre e insediamenti umani, la madre dei territori europei. Dal punto di vista logico deduttivo non suona strano, avendo la sua costa una prossimità geografica col continente africano, dalla quale provennero, molto probabilmente, importanti flussi migratori dall’Africa verso l’Europa.

Viste queste straordinarie peculiarità è fondamentale sforzarsi di dare valore a questo dato di fatto, sforzandoci di coniugare e declinare scenari possibili per potenziare il futuro economico e culturale della nostra comunità. Per fare ciò è necessario cercare di comprendere come migliorare e rendere efficiente il sistema di fruizione turistica dei nostri territori, a partire dalle sue caratteristiche specifiche.

Le miniere hanno rivestito una straordinaria importanza e lasciato dei segni indelebili in tutto il territorio. Tra le straordinarie opere lascito dell’epopea mineraria ci sono sicuramente la “Miniera di Monteponi”, la “Scuola mineraria” dedicata all’ingegner Giorgio Asproni e la villetta liberty dell’Associazione Mineraria Sarda, questi due ultimi edifici sono localizzati lungo la via Roma e in prossimità dei blocchi scolastici detti delle “scuole elementari maschili” e delle “scuole elementari femminili”. Tutti questi edifici storici sono stati costruiti tra la fine dell'Ottocento e i primi del Novecento iglesiente, essi potrebbero rappresentare un importante blocco museale della città e porsi come elementi propulsivi di un’azione turistica espansiva.

 
Il 26 agosto 1871 è all’ordine del giorno del Consiglio Comunale di Iglesias la proposta dell’allora ministro Sella, nella qualità di membro della Commissione parlamentare d’inchiesta sulla Sardegna, d’istituire nella città di Iglesias una “Scuola per capi minatori”, con annessi laboratori e un museo mineralogico. La sede provvisoria della scuola venne ospitata nell’ex-convento di San Francesco al primo piano, sopra la preesistente “Scuola Tecnica”. Il 24 gennaio 1911 è terminata la costruzione della “Scuola Superiore Mineraria” che diventerà “Regio Istituto Tecnico” a indirizzo minerario con Regio Decreto il 24 agosto 1933. La “Scuola Mineraria” verrà dedicata a Giorgio Asproni (Bitti 1841 – Iglesias 1936), ingegnere e imprenditore minerario che concepì, spinse e finanziò l’idea di una scuola mineraria per capi minatori con sede a Iglesias, spostando da Cagliari al Sulcis Iglesiente gli investimenti e l’interesse per la cultura mineraria in Sardegna. La scuola riuscì a risolvere la mancanza di tecnici minerari, anche per il crescente rifiuto di tecnici stranieri di venire a lavorare in Sardegna a causa della malaria; l'11 giugno 1904 vengono inaugurate le scuole elementari maschili, progettate dall’ingegner Erminio Ferraris, tra le chiese di San Marcello e di San Francesco; nel 1933 terminano i lavori di costruzione delle scuole elementari femminili, inaugurate nel novembre 1934.

 

Abbiamo già immaginato una prima azione possibile attraverso la realizzazione di un “Museo civico” nel palazzo delle ex scuole elementari maschili, capace di coagulare le tensioni artistiche e la memoria storica dell’Iglesiente, e abbiamo anche indicato in modo sintetico e lungimirante quali sono gli ingredienti, le difficoltà e le possibili soluzioni.

È necessario avere il coraggio di mettere in dubbio tutte le nostre certezze, fin dove possibile, per pensare, immaginare e progettare come trasformare l'Istituto Minerario Asproni in una “Scuola internazionale sulla sostenibilità ambientale” con biblioteche specialistiche di geologia, geofisica, mineralogia, cartografia, biologia, botanica, paesaggistica, tecnologie ambientali, remote sensing, tecnologie dei materiali, laboratori informatici con software di visualizzazione 3D e modellazione numerica 3D, sistemi informativi geografici (GIS), computer adeguati alla simulazione numerica, modellazione e virtualizzazione di strutture edifici, paesaggi...

Una scuola internazionale con seminari definiti in calendari annuali disponibili in largo anticipo, scuole estive con studenti e docenti internazionali, nazionali e regionali, collaborazione con le maggiori università internazionali ed europee, premi per tesi di laurea, laboratori di montaggio video per la didattica ambientale a distanza e la divulgazione scientifica, laboratori informatici per sviluppare e gestire software avanzati per la gestione del territorio, la bonifica sistematica, il progetto di soluzioni eco-compatibili, sostenibili e utilizzabili a fini di studio e di turismo.

Tutto questo potrebbe generare “turismo accademico”, in collaborazione con le l'Università di Cagliari e Sassari, da affiancare alle altre iniziative turistiche al fine di intrecciare, amplificare e potenziare la permanenza di chi decide di percorrere il “Cammino minerario” o di chi decide di frequentare le coste durante la stagione turistica, o le manifestazioni storiche e religiose, o ancora gli eventi culturali e sportivi.

Il turismo accademico è notoriamente un turismo ricco e può generare reddito, se ben gestito e soddisfatto con servizi di alto livello (alberghi, ristoranti, commercio, eventi, sport...). Inoltre non si deve sottovalutare il fatto che il turismo accademico ha un ampio bacino di utenza, in tutto il mondo, di età relativamente giovane ed è avvezzo a coniugare la sete di conoscenza con eventi di altra natura, estendibile anche a tutto il territorio regionale.

GoogleMaps 1. Istituto Minerario Giorgio Asproni; 2. Palazzina Liberty dell'AMS; 3. Palazzo ex Scuole maschili.

 

Il potenziamento delle strutture museali e dei servizi di qualità (commercio, palestre, centri benessere, biblioteche, teatro, cinema...) diventerà indispensabile e prioritario per dare coerenza e potenziare la riconoscibilità e la caratterizzazione territoriale di ogni iniziativa.

Integrare tutte le attività economiche in una visione unificante potrà dare la spinta per il recupero degli edifici pubblici in disuso e potenziare l'azione delle associazioni in una dimensione partecipata e condivisa.

Inoltre, l’Istituto minerario potrebbe favorire, se svuotato delle classi attualmente attive anche con soluzioni efficaci (come quella di recuperare spazi nel blocco delle scuole medie in via Isonzo a pochi metri dall’Istituto minerario), la concentrazione di tutti gli elementi storici e scientifici dispersi nel territorio.

Con l’apporto dei ministeri dei beni culturali, della pubblica istruzione e della ricerca scientifica oltre che della soprintendenza ai beni culturali e della Regione Sardegna si potrebbe dispiegare un vero sistema archivistico minerario regionale che, oltre al soddisfacimento di tutti i criteri tecnici e di conservazione, fosse anche facilmente fruibile da studiosi e dal pubblico. Ciò significherebbe concentrare in un’unica struttura, di grande valore storico e facilmente raggiungibile, gli archivi minerari custoditi a Monteponi e in parte anche nell’Archivio storico comunale, oltreché la biblioteca storica dell’Associazione mineraria sarda, che potrebbe essere accorpata in un’unica grande biblioteca storica generata dalla fusione con la biblioteca dell’Istituto Asproni e dalla sua rigenerazione con moderni testi cartacei e in formato elettronico sulle materie oggetto di studio nella futura, possibile, “Scuola internazionale sulla sostenibilità ambientale”.

La concentrazione del patrimonio archivistico e librario oltre che i laboratori e le infrastrutture tecnologiche permetterebbe di ottimizzare il personale e le strutture di sicurezza ossia significherebbe ridurre drasticamente i costi di vigilanza (un unico sistema) e i costi del personale (un unico edificio), oltre che facilitare la logistica della fruizione turistica controllata e della gestione grazie alla sua collocazione e centralità rispetto agli altri elementi d'interesse turistico e museale.

Istituto Minerario, Museo dell'Arte Mineraria e Museo Mineralogico (Iglesias, 2012)


Inoltre, la presenza del “Museo dell’Arte Mineraria” e dello storico “Museo di Mineralogia” potenziato dalla recente acquisizione della “Collezione Manunta”, opportunamente protetta e vigilata, potrebbe essere una ulteriore fonte di interesse turistico e un sicuro stimolo alla partecipazione ai corsi e ai seminari tecnici della “Scuola internazionale”, durante tutto l’anno, offrendo obiettivi tecnici e turistici in un’unica soluzione, potendo offrire: spiagge, trekking, equitazione, escursionismo, arrampicata, parapendio, manifestazioni sportive, eventi storici e religiosi, gastronomici e manifestazioni sportive internazionali e quant’altro vi venga in mente.

E ancora, come effetto collaterale, la villetta liberty dell’Associazione Mineraria Sarda rinnoverebbe i suoi spazi in funzione di un uso moderno sino a diventare un vero polo di eventi culturali proponendo manifestazioni pubbliche, seminari, incontri, presentazioni culturali, senza dimenticare uno spazio interno per commemorare la funzione storica dell’AMS. Il parco circostante, opportunamente potenziato con specie autoctone potrebbe offrire servizi pubblici di ristoro ai turisti di passaggio.

Concepire un possente nucleo museale interattivo significa razionalizzare e organizzare un flusso turistico consistente, tutto l’anno. Avere una visione unificata e integrata può amplificare le già enormi potenzialità e ricchezze di questo territorio.

Contemporaneamente, favorire la realizzazione di un Museo civico, storico archeologico, e di una Pinacoteca iglesiente o dell'Iglesiente, permetterebbe di mettere in piedi un vero sistema museale di pregio con energiche ricadute sul tessuto economico e produttivo, se relazionato strettamente con il “Cammino minerario di Santa Barbara” e le altre innumerevoli iniziative d'interesse turistico.

Monteponi è una realtà a parte e richiede un progetto che abbia un senso e una stretta coerenza con tutto il resto e, visti i precedenti e la realtà contingente, i tempi di realizzazione potrebbero essere troppo lenti se confrontati con quelli del potenziale polo museale di via Roma. A meno che, come è suo solito, la politica non forzi la mano e decida di costruire la casa a partire dal tetto, disperdendo finanziamenti per opere faraoniche senza avere innescato i servizi territoriali che dovranno sostenere l'economia futura in modo duraturo. Opere di questo tipo concentrano gli investimenti in poche mani e producono cattedrali nel deserto, vanificando ogni sviluppo economico e imprenditoriale sino a una nuova catastrofe.

Affinché un progetto integrato di questo tipo possa avere una possibilità di successo è necessario attivare tutta una serie di attività e di servizi di alta qualità, a partire dal commercio nel centro storico, anche tramite la razionalizzazione dell’uso degli edifici pubblici inutilizzati e l’intervento organizzato delle associazioni del territorio e della cittadinanza.

Un’impresa museale di vasta portata come quelle prospettata dovrà essere animata da personale altamente qualificato ed esperto, preferibilmente formatosi nel territorio, al fine di potenziare la coesione sociale.

Se si continuerà ad avere una visione frammentata e una volontà di curare in modo disgiunto ogni iniziativa, seguendo interessi particolari a discapito di quelli collettivi, ogni azione non potrà che essere depotenziata e resa inutile, come è accaduto sinora.

 

Leggi, dello stesso autore

   Il museo civico che non c'è a cura di Mauro Ennas

 

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