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Benessere e aspirazione alla felicità

 

«Non possiamo misurare lo spirito nazionale sulla base dell’indice Dow Jones né i successi del Paese sulla base del Prodotto Interno Lordo. Il PIL comprende l’inquinamento dell’aria, la pubblicità delle sigarette, le ambulanze per sgombrare le nostre autostrade dalle carneficine del fine settimana… Comprende programmi televisivi che valorizzano la violenza per vendere prodotti violenti ai bambini. Cresce con la produzione di napalm, missili e testate nucleari. Il PIL non tiene conto della salute delle nostre famiglie, della qualità della loro educazione e della gioia dei loro momenti di svago. Non comprende la bellezza della nostra poesia e la solidità dei valori familiari. Non tiene conto della giustizia dei nostri tribunali, né dell’equità dei rapporti fra noi. Non misura né la nostra arguzia né il nostro coraggio né la nostra saggezza né la nostra conoscenza né la nostra compassione. Misura tutto, eccetto ciò che rende la vita degna di essere vissuta.» (Robert Kennedy, Dal discorso tenuto il 18 marzo 1968 alla Kansas University)

«Discutere di indicatori è un modo per discutere dei fini ultimi di una società e della direzione che essa intende intraprendere.» (Amartya Sen, economista e premio Nobel 1989)

 

Nel corso della storia sono state elaborate diverse nozioni di benessere, di sviluppo e di progresso. Nell’ultimo secolo il benessere è stato sostanzialmente considerato sinonimo di benessere economico e la contabilità economica nazionale ha avuto dei riflessi su questo modo di pensare. Il P. I. L. (Prodotto Interno Lordo, PIL) è stato considerato come lo strumento principale di misura dello sviluppo.

L’obiettivo delle politiche economiche è stato sempre quello di aumentare il PIL, ma a poco a poco si è insinuato il dubbio che il PIL non fosse una misura corretta del benessere. In genere si ipotizza che il benessere corrisponda al livello di produzione di un paese, ciò significa che più si produce, più si hanno a disposizione beni e servizi, più le persone stanno bene e in ultima analisi sono felici.

Questa ipotesi risulta vera ancora oggi?

Il PIL della Sardegna confrontato con quello della Lituania (2003-2014)

 

PIL italia contro Germania e Spagna

 

Attualmente si è evidenziato uno scostamento tra i dati rilevati sul benessere (fattori che hanno influenza sulla qualità della vita) e la crescita del PIL; legame, questo, che sembrava essere una immutabile verità. Oggi, l’aumento del PIL e la sua corrispondenza con l’aumento di benessere effettivo, viene messo continuamente in discussione e vengono evidenziati i suoi limiti e quelli del suo principale indicatore: per questo vengono proposte interpretazioni alternative e nuovi indici.

Questo effetto si chiama “effetto soglia” (Threshold Hypothesis, Max-Neef 1995): raggiunta una certa soglia di crescita, il beneficio addizionale di un’ulteriore crescita è inferiore al costo della crescita stessa.

Prodotto interno lordo europeo pro capite 2018 (Gross domestic product, GDP)

 

Andare oltre il PIL significa rimettere al centro la persona ed il concetto di benessere a partire da quello economico. Se l’obiettivo è la felicità, difficile da quantificare, ci si riferisce al benessere sociale e allo standard di vita (ad esempio: aspettativa di vita, istruzione, reddito pro capite).

Il PIL non tiene conto dei vantaggi reali e sociali, neppure di quelli ambientali e non discrimina la qualità delle azioni e degli investimenti e neppure la qualità dei risultati degli investimenti. In una frase: non tiene conto della complessità del mondo.

Il PIL non rileva la quantità e la qualità dell'istruzione, il livello di corruzione e criminalità, il rispetto e il consumo delle risorse dell'ambiente, inoltre non tiene conto del livello di povertà, della sicurezza economica, dello stato di salute, del livello di mortalità e di altri parametri sociali che sono invece fondamentali per la valutazione del benessere e della felicità di una popolazione.

Il PIL non registra i costi derivanti dalle attività produttive dannose, in altri termini, non tiene conto delle cosiddette “esternalità negative” rilevabili quando l’attività di produzione di un’impresa riduce il benessere di altri soggetti (per esempio l’inquinamento di un fiume da parte di una fabbrica) oppure quando i beni prodotti sono beni di distruzione di altri beni (come la produzione di armi da guerra): attualmente l’industria bellica incrementa il PIL di un paese produttore anziché decrementarlo!

Inoltre il PIL non riflette tutto ciò che viene prodotto, come le attività illegali (economie   sommerse e evasione fiscale), informali o le attività legali ma occultate. Nuovi sistemi di contabilità europea e internazionale spingono i paesi a contabilizzare nel PIL anche l’economia non osservata.

Infine il PIL ignora i diritti umani e le libertà dei popoli, non considera il tempo risparmiato e il tempo libero come dei vantaggi, non considera la distribuzione della ricchezza, non differenzia i servizi pubblici di utilità sociale da un qualunque altro prodotto, ignora i lavori domestici e i servizi di volontariato e quanto rende socialmente più ricca una società e la vita degna di essere vissuta.

Dove vivono i ricchi in Italia? Il Sulcis Iglesiente è il fanalino di coda in Italia come in Europa.

 

Il prodotto interno lordo è stato definito nel modo seguente: 

PIL = Consumi + Spesa dello Stato + Investimenti + (EsportazioniImportazioni)

Consumi → il valore totale dei beni e servizi prodotti in un Paese da parte di operatori economici residenti e non residenti nel corso di un anno, e destinati al consumo dell'acquirente finale.

Spesa dello Stato → investimenti pubblici

Investimenti → investimenti privati

Esportazioni - Importazioni → esportazioni nette (esportazioni totali meno importazioni totali). Non viene quindi conteggiata la produzione destinata ai consumi intermedi di beni e servizi consumati e trasformati nel processo produttivo per ottenere nuovi beni e servizi.

A partire dagli anni novanta sono stati proposti i primi indici di benessere alternativi al PIL, dagli anni 2000 il numero di questi indici si è ampliato di un ordine di grandezza (attualmente sono circa una trentina gli indici presi in seria considerazione dagli economisti), questo grazie alla pressione dell’opinione pubblica (spesso attraverso organizzazioni non governative) su temi ambientali e sociali.

ISU mondiale 2019 
Indice di sviluppo umano (HDI, 2019)

 

L’indice di sviluppo umano

Nel 1990 viene introdotto l’indice si sviluppo umano (HDI, Human Development Index, Hac-Sen)   utilizzato, a partire   dal 1993, dall’ONU parallelamente al   PIL per valutare   la qualità della vita nei paesi membri.

Si basa su tre indicatori principali:

  • Indice di aspettativa di vita (LEI, Life Expectation Index)a
  • Indice di istruzione (EI, Education Index)
  • Indice di reddito (II, Income Index)

HDI è il risultato della media geometrica dei tre indicatori (radice cubica del prodotto dei tre indicatori).

Guardando la classifica mondiale possiamo vedere che l’Italia è collocata nella parte più alta, tra i paesi più sviluppati, eppure è evidente a tutti che, almeno negli ultimi 20 anni si è avuto un costante e progressivo peggioramento della qualità della vita, nella sanità, nell’istruzione, nelle infrastrutture e dei servizi, e le condizioni del territorio: in misura più marcata in alcune aree del paese come il meridione e le isole.

La causa prevalente è la diminuzione degli investimenti (pubblici e privati) e del credito alle imprese, oltre che dell’indebitamento che ha causato la loro chiusura, le minori esportazioni e il grave aumento della disoccupazione (specialmente giovanile) con la progressiva diminuzione dei consumi interni delle famiglie, ma anche una crescente spesa sanitaria e della pubblica amministrazione per inefficienze e sprechi dovuti alla cattiva gestione e all’uso criminale delle risorse, al quale si accompagna una crescente sfiducia e una crescente evasione fiscale. Risulta chiara l’esigenza di avere a disposizione indicatori più precisi, che tengano conto anche di parametri che degradano le prestazioni economiche: d’ora in avanti non solo goods ma anche bads nelle valutazioni dello sviluppo e della crescita.

 

Le raccomandazioni della “Commissione Stiglitz-Fitoussi-Sen”

Sempre a testimoniare la crescente attenzione del mondo politico sul tema della misura del benessere, il presidente francese all’inizio del 2008, ha incaricato gli economisti Jean-Paul Fitoussi, Joseph Stiglitz e Amartya Sen, di riflettere su come cambiare gli indicatori dello sviluppo economico. Sono state individuate le seguenti raccomandazioni per la costruzione degli indici di benessere economico.

  • Per valutare il benessere materiale bisogna analizzare i redditi e il consumo, piuttosto che la produzione.
  • Impostare l’analisi dal punto di vista delle famiglie, guardando al reddito e ai consumi delle famiglie (prendendo cioè in considerazione tasse, prestazioni sociali e servizi forniti dallo Stato, come la sanità e l’istruzione, e interessi sui prestiti che le famiglie pagano).
  • Considerare, oltre al reddito e al consumo, il patrimonio delle famiglie, distinguendo tra chi spende tutto per consumi, accrescendo il benessere immediato, e chi invece risparmia per il benessere futuro.
  • Dare maggiore importanza alla distribuzione dei redditi, del consumo e del patrimonio.
  • Estendere gli indicatori alle attività non legate direttamente al mercato.
  • Migliorare la valutazione di sanità, educazione, attività personali e condizioni ambientali, mediante calcoli oggettivi e strumenti a carattere soggettivo (sondaggi).
  • Valutare in maniera esaustiva le ineguaglianze rispetto alla qualità della vita, calcolando le differenze tra individui, tra diversi gruppi sociali, per genere e per generazione.
  • Realizzare indagini per capire come le evoluzioni in un settore della qualità della vita hanno ripercussioni su altri.
  • Gli istituiti di statistica dovrebbero rendere disponibili le informazioni necessarie per creare un indicatore sintetico della qualità della vita;
  • L’utilizzo congiunto di misure di benessere oggettive e soggettive fornisce indicazioni essenziali per misurare la qualità della vita;
  • Definire una griglia di indicatori per misurare la "sostenibilità" del benessere questione questa complementare al benessere attuale e quindi da esaminare distintamente;
  • Definire una griglia di indicatori di sostenibilità ambientale che consentano di misurare il livello di pericolo conseguenza del danneggiamento ambientale.

Alcuni indici preesistenti possedevano alcune caratteristiche complanari con le suddette raccomandazioni.

 

Indici di sostenibilità dello sviluppo

L’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) introduce l’indice di qualità della vita (BLI, Better Life Index), basato su 11 parametri

  • Abitazione
  • Reddito
  • Lavoro
  • Comunità
  • Educazione
  • Ambiente
  • Forma di governo
  • Salute
  • Soddisfazione delle vita
  • Sicurezza
  • Equilibrio vita\lavoro

Nei paesi industrializzati la correlazione ricchezza e prosperità è evidente, ma non è possibile comparare paesi che si scostano dal modello economico occidentale. Per cui il suo uso è limitato alla comparazione dei paesi OCSE.

La Banca Mondiale ha introdotto le stime di benessere (Welth Estimates) secondo standard consolidati di valutazione della ricchezza

capitale prodotto

  • valore dei macchinari
  • valore delle attrezzature (incluse le infrastrutture)
  • valore dei terreni urbani

capitale naturale

  • risorse del sottosuolo (inclusa acqua)
  • terra
  • foreste

capitale intangibile

  • capitale umano
  • qualità dell’istruzione
  • qualità delle istituzioni di governo

Dalle analisi condotte risulta chiaro che i paesi più sviluppati sono caratterizzati dall’avere un maggiore sviluppo del capitale intangibile, mentre sui paesi più poveri ha un maggiore impatto del capitale naturale. Vediamone alcuni solo a titolo esemplificativo.

Un altro indice interessante è l’indice di sostenibilità del benessere economico (ISEW, Index of Sustainable Economic Welfare) sostenuto anche da James Tobin e proposto da Herman Daly e John Cobb nel 1989. ISEW è esemplificabile come segue:

ISEW = consumi personali +  

+ spese pubbliche (esclusa la difesa militare)

-  spese private a scopo difensivo

-  formazione del capitale

+ servizi da lavoro domestico

-  costi di degrado ambientale

-  deprezzamento del capitale ambientale

 

Questo indice sta alla base dell’indice di progresso reale (GPI, Genuine Progress Indicator)

GPI = consumi personali +

+ valore del lavoro domestico

+ valore dei servizi di volontariato

- costi di degrado ambientale

- costi del crimine

- costi per divorzi e altre questioni familiari

- deprezzamento del capitale naturale

- costi dello stress

- aumento del credito al consumo

- costi delle disuguaglianze sociali

 

Questi ultimi indici tengono conto in modo concreto delle eventuali “esternalità negative” prodotte dal processo di sviluppo economico.

Un ultimo indice (anzi un insieme di indici frutto di una valutazione sistematica dei termini influenti nella creazione di benessere economico) è stato proposto in Italia nel 2011.

 

Benessere Equo e Sostenibile (BES)

Il BES nasce all’interno del comitato CNEL-ISTAT e si articola in dodici parametri, che sono stati declinati in un set di 134 indicatori. È stato pubblicato nel marzo del 2013 il primo “Rapporto sullo stato del benessere equo e sostenibile in Italia”.

Il BES aspira a divenire una sorta di “programma politico strategico” perché la riflessione su come si misura il benessere e su quali sono i parametri che la condizionano è anche una riflessione su come la politica può definire i suoi obiettivi e valutare i risultati della sua azione in modo concreto e misurabile. A partire da un quadro condiviso, come quello proposto, molte potrebbero essere le attività che la politica, le parti sociali e gli istituti di ricerca potrebbero intraprendere per migliorare e incentivare la ricerca della felicità.

 I dodici indicatori del BES

 

Da questi semplici esempi è possibile trarre un insegnamento immediato per valutare, misurare e confrontare la qualità della vita reale nei nostri territori e avere una maggiore consapevolezza della situazione economica e di quali sono i punti deboli o di degrado e quali i punti di forza e le prospettive del sistema produttivo e sociale locale.

Questo è un valido strumento per accrescere la consapevolezza per analizzare e capire le cause di questo regresso e le possibilità concrete per cambiare rotta.   Riflettere sui parametri che caratterizzano la nostra percezione della qualità della vita possono stimolarci a immaginare soluzioni razionali ed efficaci per migliorare l’economia dei territori. 

La consapevolezza e l’analisi della realtà sono solo i primi passi verso la maturazione di una effettiva volontà di cambiamento.

Altri indici

  • Indice di Sostenibilità della Fondazione ENI Enrico Mattei (FEEM SI)
  • Global Peace Index (GPI)
  • Felicità Interna Lorda (GNH)

Per una lista completa vedere wikipedia.org

 

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