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Cinema: finzione e realtà

 

 

 

100 film per capire il mondo

In queste brevi note cercherò di sintetizzare alcuni aspetti spesso trascurati relativi a circa 100 anni di cinema, riportando alla mente, attraverso (approssimativamente) 100 film selezionati dalla produzione cinematografica internazionale, temi ed evocazioni che, visti sotto la giusta luce e il giusto distacco, potrebbero aiutarci a capire il mondo e i rapporti di potere sul mondo.

Questa è chiaramente una provocazione, lo stimolo per approfondire e trovare delle indicazioni utili nel nostro percorso quotidiano che possono essere confrontati con fatti e situazioni vissute, conservate nella nostra memoria o riemerse in un fatto di cronaca o della storia recente, nella letteratura o in generale nella cultura che abbiamo frequentato.

Il tema principale è il rapporto tra finzione e realtà, nella vita quotidiana, nei rapporti interpersonali, nel "teatrino" della politica, nei rapporti di potere e col potere dello Stato e delle altre organizzazioni che concorrono, nel bene e nel male, a determinare un "ordine sociale", quello nel quale siamo immersi dalla nostra nascita, come nell'aria che respiriamo.

Generalmente la storia del cinema preferisce un ordine cronologico, quando si vogliono mettere in contrasto contesti e situazioni fortemente ancorati nel tempo e nello spazio mentre la critica cinematografica, che vuole sottolineare un particolare punto di vista, si rifà agli autori e in particolare alla sceneggiatura e alla regia. Nel seguito useremo un diverso approccio. Queste brevi note non hanno grandi pretese e vogliono solo sottolineare una varietà di temi e molti punti di vista, in un caotico-spazio-temporale che potrebbe mettere in ordine le nostre idee sul mondo e produrre concetti e punti di vista laterali: per alcuni potrebbero essere idee nuove, per altri idee consolidate, per altri ancora idee fortemente discutibili o completamente errate. Il dubbio sarà la nostra guida. 

Una sintesi estrema, questa che vi propongo, che vede protagonisti gli uomini e le donne che animano la finzione cinematografica per restituire valore alla realtà e alla profondità del mondo. I film proposti non è detto che siano considerati dai più dei capolavori ovvero delle opere universalmente riconosciute, possono essere anche film minori dei quali riconosco il tentativo, più o meno riuscito, di comunicare ragioni ed emozioni significative "in qualche senso". Sono certo che mancheranno molti dei vostri film preferiti, ma questo può avere il vantaggio di arricchire la vostra "lista dei film da vedere" con delle nuove opere interessanti.

Per orientarci in questo mare di informazioni ci serviremo della bussola delle parole (o di associazioni di parole) che nella loro semplicità accolgono la sintesi delle immagini in movimento e includono migliaia di altre parole interconnesse tra loro per evocare e generare discorsi, storie, allegorie, metafore e ancora significati e significanti. Per semplificare la citazione userò la convenzione "Titolo del film, anno": chi vorrà potrà cercare il film nella lista ordinata per anno, alla fine di queste note, per aggiungere informazioni quali la regia e la nazione di produzione del film e qualche collegamento a risorse in rete. La selezione è puramente soggettiva e tempo-variante, nel senso che se la rifacessi domani sarebbe un'altra lista, e tra un mese sarebbe, molto probabilmente, completamente diversa. Vorrei fare emergere le idee e i contenuti concettuali condivisibili senza concentrare l'attenzione su fatti specifici o sui personaggi della finzione e/o della realtà.

Mi scuso fin d'ora per l'omissione di capolavori che sono a tutti cari.

Questo viaggio nel risveglio della consapevolezza sopita passa attraverso la finzione dell'immaginazione ma vuole approdare nel reale e guardarlo con occhi nuovi. Il tema dell'apparenza che maschera la realtà è uno dei temi fondamentali della filosofia (da Parmenide a Platone, Aristotele, sino ad Hobbes, Kant e poi con l'Erscheinung hegeliana e ancora il "velo di Maya" in Schopenhauer).

Il cinema gioca su questo tema sempre e comunque, è il suo metodo fondamentale, non ne può fare a meno. Spesso il significato profondo di questo tema centrale non si riesce a spiegare completamente perché ha bisogno di esempi concreti che non sempre è possibile svelare. Resta un velo di mistero che copre il significato delle parole e nasconde il significante in un mare di simboli e oggetti ininfluenti all'interpretazione. Michelangelo Antonioni lancia il suo messaggio nella bottiglia nel famoso finale di "Professione reporter, 1975", con la storia del cieco, il famoso finale della scena nella quale l'interruttore di una lampada termina con un'immagine fissa anziché con una lampadina (luce) come ci si aspetterebbe. L'immagine fissa è come il buio senza la consapevolezza del buio. L'immagine del mondo che viene proiettata nel nostro subconscio è artificiale e immobile, la sua fissità è come il buio totale con la sensazione di luce (l'immagine fissa è la luce che non c'è): l'immagine fissa non è vera luce e ci confonde facendoci credere di essere consapevoli mentre il nostro stato è di totale inconsapevolezza. Nessun altro regista della storia del cinema ha sintetizzato in questo modo la mente e il mondo, la mappa e il territorio, l'apparenza e la realtà e la sua potente valenza politica. 

Michelangelo Antonioni, Professione: reporter (The Passenger), Francia/Italia/USA/Spagna 1975 
 
Antonioni non è nuovo a questo tema, in "Blow-up, 1966" il dualismo realtà-finzione o apparenza-realtà sono presenti in tutto il film e in modo esplicito ancora una volta nella metafora del finale. La realtà manipolata ha come soggetto uomini e donne e come oggetto altri uomini e altre donne: conservazione del potere, controllo della storia e dominio su altri uomini sono il collante ideologico; manipolazione, menzogna e falsità sono il metodo per ottenere il risultato cercato. Vedere anche "Oltre il giardino (Being There), 1979" del grande Hal Ashby.
 
Being There aka Oltre il giardino, (Hal Ashby. USA 1979)
Hal Ashby, Being There aka Oltre il giardino, USA 1979 
 

Nel film di Orson Welles "Il processo, 1962" il potere occulto della Legge è la Tradizione, in una logica di conservazione del potere. Nell'omonimo romanzo di Franz Kafka il cappellano scende dal pulpito e racconta al Sig. K. una storia intitolata "Davanti alla legge", che in realtà è uno dei racconti più enigmatici ed appassionanti di Kafka. La storia narra di un uomo di campagna che, fermato dal primo guardiano della Legge, passa la vita ad aspettare di passare, ma solo in punto di morte tale guardiano gli rivela che nessuno poteva passare di lì, perché quell'ingresso era riservato solo a lui, ed ora, morto lui, verrà chiuso per sempre. A tale proposito K. sostiene che il guardiano ha ingannato l'uomo di campagna; il cappellano, invece, gli dimostra che anche il guardiano potrebbe essere stato ingannato, e comunque ha agito in buona fede. Questo racconto può essere visto come una trappola per la mente, che ci costringe a leggere e rileggere il racconto senza trovare una via d'uscita soddisfacente... oppure ci impone di vedere la storia come incastrata nel più vasto e complesso quadro del romanzo o di una sua particolare rielaborazione, come nel caso del film di Orson Welles.

Orson Welles, Il processo, Francia/Germania/Italia/Jugoslavia 1962

 

Dal momento della nostra nascita, troviamo un mondo preesistente. I genitori e i parenti, i parenti dei parenti, gli amici e gli amici degli amici. I modi di vita, l'educazione, il linguaggio e gran parte delle acquisizioni culturali dei nostri primi anni di vita sono e saranno influenzati pesantemente da un enorme insieme di vincoli preesistenti alla nostra stessa esistenza e prima o poi li criticheremo aspramente qualunque essi siano. Tutto ciò che scopriamo allontanandoci dalla nostra casa sarà caratterizzato dall'essere preesistente a noi, le convenzioni sociali, la morale e la religione saranno altamente relativi (dipendenti dal luogo di nascita e dal tempo in cui saremo costretti ad agire) e vincoleranno pesantemente l'interazione con i nostri simili. Inoltre, le regole delle istituzioni dominanti ci condizioneranno per tutta la vita a partire dalla nostra venuta al mondo. Tutta questa gran mole di informazioni, relazioni e significati è preesistente e prevalentemente sopravvivrà alla nostra dipartita. La grande complessità delle strutture con le quali abbiamo a che fare condiziona pesantemente le nostre esistenze, limita quello che chiamiamo "libero arbitrio", finché ci accorgiamo che non c'è, nelle nostre vite, se non "a sprazzi" qua e là. La Legge (leggi "il potere occulto") non ammette scorciatoie e pone continuamente nuovi ostacoli che non possono essere aggirati ma devono essere affrontati se condivisi nel contenuto e nel metodo, ma più frequentemente si è vittime inconsapevoli del giudizio (proprio come il Signor K.). Il potere spesso nasconde una tirannide nei metodi e nei contenuti! Le porte della Legge sono i diversi gradi di approvazione del comportamento di un individuo nella comunità di nascita, attraverso un giudizio senza giudice e senza tribunale (quindi occulto, non visibile per chi non vede oltre le apparenze, ma fatto dagli uomini) che dovrà stabilire l'appartenenza o meno dell'individuo alla comunità, basando il giudizio sulla adesione alla morale condivisa, sulla valutazione dell'adeguatezza del comportamento verso la comunità e sulla valutazione della qualità delle vere aspirazioni dell'individuo. Le porte della Legge rappresentano la Storia a la Tradizione di un popolo. La non adesione porta all'esclusione, sua metafora "la morte", l'esclusione dalla Storia e dalla Tradizione di un popolo.

Nel film di Orson Welles a differenza del romanzo di Franz Kafka, il signor K. muore a causa di un'esplosione (non pugnalato dai suoi sicari) che sembra coinvolgere non solo K. ma l'intera umanità. Questa sottile scelta stilistica è di grande impatto visivo. L'esclusione dalla Tradizione e dalla Storia non è altro che la divisione del genere umano in storie e tradizioni diverse e in competizione per il predominio.

Black Magic aka Cagliostro (Gregory Ratoff, Italia USA 1949)
Gregory Ratoff, Black Magic aka Cagliostro, Italia/USA 1949 
 

La genesi della guerra per la conservazione della tradizione è dietro l'angolo. In sintesi questa è la storia dell'umanità fino ad oggi. Nascosta, in nuce, la speranza per il superamento delle tradizioni dei popoli finalizzata alla creazione di una storia comune, la Storia di una nuova umanità. Il potere occulto che usa la manipolazione ipnotica del conte di Cagliostro ("Black Magic" aka "Cagliostro" ovvero "Gli spadaccini della serenissima, 1949"), ci svela la via per l'accesso al potere tramite il condizionamento ipnotico e i riflessi condizionati dei rappresentanti del potere stesso, che diventano burattini nelle mani di manipolatori occulti come in "Avatar, 2009" di James Cameron.

La falsificazione della storia che viene continuamente adeguata al potere assoluto dello Stato o delle organizzazioni sotterranee che ne condizionano e influenzano pesantemente il destino è uno dei temi cari a George Orwell e ben rappresentato nel film "Orwell 1984, 1984" di Michael Redford.


Michael Radford, Nineteen Eighty-Four aka Orwell 1984, UK 1984 
 

La paura della guerra perpetua, instillata dagli esperti di ingegneria sociale del sistema dittatoriale, la paura delle delazioni e del miserabile sistema di controllo perpetuato dalle classi dirigenti, per annullare ogni resistenza ed ogni via di scampo per gli individui, caratterizza lo stato distopico immaginato dallo scrittore britannico George Orwell, pseudonimo di Eric Arthur Blair (1903-1950), che allora ben rappresentava la dittatura sovietica e che oggi potrebbe rappresentare, in forma iperbolica, alcuni regimi pseudo-democratici moderni. Il film, così come il romanzo, ha la forte valenza politica, liberale e democratica, della ricerca della libertà, ci fa rivivere l'emozione della soffocante repressione, il tormento psicologico e la tortura fisica (il letto di Procuste) che rimanda il pensiero dal gulag all'inquisizione seicentesca e ai campi di prigionia nazisti. La realtà modificata e distorta a piacere dal sistema di potere che condiziona, piega o spezza ogni resistenza e fagocita ogni energia per restituire la realtà immutata ed immutabile del controllo totalitario.

Va' e uccidi (John Frankenheimer, USA 1962)
John Frankenheimer, Va' e uccidi, USA 1962 

 

In "Va' e uccidi, 1962" Raymond Shaw (Laurence Harvey) è un sergente meritevole di medaglia al valore, turbato per un incubo ricorrente scopre di essere stato sottoposto a lavaggio del cervello (brainwashing) dai comunisti in Corea e trasformato in un killer. Il maggiore Bennet Marco (Franck Sinatra) sospetta che sia un traditore, ma la realtà supera le sue congetture iniziali e il sergente Shaw è coinvolto in un attentato al Presidente degli Stati Uniti. All'uscita ebbe scarso successo ma fu riproposto più tardi, dopo i sanguinosi fatti che coinvolsero la famiglia Kennedy ed in particolare dopo l'assassinio di J. F. Kennedy. Venne ridistribuito nel 1987 riscuotendo un discreto successo legato al magnifico cast e alla sceneggiatura (tratta dal best seller di Richard Condon "The Manchurian Candidate, 1959").

È interessante notare come le tematiche affrontate nel film vengano attualmente supportate da una vasta letteratura (tra l'altro in alcune scene vengono citati alcuni testi specialistici sull'argomento per avvalorarne le tesi all'epoca ritenute di fantasia) e addirittura da apparati brevettati per trasmettere messaggi subliminali (immagini) e tramite un misto di farmaci e ipnosi determinare il controllo mentale a distanza ossia l'induzione di immagini mentali guidate da ipnosi, nei soggetti esposti, durante il sonno (microwave sound effects).

6 The manchurian candidate (Jonathan Demme, USA 2004)  6 The manchurian candidate (Jonathan Demme, USA 2004)
Jonathan Demme, The manchurian candidate, USA 2004 

 

L'attualità di questo tema ha permesso il remake del film da parte di Jonathan Demme ("The Manchurian Candidate, 2004") tratto all'omonimo romanzo. In questo caso il capitano Ben Marco (Denzel Washington) è il reduce della Guerra del Golfo del 1991 che scopre l'intreccio che si nasconde dietro il sergente Shaw (candidato alla Presidenza degli Stati Uniti), figlio di una potente senatrice (Maryl Streep) legata alla multinazionale Manchurian Global. Di romanzesco c'è sempre meno, la realtà a volte supera la più fervida fantasia degli autori letterari e degli sceneggiatori. Il film si concentra molto sulla psicologia dei personaggi, sulla capacità di reazione a situazioni di grave rischio oltre che al cinismo politico moderno per il quale il "fine giustifica i mezzi" e non ha rispetto di niente, né dello Stato, né dell'amore filiale e neppure della vita.

Una sceneggiatura di grande pregio vede protagonista Jacob Singer (Tim Robbins), laureato in filosofia, lavora come postino a New York; nel sonno è tormentato da oscuri incubi legati alla guerra che combatté nel Vietnam e dove fu ferito nel 1971. Cercando una spiegazione plausibile al suo male alla fine scopre che altri reduci del suo reparto soffrono degli stessi disturbi del sonno e come lui ne cercano le ragioni. Il film è basato su un fatto vero (smentito dal Pentagono) ed è stato sceneggiato da Bruce Joel Rubin e diretto dal regista inglese Adrian Lyne. Il regista, dopo i suoi grandi successi di cassetta ("9 settimane e 1/2" e "Flash dance") affronta un tema delicato e controverso che ha alimentato svariati dibattiti nei quali sono emersi sconcertanti testimonianze legate all'uso di droghe tra i soldati in campo di battaglia nella guerra del Vietnam. Il titolo originale "Jacob's Ladder, 1990" ossia "La scala di Giacobbe" che secondo l'iconografia biblica rappresenta la Morte ovvero l'allontanamento dalla vita (rappresentato come un'ascesa al cielo) tramite una scala a pioli (ladder) è stato modificato, nella versione italiana, in "Allucinazione perversa" sviando il pubblico dal significato politico del film (espressamente antimilitarista) e concentrando l'attenzione su una scena secondaria rispetto al contesto e la complessità della sceneggiatura, oltre che ambigua, caratterizzata da una presenza demoniaca nell'allucinazione notturna del protagonista. [Ho evitato volutamente e accuratamente di fornire dettagli significativi che vi farebbero perdere il piacere della scoperta del finale del film, se deciderete di vederlo.]

Un'altra originalissima sceneggiatura vede il protagonista Leonard vittima di un disturbo causata da un trauma che non gli permette di ricordare quello che ha fatto, detto o visto negli ultimi dieci minuti. Ma non si arrende e vuole scoprire chi ha violentato e ucciso sua moglie. Per ricordare utilizza un metodo empirico che consiste nel tatuare sul suo corpo i fatti cruciali della sua vicenda. Cerca vendetta, ma il suo disturbo si prende gioco di lui e lo svia dalla soluzione del caso. Il film ("Memento, 2000" di Christopher Nolan) è la narrazione a ritroso dei fatti, ad iniziare dalla fine: un'estenuante indietreggiare di tre passi ed avanzare di uno che sconvolge lo spettatore medio facendogli perdere il filo e costringendolo ad implementare delle strategie per ricordare i fatti che ora sembrano chiari, ora si contraddicono. Lo spettatore sperimenta la malattia di Leonard sulla sua pelle e spesso resta confuso, come chi ha subito un lavaggio del cervello e un impianto di nuovi ricordi, più volte durante il film.

Internato in un manicomio di Stato per controlli sul suo stato di salute mentale, il teppista Roundle P. McMurphy (Jack Nicholson) contagia i pazienti del reparto infondendo in loro il suo caratteristico senso di ribellione e di libertà. Il personale del manicomio ed in particolare l'infermiera responsabile del reparto (Louise Flecher) renderanno la vita di McMurphy un inferno. Il film di Milos Forman "Qualcuno volò sul nido del cuculo, 1975" premiato con 5 Oscar   (film, regia, sceneggiatura, attore e attrice protagonista), riesce a trattare con delicatezza e sensibilità argomenti e drammi delle nostre società di difficile rappresentazione. L'esclusione dei diversi, la fabbrica dei matti: gli oppositori, i non integrati, coloro che hanno la sensibilità per riconoscere ma l'incapacità di spiegare le storture e i sottili meccanismi di esercizio del potere.

"Il pasto nudo, 1991", liberamente tratto dall'omonimo romanzo di William S. Burroughs, autore della beat generation, con riferimenti alla biografia dell'autore e ad altri scritti. È il racconto allucinante della vita dell'aspirante scrittore Bill Lee (impersonato da Peter Weller) che si occupa di disinfestazione per conto di una ditta a New York, il quale diviene dipendente dallo stesso insetticida che utilizza per disinfestare gli appartamenti newyorchesi seguendo le orme della propria moglie. I film prosegue reificando le allucinazioni dell'uomo sotto l'effetto della droga nel suo tentativo di dare corpo alla sua volontà di scrittore. Come in un incubo orribilmente emergono le paure e si materializzano le congetture dell'autore sugli effetti della droga e sulle cause che lo hanno portato nello stato di prostrazione mentale in cui versa, vittima di un complotto. La parte finale mette in evidenza gli effetti di droghe psicotrope e allucinogene quali la mescalina, utilizzata al fine di facilitare il lavaggio del cervello e la riprogrammazione degli agenti infiltrati nei due blocchi antagonisti durante la guerra fredda. Burroughs ne parla prima che si abbia ampia documentazione (controllo mentale, controllo delle masse) delle manipolazioni subite anche da civili inconsapevoli ed inermi. Quest'opera mette in luce, ancora una volta, il coraggio e la caratura artistica del regista canadese David Cronenberg, il quale affronta con grande maestria, la difficile prova della messa in scena di molti dei temi trattati nel romanzo di Burroughs. Solo nel finale Cronenberg esplicita il tema principale, il totalitarismo e il controllo mentale tramite uso di droghe ad uso spionistico nel contesto della guerra fredda incombente. Questo tema è solo una parte dei temi espressi nell'opera letteraria e trasposti nella sceneggiatura del film da cui è liberamente tratto. Fernanda Pivano così sintetizzava: "Totalitarismo, capitalismo, tirannia psichiatrica, razzismo antiomosessuale, guerra nucleare, tossicodipendenza, lavaggio mentale, tecnologia quasi fantascientifica al potere: sono questi i veri protagonisti di tutti i romanzi di Burroughs e soprattutto del pasto nudo".

Liberamente ispirato al racconto tratto da "Cinque storie ferraresi" col quale Giorgio Bassani vinse il Premio Strega nel 1956, "Una notte del '43" diventa il film di Florestano Vancini "La lunga notte del '43, 1960". In una Ferrara avvolta dalla nebbia, fredda e cupa, abitata da spettri di oppressione e di guerra, nel novembre del 1943 dalla finestra della sua abitazione sopra l'omonima farmacia, il dottor Pino Barilari osserva con attenzione la monotona vita cittadina. Costretto a casa da una malattia, brucia i suoi giorni osservando con sarcasmo e cinismo gli eventi che stanno affossando l'Italia fascista prima della disfatta. Una notte è testimone incredulo e spaventato di una strage fascista (rievocazione dell'eccidio del 15 novembre 1943 a Ferrara). Le sue esperienze gli faranno capire che, alla fine della guerra, nulla sarà cambiato.

Florestano Vancini, La lunga notte del '43, Italia 1960

 

"Ogro, 1980" tratta gli avvenimenti spagnoli del 1973 relativi all'attentato all'ammiraglio Luis Carrero Blanco da parte degli indipendentisti baschi dell'ETA. "Ogro" ossia orco, era il soprannome di Carrero Blanco, designato probabile successore di Francisco Franco alla dittatura. L'ETA aveva progettato il rapimento del gerarca franchista per ottenerne la liberazione di un centinaio di prigionieri politici. Nel frattempo l'ammiraglio viene designato alla presidenza del consiglio dei ministri del governo spagnolo e allora decidono di eliminarlo. L'attentato viene raccontato da Pontecorvo con dovizia di particolari come un documento che raccoglie testimonianze di verità storica.

 
Gillo Pontecorvo, Ogro, Italia 1980

 

L'ossessione allegorica di Pier Paolo Pasolini in "Salò o le 120 giornate di Sodoma, 1975" è difficile da dimenticare. Lo Stato fascista generato dalla commistione di interessi e di potere, rappresentato dal Duca, l'Eccellenza, il Presidente e il Monsignore, maschere rispettivamente del potere monarchico/feudale, del potere dei burocrati, del potere dei dirigenti politici e del potere delle alte gerarchie ecclesiastiche, uniti dal solo intento di conservare questo potere con ogni mezzo, attuando le loro strategie per indebolire e umiliare il popolo, a partire dalle giovani generazioni, infinite volte, sino a piegare o a uccidere l'umanità ribelle che potrebbe covare in loro. Il film (vietato ai minori di 18 anni) esiste in tre versioni, delle quali la più breve (111 minuti) è la versione italiana censurata (esiste anche una versione integrale di 145 minuti). Durante la lavorazione vennero rubate alcune bobine e si è formulata l'ipotesi che Pasolini avesse incontrato uno dei suoi assassini proprio per recuperare tali bobine. Questo film, estremamente sgradevole alla prima visione, ha il pregio di materializzare il vero sentimento anti-fascista in maniera netta e viscerale, mettendo in luce i ruoli, gli scopi e le connivenze nell'attuazione del dominio degli uomini su altri uomini espresso dalle dittature e dai surrogati pseudo-democratici che mascherano il dominio assoluto sul mondo.

Un altro importante film anti-fascista, sulla resistenza e sul sacrificio per la libertà, è il film di Giuliano Montaldo "L'Agnese va a morire, 1976", interpretato dall'attrice svedese Ingrid Tulin. Agnese è una staffetta partigiana nelle valli del Comacchio; sfida il pericolo con la speranza di un futuro migliore per se stessa e le sue genti. Per fare sopravvivere il gruppo di partigiani che protegge, dovrà uccidere e sarà a sua volta uccisa.

Agnese va a morire (Giuliano Montaldo, Italia 1976) 
Giuliano Montaldo, Agnese va a morire, Italia 1976

 

Nel film d'esordio di Marco Tullio Giordana "Maledetti vi amerò, 1980", Svitol (Flavio Bucci) è un attivista politico che dopo cinque anni di esilio in America Latina, dove si era rifugiato credendo di essere ricercato per una denuncia per rissa e aggressione, rientra in Italia e la trova profondamente cambiata. Omologazione ovunque. I suoi vecchi amici, perlopiù imborghesiti dediti al commercio e alla cocaina o schiacciati dall'eroina. Nessun valore, nessun ideale ("[...] quando nella vita pubblica regna reciproca diffidenza in seguito all'influenza degli ignobili, ogni operare fecondo diventa impossibile [...]"). L'unico cui riconosce una sensibilità comune, seppure su versanti distinti, è il commissario di polizia che incontra al suo rientro. Svitol non si rassegna, non ritiene di essere saggio abbastanza ("[...] perciò il nobile sa che cosa deve fare in simili circostanze, nasconde i suoi pregi e si ritira in segretezza") e vuole un finale eroico che lo redima dalla inutile stagnazione della sua esistenza. Il film (il primo di Marco Tullio Giordana), malinconico e a tratti poetico, descrive il disagio di una generazione di fronte all'imbarbarimento dello scontro politico degli anni '70. Il film non è più in commercio da molti anni.

Marco Tullio Giordana, Maledetti Vi Amerò, Italia 1980

 

Un film minore, forse, ma con la giusta chiave di lettura diventa un buon film, sto parlando di "The Game - Nessuna regola, 1997". Un film strano per chi non coglie la vera "fratellanza" tra i due protagonisti del film. Metodi occulti per piegare gli individui "capaci" di fare la differenza. Un gioco che non è un gioco ma l'espressione vera della volontà di dominio, attuato con ogni mezzo, la televisione, il controllo, la manipolazione e l'inganno. Tecniche reali in un mondo in cui domina l'apparenza, celato ai più ma condiviso da molti. È dello stesso David Fincher di "Seven, 1995" e "Fight Club, 1999". 

David Fincher, The Game - Nessuna regola, USA 1997

 

Ancora più inquietante, "The Truman Show, 1998" del regista australiano Peter Weir. Truman (Jim Carrie) è in onda senza saperlo, fin dalla nascita. Un network trasmette la sua vita in un reality show. È finzione o realtà? Ciò che è certo è che "[...] se una cosa è possibile verrà sicuramente attuata da qualcuno, dopo un primo tentativo riuscito".

Il film del maestro francese Alain Resnais Mio zio d'America ("Mon oncle d'Amérique, 1980"), è un film di grande rilievo perché spiega in termini scientifici accessibili che l'uomo nel raggiungere una certa consapevolezza di se stesso è portato a fuggire da certe situazioni, a somatizzare certe costrizioni o a divenire aggressivo e violento. Il film è stato sceneggiato dallo scienziato Henri Laborit (il medico che sintetizzò in laboratorio i primi psicofarmaci) ed è autore del libro di successo "Elogio della Fuga". Il film è una sorta di docu-film che intercala scene di fiction a spiegazioni psicologiche/psichiatriche di ciò che sta accadendo. Assolutamente da non perdere.

Alain Resnais, Mio zio d'America (Mon oncle d'Amérique), Francia 1980

 

Per finire questa prima parte, mi piace ricordare il film culto di Alejandro Jodorowsky "La montagna sacra, 1973" e il capolavoro di fantascienza "Matrix, 1999". Jodorowsky si è posto un obiettivo ardito nel volere sintetizzare, in quasi due ore di cinema, la storia alchemica del mondo, ossia le vere regole del potere della conoscenza che guidano il mondo. Il film è una allegoria densa di informazioni e di indicazioni che possono essere colte solo dopo o con un attento studio. Il film si fonda sulla struttura classica del viaggio dell'eroe (un "ladro" che assomiglia nel volto all'immagine tramandata di Gesù, riunendo in sé gli opposti per rappresentare la totalità dell'essere) e del suo mentore, l'alchimista (interpretato dallo stesso Jodorowsky e indicante il potere della conoscenza e il dominio sulla materia e sugli eventi); la sceneggiatura è basato sulla concezione spiegata dall'enneagramma della personalità ossia un simbolo geometrico (diviso in nove parti uguali) utilizzato in ambito psicologico ed esoterico per classificare e spiegare gli eventi. Al di là delle apparenze e della cifra stilistica anni '70, il film riesce a incuriosire e stimolare la riflessione e l'approfondimento più sui contenuti che sul contenitore cinematografico. È un film da vedere (dello stesso autore "La talpa", ossia "El Topo, 1970").

Infine, in Matrix i fratelli Andy e Larry Wachowski svelano una grande quantità di segreti del potere occulto (la tana del coniglio), senza che ci accorgiamo di niente, ben mimetizzati come sono tra calci e pugni all'interno della trama fantascientifica. Si parla di apparenza e realtà, di rappresentazione mentale (mappa e territorio), di manipolazione del pensiero (mind control), di dèja-vù, di sogni e di schiavitù: "Tu sei uno schiavo Neo! Come tutti gli altri sei nato in catene sei nato in una prigione che non ha sbarre, che non ha mura, che non ha odore, una prigione per la tua mente!". Si parla di eletto. Si parla di oracolo... Ma pochi capiranno la Verità!

Andy e Larry Wachowski, Matrix, USA/Australia 1999

 

Ci sono molte assonanze con altri film minori, che se accostati insieme, amplificano e rigenerano il significato profondo di questo film straordinario. Mi riferisco a "I guardiani del destino (The Adjustment Bureau, 2011)", "Zardoz, 1974", "Brave New World, 1998" del quale è in preparazione un remake, o ancora "Nemico pubblico (Enemy of the State, 1998)" il capolavoro di Tony Scott e Atto di forza ovvero "TotaRecall, 2012" di Len Wiseman (remake dell'omonimo film di Paul Verhoeven del 1990).

The Limits of Control (Jim Jarmusch, USA 2009)
Jim Jarmusch, The Limits of Control, USA 2009
 
Big Fish (Tim Burton, USA 2003)
Tim Burton, Big Fish, USA 2003

 

Filmografia essenziale sul potere

1949 Ratoff Gregory, Black Magic (Cagliostro), Italia USA
1960 Vancini Florestano, La lunga notte del '43, Italia
1961 Alain Resnais, L’anno scorso a Marienbad, Italia
1962 Frankenheimer John, Va' e uccidi, USA [2004 Demme Jonathan, The manchurian candidate]
1962 Welles Orson, Il processo, Francia Germania Italia Jugoslavia
1963 Rosi Francesco, Le mani sulla città, Italia
1966 Michelangelo Antonioni, Blow up, UK Italia
1970 Petri Elio, Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto, Italia
1972 Rosi Francesco, Il caso Mattei, Italia
1973 Jodorowski Alejandro, La montagna sacra, Messico USA
1973 Visconti Luchino, Ludwig, Italia Francia Germania
1974 Boorman John, Zardoz, UK
1974 Pakula J. Alan, The Parallax View, USA
1975 Pollack Sydney, I tre giorni del condor, USA
1975 Rosi Francesco, Cadaveri eccellenti, Italia Francia
1975 Forman Milos, Qualcuno volò sul nido del cuculo, USA
1975 Pasolini Pier Paolo, Salò o le 120 giornate di Sodoma, Italia Francia
1975 Professione: reporter (The Passenger), Francia, Italia, USA, Spagna 
1976 Petri Elio, Todo Modo, Italia
1976 Montaldo Giuliano, L'Agnese va a morire, Italia
1979 Pontecorvo Gillo, Ogro (Operación Ogro), Spagna Italia Francia
1979 Ashby Hal, Oltre il giardino (Being There), UK
1980 Giordana Marco Tullio, Maledetti vi amerò, Italia
1980 Resnais Alain, Mio zio d'America (Mon oncle d'Amérique), Francia
1984 Radford Michael, Orwell 1984 (Nineteen Eighty-Four), UK
1990 Lyne Adrian, Jacob's Ladder, USA
1990 Verhoeven Paul, Atto di forza (Total recall), USA [2012 Wiseman Len, Total recall, USA]
1991 Cronenberg David, Il pasto nudo, Canada UK Giappone
1991 Brooks Albert, Prossima fermata: Paradiso (Defending Your Life), USA
1997 Fincher David, The Game 'Nessuna regola', USA
1998 Scott Tony, Nemico pubblico (Enemy of the State), USA
1998 Weir Peter, The Truman Show, USA
1999 Fincher David, Fight Club, USA
1999 Wachowski Andy e Larry, Matrix, USA Australia
1999 Kubrick Stanley, Eyes wide shut  
1999 Jonze Spike, Essere John Malkovich    
2000 Nolan Christopher, Memento, USA
2002 Natali Vincenzo, Cypher, USA
2003 Burton Tim, Big Fish, USA
2003 Hafstrom Mikael, Evil il ribelle, SVE
2009 Cameron James, Avatar, USA
2009 Jarmusch Jim, The Limits of Control, USA
2010 Burton Tim, Alice in Wonderland, USA
2011 Nolfi George, I guardiani del destino (The Adjustment Bureau), USA
2013 Andò Roberto, Viva la libertà, Italia
 
 Andò Roberto, Viva la libertà, Italia 2013

 

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