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La biblioteca come necessità vitale della comunità

 
 
 
 
 
Un'officina del cambiamento
 
«Occorre persuadere molta gente che anche lo studio è un mestiere, e molto faticoso, con un suo speciale tirocinio, oltre che intellettuale, anche muscolare-nervoso: è un processo di adattamento, è un abito acquisito con lo sforzo, la noia e anche la sofferenza
Antonio Gramsci, Quaderno 14 da I quaderni del carcere, Quaderni 12-29. (1932-1935), Einaudi, Torino 1975
 
La nostra comunità ha sottovalutato la fatica dello studio, le difficoltà nell'acquisizione delle conoscenze necessarie per fare crescere e migliorare la comunità stessa. Il valore immenso dell'acquisizione di competenze immateriali, fondate sulla conoscenza, è stato sostituito da surrogati. L'apparire e la superstizione senza senso né misura sono i freni del progresso, le ruote sgonfie dell'agire razionale.
 
Ignorare alimenta l'ignoranza e così, piegati dalla volontà di dominio di chi ha accumulato secolari conoscenze e potere sul mondo, abbiamo scavato una fossa attorno alle comunità, un fossato medievale che isola il cittadino medio dall'immensa conoscenza accumulata nei secoli. In questo modo, il senso comune è sempre più distante dalla conoscenza dei metodi e dalle informazioni utili a migliorare profondamente la qualità della sua vita.
 
Ciò che arriva alle persone dalla scienza e dalla tecnica non sono informazioni che ne aumentano la consapevolezza ma solo prodotti, oggetti tecnologici che stimolano la smania di possesso, perché sono magici, ossia funzionano in modi oscuri. Inoltre le notevoli conoscenze della psicologia, della sociologia, della filosofia, della storia e in generale della cultura umanistica, non sono facilmente acquisibili, se non con lunghi tirocini e molto sforzo e questo non ne facilita l'assorbimento né la pratica.
 
I più, ignorando queste preziose conoscenze tendono a semplificare ed è facile che, per non sembrare fragili, l'apparire ciò che non si è sostituisca, come surrogato, l'essere solidi e consapevoli; ciò significa sostituire con un atteggiamento una pratica acquisibile solo con dolore e molto sforzo. Lo sforzo necessario per studiare e per comprendere il mondo. Similmente la superstizione surroga la conoscenza scientifica, difficilmente acquisibile se non con la pratica e l'esercizio protratto per anni, con lo studio e la comprensione, ma sarebbe meglio dire con i tentativi di comprensione.
 
La conoscenza e la comprensione dei fenomeni non fornisce beni tangibili perché immateriali, ma migliora la qualità della vita interiore delle persone che la praticano e fornisce strumenti di analisi della realtà e di sintesi delle soluzioni per decidere e creare le basi di una vita soddisfacente, anche quando esteriormente sembrerebbe il contrario, per assenza di beni e di posizioni tangibili all'interno della struttura sociale.
 
Questo è il potere della cultura. Il potere di ciò che resta dopo avere compreso e dimenticato il modo in cui si è compreso qualcosa. Proprio come accade quando metabolizziamo il cibo, tratteniamo la sostanza vitale ma abbiamo dimenticato da dove proveniva. Ma tutto questo ha poco valore per il bene comune, anzi nessun valore, se lo status è acquisito dall’ignorante di turno, e con esso le redini della comunità. Una comunità che non rispetta la mobilità sociale su base meritocratica è ingiusta e, prima o poi, ne pagherà il prezzo in termini socio-economici.
Questa prassi è come uno scarpone infangato sulla faccia della Democrazia.
La capacità di comprendere e proiettare sul mondo questa comprensione è un bene prezioso che tutti possono conquistare a patto di volerlo e di essere capaci di passione, di fatica e di sofferenza. Un bene tanto prezioso quanto raro. Ogni comunità di uomini e donne dovrebbe fare uno sforzo per permettere ai propri figli di acquisire un simile bene immateriale, fornendo almeno le risorse materiali, i libri e gli spazi perlo studio e la discussione. Più cittadini consapevoli sono in grado di realizzare grandi cose per migliorare la qualità della vita di tutti. Poche persone consapevoli e molti cittadini ignoranti e inermi determinano il dominio squilibrato dei primi sul resto della cittadinanza: fomentano la truffa e le ruberie, il ricatto e l'intimidazione che, in ultima analisi, produce una società meno giusta e meno democratica, inefficiente e, alla fine, insostenibile.
 
 Le biblioteche pubbliche spazi di libertà
 
Invece, contro ogni logica ispirata dal bene comune, sono state abbandonate le biblioteche e i suoi strumenti e si è trascurato il bene più prezioso: la razionalità.
Senza razionalità non c'è amore e non è mai il contrario.
Intorpidire la ragione significa menomare le potenzialità umane e prepararsi alla degenerazione delle sue azioni. Senza la cura dell'intelletto non c'è salvezza per l'economia, non c'è salvezza per il lavoro, non c'è salvezza in nessun futuro immaginabile se non in quello in cui si abbia per esso la giusta cura. La politica diventa commercio, la religione diventa commercio, l'istruzione diventa commercio, l'esistenza stessa,la vita e la morte non altro che merci.
 
La nostra città ha una sola biblioteca che non aggiorna il suo patrimonio librario con testi di livello universitario, adatti agli studenti che un giorno potrebbero accrescere la ricchezza della città e del territorio. Ciò corrisponde alla totale mancanza di sensibilità per quelle categorie che potrebbero produrre il cambiamento e l'innovazione nel territorio.
Nessuna cura, nessuna cura per le energie vive, gli invisibili che con il loro sudore, lo studio e il sacrificio delle loro famiglie continuano a credere nella comunità e nella possibilità di un futuro migliore per tutti.
Non sono reperibili, neanche nel catalogo on line, testi fondamentali dell'economia moderna e della sociologia, oltre che della scienza moderna e della tecnologia, segno questo di una impossibilità di tenerla aggiornata non per incompetenza degli impiegati e dei loro dirigenti, che si impegnano con costanza e dedizione, ma certo per mancanza di fondi e quindi di sensibilità strategica dell'amministrazione. Oggi come ieri, nulla è cambiato.
Per fortuna gli spazi dedicati all'infanzia sono stati separati dal resto della biblioteca, ma non basta. Ogni esigenza va rispettata, quella dei bambini così come quella degli adulti. Se gli adulti non avessero spazi per aprire le proprie menti alla conoscenza, chi lo insegnerebbe ai bambini?
Una città che vuole crescere e innovare ha bisogno di biblioteche ben attrezzate e di spazi per i giovani che studiano nelle università. L'incontro di queste energie in uno spazio pubblico può generare attività inaspettate che, se  fossero convogliate adeguatamente, potrebbero produrre delle ricadute su tutta la comunità a partire dagli anziani (prevalentemente pensionati) e dai giovani che potrebbero essere coinvolti in nuovi percorsi conoscitivi, di crescita e scambio condiviso.
 
Senza alimentare l'intelletto, sistematicamente, giorno dopo giorno, come si fa col proprio corpo, la mente decade e produce altri mostri: il cretinismo civico, la stupidità politica e poi a catena il disinteresse e la decadenza economica e sociale, che sono, in ultima analisi, i risultati che ognuno di noi può vedere, ancora oggi, in ogni direzione, con continuità, nella città e nel territorio circostante.
 
Un urlo di dolore. Questo è ancora, credetemi, un urlo di dolore. Cose già viste, previste da decenni e poi materializzate sotto gli occhi dell'opinione pubblica che, in grande maggioranza, non ha ancora capito che il risultato ottenuto è figlio di una precisa strategia di degrado, guidata verso l'ignoranza, finalizzata al dominio politico.
Una classe dirigente decadente che propone e ripropone rigurgiti di soluzioni, sputate qua e là, ma senza nessuna volontà di risolvere nessun problema, col solo obiettivo di temporeggiare ancora una volta. Curarsi delle apparenze per manipolare meglio la cittadinanza per gestire meglio i propri interessi, alla fine, nocerà a tutti, compresi gli artefici occulti e visibili di questo degrado. Nausea e dolore sono i risultati somatici dello scempio in atto.
 
 
 
 
«Fondare biblioteche è un po' come costruire ancora granai pubblici: ammassare riserve contro l'inverno dello spirito che da molti indizi, mio malgrado, vedo venire.»
Marguerite Yourcenar (Bruxelles, 8 giugno 1903 - Mount Desert, 17 dicembre 1987)
 
La biblioteca come bene comune irrinunciabile
Le soluzioni dei problemi non nascono per caso, non c'è un albero delle soluzioni, la conoscenza, il dialogo sui problemi e la ricerca razionale delle soluzioni è descritta nell'opera di uomini e donne di ogni tempo e di ogni luogo dall'origine della storia umana documentata. Le biblioteche sono i granai della mente, la conoscenza, l'essenza vitale che può essere estratta dall'esperienza in essi condensata. Libri di carta, solidi e profumati, libri in formato elettronico, facilmente consultabili, con risorse incrociabili e sovrapponibili nel gioco della ricerca della verità, o almeno di una verità, dinamica e sorprendente come ogni ricerca.
Riviste internazionali nelle lingue del mondo, che le nuove generazioni saranno obbligate a conoscere,come i nostri antenati naviganti in terre lontane, per capire e conoscere le soluzioni di un altrove che ormai non è più così lontano. Conoscere saperi lontani per valorizzare le risorse locali. I granai metaforici per valorizzare e proteggere le cognizioni locali e migliorare la vita di tutti i giorni. La cultura come motore di valore aggiunto che crea ricchezza, che si può mangiare!
 
 
«Ora, cos'è importante nel problema dell'accessibilità agli scaffali? È che uno dei malintesi che dominano la nozione di biblioteca è che si vada in biblioteca per cercare un libro di cui si conosce il titolo. In verità accade sovente di andare in biblioteca perché si vuole un libro di cui si conosce il titolo, ma la principale funzione della biblioteca, almeno la funzione della biblioteca di casa mia e di qualsiasi amico che possiamo andare a visitare, è di coprire dei libri di cui non si sospettava l'esistenza, e che tuttavia si scoprono essere di estrema importanza per noi
Umberto Eco (Alessandria, 5 gennaio 1932)
 
La biblioteca come fonte d'ispirazione, novità e innovazione
Costruire biblioteche, luoghi di incontro e discussione collettiva, non solo di lettura, rivitalizza la capacità di relazione e di dialogo tra i cittadini, tra le generazioni occupate nello sforzo di comprendere ed apprendere, nello sforzo di migliorarsi, di cambiare, di crescere. La biblioteca, una vera biblioteca è fatta dai libri e dalle persone che la frequentano, non solo perché ci sonoi libri giusti ma anche perché c'è la possibilità di scoprirne nuovi, inaspettatamente, e con essi nuove idee che incontrano le vecchie idee e le modificano creandola possibilità di una convergenza o di una divergenza con i percorsi noti della nostra mente. La possibilità di un cambiamento di prospettiva. L'innovazione.
Una biblioteca è selezione, una scelta delle opere migliori, delle opere più significative e non un miscuglio indistinto di prodotti del marketing librario, rigurgito riciclato dei prodotti degradati della televisione. Opere fondamentali disponibili immediatamente, consultabili all'istante, non in differita non reperibili "la settimana prossima su richiesta": la conoscenza è soddisfazione di un'intuizione immediata, di una curiosità impellente, è un'esigenza vitale che non può attendere.
 
La biblioteca personale di Umberto Eco 
 
 
«Il world wide web ha le potenzialità per svilupparsi in un'enciclopedia universale che copra tutti i campi della conoscenza e in una biblioteca completa di corsi per la formazione.»
Richard Stallman (New York, 16 marzo 1953)
 
La convergenza e la condivisione come bene supremo dell'umanità
L'era della condivisione della conoscenza è già iniziata, spazzerà via molte menzogne e chi le ha propagate per secoli, per millenni. Non ci sarà più spazio per chi mente. Tenteranno, e lo stanno già facendo, di bloccare la rete, di censurarla, di nascondere ancora una volta le verità che emergono gradualmente, di mutare la storia, come in un incubo di orwelliana memoria.
La rete, così potente e così fragile, controllabile e manipolabile ma anche sorgente di infinite diversità che si mescolano, si amplificano e si depotenziano in un vortice di informazioni e di smentite scritte colorate e memorizzabili, storicizzabili, verificabili, confrontabili. Sorgenti che decentrano e delocalizzano il potere finora centralizzato dell'immagine del mondo. Il potere, che si nasconde e che che non vuole essere visibile, viene smascherato, localizzato, individuato e catalogato da centinaia di migliaia di individui.
La rete controllata che controlla, discute e riconfigura lo stato del mondo.
Una memoria comune è la salvezza dell'umanità, una memoria comune è il tentativo di non ripetere gli stessi errori e di fare tesoro dell'esperienza sparpagliata sul mondo!
Il sapere condiviso ci rende migliori, capaci di capire i nostri simili, di essere meno esigenti nei confronti dei mezzi materiali, ma anche di essere infinitamente più esigenti sulla giustizia e sulla qualità dei processi umani che producono ricadute sulla qualità della nostra vita quotidiana.
 
 
«Se presso la biblioteca ci fosse un giardino, nulla ci mancherebbe.»
Marco Tullio Cicerone (Arpino, 3 gennaio 106 a.C. - Formia, 7 dicembre 43 a.C.)
 
Ricerca dell'armonia per produrre nuova armonia
La finalità ultima è la ricerca dell'armonia, la ricerca di soluzioni condivisibili che riportino l'umanità al centro del mondo. Bellezza e cultura. Una biblioteca con ampi spazi e un giardino riconcilierebbe la necessità di armonia.
Lo sforzo, il grande sforzo dell'apprendimento, del confronto e del dialogo sarebbe conciliato dalla bellezza naturale di un giardino nei pressi o collegato con una biblioteca. Bellezza e cultura per maturare il cambiamento.
 
 
«Una casa senza libreria è una casa senza dignità, - ha qualcosa della locanda, - è come una città senza librai, - un villaggio senza scuole, - una lettera senza ortografia.»
Edmondo De Amicis (Oneglia, 21 ottobre 1846 - Bordighera, 11 marzo 1908)
 
L'ignoranza genera altra ignoranza
Ciò che ci ha condotti fin qui è stata la mancanza di rispetto verso la conoscenza. Un disprezzo di tale gravità e portata che ha permesso di esaltare chi ha prodotto il degrado culturale del nostro territorio sino ad ora. La cittadinanza ha avvalorato la selezione di personaggi discutibili purché (apparentemente) presunti amici di questa o quella causa, di questa o quella combriccola che non ha ancora capito di avere prodotto disastri non facilmente rimediabili ed ora, riconoscibili da molti. Continuare a ignorare è per molti un vezzo che non avrebbe controindicazioni se avesse influenza solo sui singoli e non sull'intera comunità.
 
 
«La mia biblioteca era per me un ducato grande abbastanza.»
William Shakespeare (Stratford-upon-Avon, 26 aprile 1564 - 23 aprile 1616)
 
La conoscenza come riparo e protezione
Davanti ai mali del mondo, spesso, l'isolamento è la difesa migliore, ma non può essere per sempre. Il nostro unico potere è quello dell'immaginazione, della conoscenza e della ragione. Molti uomini e donne razionali possono fare molto per cambiare in meglio la propria città, e il proprio Paese. Ognuno con la sua storia e con le sue idee particolari ma con la volontà comune di realizzare ciò che è bene per tutti e non mette in difficoltà nessuno ed anzi può tutelare chi è in difficoltà.
Riscoprire la propria umanità passa attraverso le idee migliori delle nostre, condensate in una miriade di esperienze, fuori dal tempo e dallo spazio, nella letteratura, nella filosofia e nei saggi scientifici di ogni genere ed argomento.
 
 
Il mondo della cultura è più vasto del mondo corrente, in esso si sommano i tempi e i luoghi della migliore umanità di sempre, usufruire dei suoi frutti dovrebbe essere un diritto di tutti, le biblioteche a questo servono, a permettere a chi non può di fruire della migliore tra le migliori produzioni mondiali del sapere, nonostante Internet abbia in se, più che in passato, grandi risorse, è sempre necessario un luogo per il confronto locale reale e la discussione, un luogo fisico per essere consapevoli che non siamo i soli ad avere maturato questa esigenza vitale, con un deposito permanente della cultura e dell'esperienza di una comunità che è consapevole di essere in grado di realizzare un futuro migliore di quello che sta vivendo.
Questo è il punto di partenza di una reale partecipazione ai problemi concreti della comunità, riconoscere i punti di convergenza culturali e abbandonare per sempre il confronto ideologico, al servizio del bene comune.
 
 
«Men under the guidance of reason desire nothing for themselves which they do not also desire for the rest of mankind
 
«Gli uomini sotto la guida della ragione non desiderano niente per se stessi che non desiderino anche per il resto del genere umano
Baruch Spinoza (Amsterdam, 24 novembre 1632 – L'Aia, 21 febbraio 1677)
 
 
 
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