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Iglesias: martedì, 11 maggio 1920

 

 

Il 16 novembre 1919, alle elezioni politiche in Sardegna il movimento dei reduci (lista con l’elmetto) è la più votata nel collegio uninominale che comprende Iglesias col 24,3% (due eletti e in Sardegna tre seggi su dodici). I combattenti sono un gruppo eterogeneo con una forte base anarchica di lavoratori agricoli ritornati dalla dura guerra di trincea, riluttanti a ripristinare i vecchi ordini gerarchici di subordinazione sociale e gruppi dirigenti della piccola borghesia intellettuale.

Sono "contadinisti" e antibolscevichi con molti punti di contatto col socialismo riformista dei minatori dell’Iglesiente per la comunanza d’esperienze e sofferenze tra le componenti di ex combattenti della “Grande guerra”, ma hanno anche delle sostanziali differenze che diventeranno sempre più evidenti nell’arco degli anni successivi sino a coagularsi in una parte filo fascista e una decisamente antifascista. Due settimane dopo le elezioni, il 1° dicembre 1919, ottomila minatori delle miniere del Sulcis-Iglesiente scioperano per il salario.

  
Ferruccio Sorcinelli (banchiere), Francesco Saverio Nitti (primo ministro), Angelo Corsi (sindaco)
 

L’avv. Ferruccio Sorcinelli, imprenditore spregiudicato, in rappresentanza degli interessi delle imprese minerarie del territorio, decide di usare il pugno di ferro contro le maestranze e il 13 dicembre 1919 invita il Ministero dell’Interno all’invio di truppe a Iglesias per la repressione della sommossa minacciata. Ai venti Carabinieri presenti sul territorio si aggiunse presto un battaglione di fanteria con sei sezioni mitragliatrici inviate da Cagliari con massima urgenza. Il 17 dicembre 1919 il prefetto di Cagliari richiede al Ministero l’invio di un ulteriore battaglione per Bacu-Abis. Il Governo di Francesco Saverio Nitti (del Partito Radicale storico, rappresentato a sinistra nel parlamento post-unitario) comprende l’urgenza e non si fa attendere. Lo scontro si compone nel gennaio 1920 a Roma. 

Le misure prese sono insufficienti. Il 31 marzo 1920 il Sorcinelli chiede indietro le truppe ripartite ad emergenza finita. I mesi di sciopero, le razioni di cibo insufficienti e la tensione accumulata fanno cedere alcune famiglie che chiedono l’aumento delle razioni sotto la finestra del Sottoprefetto, è il sabato 8 maggio 1920 (“Protesta per il pane”). Si raccoglie una folla di un migliaio di persone, delegazioni di minatori, madri di famiglia agitate che chiedono il pane ad alta voce. Poi ritorna la calma. Il successivo lunedì 10 maggio 1920, un comunicato, affisso dalla direzione della miniera, annuncia la volontà di decurtare 1,40 lire (pari a mezza giornata di lavoro), ad ogni operaio che avesse partecipato alla manifestazione del sabato precedente. I minatori mandano un rappresentante dall’ingegner Binetti: dopo un fallito tentativo d’accordo che coinvolgeva anche l’ingegner Stefani, direttore della miniera di San Giovanni (località tra Iglesias e Gonnesa), è “muro contro muro”.

La dirigenza della miniera di Monteponi è orientata a mantenere un atteggiamento fermo e determinato per evitare ogni pretesa avanzata dai lavoratori, e contemporaneamente si sente forte dell’appoggio militare del governo ottenuto attraverso la Prefettura. I minatori forti dell’ampio consenso tra i lavoratori e le famiglie, decidono di partecipare a manifestazioni e comizi per ottenere migliori condizioni di lavoro e di salario. Per l’ingegner Andrea Binetti e i suoi collaboratori, questo è sufficiente per decurtare parte del salario ad un gruppo d’operai, individuati tra coloro che hanno partecipato ai comizi.

La decisione è supportata dalla capacità militare organizzata e messa in atto dai mesi precedenti e dalla paura d’occupazione dei pozzi e conseguente blocco totale delle produzioni. La situazione è fuori controllo e precipita la mattina di martedì 11 maggio 1920.

Gli operai si concentrano a Monteponi. Vedono il direttore in auto, lo circondano e gli si stringono, obbligandolo a venire fuori, poi formarono un corteo di oltre duemila persone e lungo alcuni chilometri, in testa al corteo viene spinto il direttore della miniera. Il corteo partì da Monteponi e si diresse dapprima verso via Roma per raggiungere, come da accordi, il "Teatro Arena" (“Su teatru becciu”, tra l'attuale palazzina INPS e il palazzo dell'UPIM, tra via Nuoro e via Diaz), ma poi il gruppo di testa svoltò in via san Marcello per giungere in via don Minzoni (“Sa ruga ‘e Preri Marroccu” e non “Porru” come ricordata erroneamente) diretti verso via Sebastiano Satta, visto il blocco di due Carabinieri posti all'imbocco di via Pullo accanto alla chiesa di San Francesco.

La coda del corteo, vista la deviazione, proseguì per via Baudi di Vesme dove venne raggiunta dal giovane sindaco Angelo Corsi, per poi svoltare sempre in via don Minzoni, affrettandosi a raggiungere la testa del corteo dove era trattenuto l’ingegner Binetti. Altri due Carabinieri sono posti all'imbocco di via Satta, in prossimità del palazzo del Sottoprefetto (Piazza Municipio). Il Binetti è accompagnato dal vice-commissario Gagliani e due Carabinieri; quando viene raggiunto da Corsi è fatto oggetto di scherno e subisce un lancio di pietre nel suo approssimarsi ai Carabinieri che gli sopravanzano facendogli da schermo. Partono i primi colpi a bruciapelo su ordine del Gagliani ed è un fuggi fuggi generale; altri colpi raggiungono gli operai in fuga verso via Vesme e via don Minzoni.

L'Unione sarda (di proprietà dell'avv. Sorcinelli) del 12 maggio 1920.

 

Nel frattempo sopraggiungono in via Baudi di Vesme altri minatori dalla miniera di San Giovanni, i Carabinieri all'inseguimento dei fuggitivi li incontrano e sparano ancora, cade un ragazzo di 18 anni. La mole di colpi sparati (7 morti e 26 feriti registrati all’ospedale tra i quali cinque militari) fa ipotizzare un appostamento preordinato con più di quattro unità abilitate a fare fuoco, anche dai tetti delle case, come testimoniato a caldo da un ragazzino. Gli operai dilagano nelle vie del centro (via don Minzoni, via Baudi di Vesme e via Mazzini “S’arruga de Santa Crara”, ma sono molti di più.

Eccidio di Iglesias: i funerali pubblici del 12 maggio 1920 (Archivio storico di Iglesias). 

 

Una carneficina. Il Governo nazionale ha paura che il moto iglesiente possa produrre un’espansione della rivolta in tutta l’Isola e poi a livello nazionale, innescando la temuta “rivoluzione rossa” minacciata nei raduni dei minatori: l’incrociatore Andrea Doria con nuove truppe viene inviato a Cagliari.

Corteo dei minatori (Iglesias, 11 maggio 1920).



Undici operai furono processati e condannati per aver "con violenza e minacce cagionato una sospensione di lavoro allo scopo di imporre alla direzione della miniera di Monteponi il pagamento del salario per una mezza giornata nella quale non s'era lavorato", altri dodici scioperanti (tre dei quali si diedero alla latitanza) furono processati "per avere in correità ed in unione con altri, in Monteponi, illegittimamente, con minacce a mano armata, privato l'ing. Binetti Andrea della libertà". L’amministrazione socialista guidata dall'allora sindaco Angelo Corsi, decise il lutto cittadino e i funerali delle vittime si svolsero a spese del Comune.

 
  
Cronistoria 1919-1926; Angelo Corsi, Giuseppe Pichi e Ruggero Pintus (direzione del Partito Socialista Unitario); discorso parlamentare di Giacomo Matteotti del 30 maggio 1924.

 

Le conseguenze dell'eccidio si fecero presto sentire anche a livello nazionale. La temuta "rivoluzione rossa" inaspri i conflitti politici e sociali in preparazione della reazione fascista alle elezioni politiche del 6 aprile 1924, con brogli e intimidazioni.

Cronologia di Iglesias 

 

Riferimenti bibliografici
Alcuni elementi salienti della ricostruzione sono tratti da "Quel tragico martedì 11 maggio 1920" di Salvatorico Serra (1986) , da "Il cavaliere dei rossomori" di Giuseppe Fiori (1985) e da "Socialismo e fascismo nell'Iglesiente" di Angelo Corsi (1979).

 

Scarica i file

   Cronologia essenziale di Iglesias (26MB)

   Atti parlamentari (35 MB)

 

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   Ingiustizie: ieri e oggi a cura di Daniela Aretino Dessì

   Il lato oscuro di Quintino Sella a cura di Mauro Ennas

 

Blog collettivo iglesiente

  

 

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