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Informazione e disinformazione

 

 

«Nulla potrebbe essere più irragionevole che dare potere al popolo, privandolo tuttavia dell'informazione senza la quale si commettono gli abusi di potere. Un popolo che vuole governarsi da sé deve armarsi del potere che procura l'informazione. Un governo popolare, quando il popolo non sia informato o non disponga dei mezzi per acquisire informazioni, può essere solo il preludio a una farsa o a una tragedia, e forse a entrambe
(James Madison, IV Presidente degli Stati Uniti, tra i principali autori della Costituzione americana)

 

Il quadro dell'informazione in Italia ha caratteristiche estremamente sconcertanti se confrontato col panorama internazionale (indice della libertà di stampa 2020). Infatti è vincolata a pochi gruppi di potere che si scontrano frontalmente e che propongono modelli non sempre divergenti e, nonostante il finanziamento pubblico, producono un'informazione fotocopia, orientata alla persuasione piuttosto che all'informazione. Il modello culturale della logica di fazione si fa sentire più che mai anche nella carta stampata dov'è apparentemente più evidente, piuttosto che in quella televisiva dove si annidano meccanismi più sofisticati di mimetismo e destabilizzazione della percezione.

Quanti hanno notato che molte reti televisive ripetono ossessivamente le stesse notizie in tempi diversi senza dare un'esplicita indicazione temporale della notizia originaria (data ed ora della prima diffusione) facendoci perdere il senso temporale cronologico degli eventi. Il passato si mescola col presente in un continuum senza senso. Immagini che vengono tagliate e ricucite su eventi che non rappresentano, perché tanto "il telespettatore distratto non si accorgerà di niente".

Qual è il danno in termini percettivi che un sistema del genere sta producendo sul sistema nervoso dei telespettatori? È questo ciò che vogliamo?

Disinformazione e propaganda: il ruolo della televisione (2019)

 

Siamo stati abituati alla possibilità di distinguere, attraverso le etichette, i prodotti che mangiamo. Sapere la provenienza del cibo aumenta la fiducia e ci rende consumatori consapevoli. Le televisioni private non ci meravigliano di niente, ma le reti della televisione di Stato che danno notizie spesso indistinguibili, prodotte da giornalisti che hanno le sembianze di piazzisti piuttosto che di addetti alla cultura e all'informazione libera in un paese dalla cultura millenaria come il nostro, ci dovrebbero almeno indignare! Tra questi piazzisti c'è anche chi, in un recente passato, ha spacciato gli oroscopi come utili all'interpretazione del quadro politico e altre oscenità. Perché tutto questo è stato reso possibile?  E, per non farci mancare niente, c'è anche chi vorrebbe ridurre gli anni di studio della scuola dell'obbligo e fare votare i sedicenni. Che relazione hanno queste azioni concentriche? C'è una reale volontà di depotenziare e destabilizzare la percezione della cultura e dell'informazione in questo paese? La risposta è chiaramente positiva e coinvolge anche chi dice di non volerla.

In un sistema realmente pluralista e che tiene conto della volontà popolare espressa col voto, dovrebbe esserci un sistema televisivo regolamentato in modo da tenere conto ed essere coerente con le aspettative dell'elettorato. I canali dovrebbero tenere conto degli schieramenti politici (dei partiti rappresentati in Parlamento). I giornalisti sarebbero costretti a schierarsi e ad essere più trasparenti e coerenti, gli sponsor allo stesso modo tenderebbero a finanziare e appoggiare i canali che supportano i loro interessi in modo trasparente agli elettori. Ciò non escluderebbe a programmi di qualità di emergere e di creare nuovi modelli.

La consapevolezza diffusa e la chiarezza dell'offerta informativa televisiva permetterebbe una più attenta interazione tra cittadini e governi in un continuo miglioramento del sistema democratico. La tecnologia permette già la disponibilità di una molteplicità di canali televisivi e la larga banda sulla rete Internet permetterà la diffusione di contenuti video sempre più concorrenziali in qualità rispetto alla televisione.

Fake News e disinformazione (2018)

 

I canali televisivi, finché non prevarrà Internet, dovrebbero essere messi a disposizione di ogni partito che ha eletto dei rappresentanti in Parlamento e il cui finanziamento dovrebbe essere proporzionale ai voti ottenuti rispetto al totale dei voti disponibili. In questo modo ogni punto di vista verrebbe rappresentato in modo decisamente plurale e sicuramente più trasparente. Ogni cittadino capirebbe se un discorso ha connotazioni fasciste, liberali, radicali, cattoliche, socialdemocratiche o comuniste e se rappresenta veramente e concretamente i suoi interessi. Ogni cittadino avrebbe gli strumenti per capire se il suo punto di vista, i suoi valori, il suo modello di onestà intellettuale e sostanziale sono compatibili con uno schieramento politico o un partito e decidere chi sostenere alle elezioni.

Dalla reale competizione tra ideali e prassi scaturirebbe la concreta possibilità di una evoluzione politica in chiave liberale democratica, socialista democratica o cattolica, o tutte le cose insieme, un'intersezione virtuosa di interessi comuni. Gli estremismi verrebbero emarginati naturalmente, le politiche favorirebbero il vero "bene comune" nazionale e non quello delle fazioni, la solidarietà avrebbe più sostenitori contro chi vuole avere un posto al sole perenne infischiandosene degli altri e a discapito degli altri. Sarebbe un segnale di civiltà e contro gli opportunisti e chi opera con una logica da usuraio: maggiore è il danno comune maggiore il guadagno individuale.

Con le possibilità tecnologiche attualmente disponibili, con la possibilità multimediale offerta dai nuovi media digitali, sono possibili più modi per ottenere più risultati intermedi tra due posizioni completamente opposte. Abbiamo la possibilità di creare e potenziare nel tempo modelli di crescita culturale che convergano verso una consapevolezza diffusa e pluralista oppure verso una destabilizzazione della percezione e verso un'omologazione semplificata dei gusti e dei modelli di rappresentazione del mondo.

La distinzione, tra molte sfumature, è stata sempre quella tra cittadini consapevoli e consumatori e, senza dubbio, la seconda visione del mondo è quella che ha prevalso finora. È ora di cambiare!

 

La libertà dei mezzi di comunicazione

La partecipazione di donne e uomini liberi alle scelte di un'intera comunità è il concetto cardine della politica. La partecipazione alle scelte è strettamente legato al sentimento profondo di comunità, all'individuazione di bisogni comuni e di strumenti democratici atti a soddisfarli. Il controllo democratico agisce attraverso l'educazione alla partecipazione, vista non come un accessorio ma come un bene primario della vita quotidiana dell'individuo nella comunità, la libertà dei mezzi di comunicazione è, per questo motivo, il cardine del sistema di controllo democratico.

La complessità dei moderni sistemi sociali democratici ha allontanato il cittadino comune dai meccanismi decisionali, relegandolo al ruolo di comparsa, anche nel momento elettorale, che per molti non è più neppure il momento della resa dei conti tra cittadini rappresentati e potere politico, non essendo più chiara e distinguibile per l'uomo comune la missione politica dall'interesse personale. Ciò porta all'astensionismo come atto finale, crepuscolo della democrazia partecipativa.

In questo contesto degradato si manifesta forte la necessità di strumenti per il controllo diretto della democrazia, o meglio della democraticità delle scelte che coinvolgono un'intera comunità. Gli strumenti di partecipazione sono dunque strumenti di comunicazione, spazi fisici o virtuali per la riflessione, preambolo di ogni trasformazione e progresso.

Le tecnologie dell'informazione oggi disponibili sono armi a doppio taglio: possono essere un utile strumento per ridare vita al rapporto cittadino-istituzione e per rinvigorire lo spirito partecipativo, essenza della democrazia, così come uno strumento di controllo reazionario (fascista, capitalista, integralista, comunista).

La potenza dei nuovi mezzi di comunicazione è tale da lasciare disarmato chi ne resta privo e determinare il controllo totale da parte di chi li utilizza al meglio e su vasta scala. Ogni moderna democrazia deve avere chiara la potenza dello strumento e deve rendere accessibile a tutti la conoscenza delle potenzialità positive come di quelle nefaste per il contesto democratico.

La partecipazione è, nella sua forma più pura ed elevata, incontro tra individualità in cerca di armonia, dibattito acceso tra mentalità differenti ma potenzialmente convergenti. La partecipazione coinvolge il processo di acquisizione delle informazioni, di elaborazione relazionale e filtraggio delle stesse ed infine il processo di decisione cui è finalizzata. La partecipazione è l'incontro armonioso tra il dubbio, l'idea e la sua rappresentazione. La partecipazione è consapevolezza dell'importanza dell'altro, della comunicazione sincera e disinteressata e della condivisione delle soluzioni per il bene comune.

Senza la libertà dei mezzi di comunicazione di massa tutto è vano, significa negare la necessità della partecipazione popolare alle definizione degli obiettivi (come stanno tentando di fare le grandi corporation tramite tentativi di controllo della rete. La mancanza della libertà nei mezzi di comunicazione segna l'avvento di un governo conservatore, ingiusto, dispotico e prepotente: la democrazia compressa non potrà che reagire in modo violento e imprevedibile.

Informare sulla giustizia: il coraggio di essere onesti (consigliato)

 

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