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Il caso RWM

Comitato riconversione RWM

  

 

 

RWM in crisi? Lavoratori e territorio possono trovare altri modi per produrre reddito e benessere senza danneggiare nessuno.

 La RWM si dichiara in crisi: dal 1° agosto non rinnova il contratto a 80 dipendenti (che si sommano ad altri 110 a cui è toccata la stessa sorte a ottobre), annuncia la cassa integrazione per altri 90 [1].  Nuova disperazione per una disoccupazione che coinvolge già  oltre 25.000 persone sul territorio e per la quale occorrerebbe un progetto di sviluppo strutturale serio e innovativo. Come ci si può sentire davanti ad una situazione lavorativa che si credeva solida e che ha evidenziato invece tutta la criticità di un settore per sua natura variabile? Come non prendere atto del fatto che, come da tempo ripetono gli esperti, a fronte di immani guadagni dei proprietari, l'industria bellica non arricchisce, né dà sviluppo stabile ai territori che la ospitano? [2]

La disoccupazione è un dramma noto nel nostro territorio, da cui - la storia ce lo ripete in continuazione - non si esce con l'aiuto delle multinazionali che perseguono interessi loro, non nostri e che ci lasciano quando lo ritengono opportuno.

La RWM è in crisi perché non può più vendere ai suoi ricchi e aggressivi clienti Sauditi e degli Emirati Arabi Uniti . Non può farlo perché il governo giallo-verde, tenendo conto di una mozione votata all’unanimità dalla Camera il 26 giugno 2019, ha imposto l'embargo all'export delle armi verso i paesi in guerra, evidenziando che esiste una Legge italiana, la L.185/90 che da tempo chiedeva di essere rispettata. Nella stessa direzione vanno, inoltre, il Trattato sul commercio delle armi (Arms Trade Treaty – ATT), le risoluzioni del Parlamento Europeo e i pronunciamenti dell'ONU, oltre - ultima, ma prima per importanza! - la Costituzione che ripudia la guerra (art.11)  e sottolinea che l'iniziativa economica privata non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana (art.41).

Quindi l'embargo all'export c'è stato nel rispetto di un quadro normativo robusto e incontrovertibile e la RWM, nonostante nel periodo precedente abbia ampiamente utilizzato le autorizzazioni rilasciate nel 2016-2017, con l'impiego produttivo massiccio di lavoratori interinali, ad un certo punto, evidentemente,  ha dovuto fermarsi.  A questo punto occorre chiedersi: un'azienda in dichiarata crisi su cosa conta per potersi risollevare, dato che durante il  lockdown si è dotata di un campo prove per testare esplosivi direttamente a casa e ha costruito capannoni tali da consentire di triplicare la produzione? Conta forse sulla fine dell'embargo, che significa prescindere dalla L.185/90, dai trattati internazionali, dalla Costituzione? Sul fatto che il Governo acquisti (in un periodo in cui è evidente a tutti che le spese andrebbero indirizzate alla salute, alla formazione e alla salvaguardia del pianeta!) non so quante bombe invendute per la Difesa (da chi?) e per salvare il lavoro (o il profitto?). Oppure l'ampliamento è dovuto alla speranza che si aprano nuovi fronti di guerra o eventuali opportunità di triangolazione? Conta sulla salvezza da parte della Regione, dei Prefetti, dei Sindacati? La stampa di questi giorni ha dato, infatti, ampio risalto alla mobilitazione generale per la salvezza della RWM [3][4].

Ma noi, abitanti del Sulcis-Iglesiente, sardi, italiani, europei perché dovremmo salvare un'azienda che si dichiara in crisi, crisi causata dall'applicazione di una Legge fortemente voluta dai cittadini? La RWM è in crisi? Allora si dia luogo alla riconversione. La Rheimetall che la controlla produce altrove nel settore civile. Porti qui quelle produzioni se è interessata a salvare i lavoratori (ma ci crede ancora qualcuno?). Dia lavoro degno e non legato a contingenze belliche.

In questo contesto in cui il mondo intero chiede di dare una svolta per la salvaguardia del pianeta, noi abitanti del Sulcis Iglesiente non entriamo come ingranaggi ultimi di un sistema che porta la nostra nazione ad essere implicata in vari modi nelle guerre: dall’acquisto imposto degli F35, alla vendita delle armi in Egitto alla dismissione del settore civile di Finmeccanica e Fincantieri, ecc.

Non armiamo gli aggressori di porzioni di umanità sempre più vaste!

Alziamo la testa, guardiamo più lontano, chiediamo alla politica il coraggio di difendere la propria gente e non le imprese private! 


A tal proposito rivolgiamo un caldo invito a firmare la petizione http://chng.it/8SGNngZpwR

 Dossier RWM 2018 

 

Il Comitato Riconversione RWM per la pace, il lavoro sostenibile, la riconversione dell’industria bellica, il disarmo, la partecipazione civica a processi di cambiamento, la valorizzazione del patrimonio ambientale e sociale del Sulcis-Iglesiente.

Il Comitato Riconversione RWM per la pace ed il lavoro sostenibile è nato da un “sussulto etico”: aver preso coscienza del fatto che in un territorio bello e ricco di potenzialità come il nostro si producono bombe che distruggono innocenti ha causato l’indignazione necessaria per passare all’azione. Un passaparola tra amici e amici degli amici ha generato un gruppo di lavoro aperto che ha preparato la manifestazione “Pace...parliamone”, a conclusione della Run for Unity, una staffetta mondiale per la pace che i ragazzi del Movimento dei Focolari organizzano in uno stesso giorno in tutto il mondo, correndo nei punti caldi della terra. La tappa sarda è stata portata ad Iglesias. Dopo una settimana da quella manifestazione molto partecipata, si è costituito il 15 maggio 2017, ad Iglesias, il comitato, con un nome lungo, a dimostrazione del fatto che da subito è stata chiara la complessità del problema “COMITATO RICONVERSIONE RWM per la pace, il lavoro sostenibile, la riconversione dell’industria bellica, il disarmo, la partecipazione civica a processi di cambiamento, la valorizzazione del patrimonio ambientale e sociale del Sulcis-Iglesiente”. Attualmente vi aderiscono oltre 20 aggregazioni della società civile, fondazioni, e singole persone di diverse categorie. Altri simpatizzanti non aderiscono, ma collaborano. Oltre a gruppi locali, vi sono associazioni nazionali e internazionali accomunate dallo scopo di fermare la produzione e l'esportazione di armamenti da guerra e promuovere la riconversione al civile di tutti i posti di lavoro dello stabilimento RWM che si trova tra i territori di Iglesias e Domusnovas, nell'ottica di uno sviluppo del territorio che sia pacifico e sostenibile dal punto di vista ambientale e sociale e come segno di volontà di pace dal basso, che possa costituire uno stimolo alla cittadinanza attiva e alla politica nei vari territori nazionali e internazionali, necessario in questo clima di “guerra mondiale a pezzi”.    Click to listen highlighted text!   RWM in crisi? Lavoratori e territorio possono trovare altri modi per produrre reddito e benessere senza danneggiare nessuno.  La RWM si dichiara in crisi: dal 1° agosto non rinnova il contratto a 80 dipendenti (che si sommano ad altri 110 a cui è toccata la stessa sorte a ottobre), annuncia la cassa integrazione per altri 90 [1].  Nuova disperazione per una disoccupazione che coinvolge già  oltre 25.000 persone sul territorio e per la quale occorrerebbe un progetto di sviluppo strutturale serio e innovativo. Come ci si può sentire davanti ad una situazione lavorativa che si credeva solida e che ha evidenziato invece tutta la criticità di un settore per sua natura variabile? Come non prendere atto del fatto che, come da tempo ripetono gli esperti, a fronte di immani guadagni dei proprietari, lindustria bellica non arricchisce, né dà sviluppo stabile ai territori che la ospitano? [2] La disoccupazione è un dramma noto nel nostro territorio, da cui - la storia ce lo ripete in continuazione - non si esce con laiuto delle multinazionali che perseguono interessi loro, non nostri e che ci lasciano quando lo ritengono opportuno. La RWM è in crisi perché non può più vendere ai suoi ricchi e aggressivi clienti Sauditi e degli Emirati Arabi Uniti . Non può farlo perché il governo giallo-verde, tenendo conto di una mozione votata all’unanimità dalla Camera il 26 giugno 2019, ha imposto lembargo allexport delle armi verso i paesi in guerra, evidenziando che esiste una Legge italiana, la L.185/90 che da tempo chiedeva di essere rispettata. Nella stessa direzione vanno, inoltre, il Trattato sul commercio delle armi (Arms Trade Treaty – ATT), le risoluzioni del Parlamento Europeo e i pronunciamenti dellONU, oltre - ultima, ma prima per importanza! - la Costituzione che ripudia la guerra (art.11)  e sottolinea che liniziativa economica privata non può svolgersi in contrasto con lutilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana (art.41). Quindi lembargo allexport cè stato nel rispetto di un quadro normativo robusto e incontrovertibile e la RWM, nonostante nel periodo precedente abbia ampiamente utilizzato le autorizzazioni rilasciate nel 2016-2017, con limpiego produttivo massiccio di lavoratori interinali, ad un certo punto, evidentemente,  ha dovuto fermarsi.  A questo punto occorre chiedersi: unazienda in dichiarata crisi su cosa conta per potersi risollevare, dato che durante il  lockdown si è dotata di un campo prove per testare esplosivi direttamente a casa e ha costruito capannoni tali da consentire di triplicare la produzione? Conta forse sulla fine dellembargo, che significa prescindere dalla L.185/90, dai trattati internazionali, dalla Costituzione? Sul fatto che il Governo acquisti (in un periodo in cui è evidente a tutti che le spese andrebbero indirizzate alla salute, alla formazione e alla salvaguardia del pianeta!) non so quante bombe invendute per la Difesa (da chi?) e per salvare il lavoro (o il profitto?). Oppure lampliamento è dovuto alla speranza che si aprano nuovi fronti di guerra o eventuali opportunità di triangolazione? Conta sulla salvezza da parte della Regione, dei Prefetti, dei Sindacati? La stampa di questi giorni ha dato, infatti, ampio risalto alla mobilitazione generale per la salvezza della RWM [3][4]. Ma noi, abitanti del Sulcis-Iglesiente, sardi, italiani, europei perché dovremmo salvare unazienda che si dichiara in crisi, crisi causata dallapplicazione di una Legge fortemente voluta dai cittadini? La RWM è in crisi? Allora si dia luogo alla riconversione. La Rheimetall che la controlla produce altrove nel settore civile. Porti qui quelle produzioni se è interessata a salvare i lavoratori (ma ci crede ancora qualcuno?). Dia lavoro degno e non legato a contingenze belliche. In questo contesto in cui il mondo intero chiede di dare una svolta per la salvaguardia del pianeta, noi abitanti del Sulcis Iglesiente non entriamo come ingranaggi ultimi di un sistema che porta la nostra nazione ad essere implicata in vari modi nelle guerre: dall’acquisto imposto degli F35, alla vendita delle armi in Egitto alla dismissione del settore civile di Finmeccanica e Fincantieri, ecc. Non armiamo gli aggressori di porzioni di umanità sempre più vaste! Alziamo la testa, guardiamo più lontano, chiediamo alla politica il coraggio di difendere la propria gente e non le imprese private!  A tal proposito rivolgiamo un caldo invito a firmare la petizione http://chng.it/8SGNngZpwR  Dossier RWM 2018    Il Comitato Riconversione RWM per la pace, il lavoro sostenibile, la riconversione dell’industria bellica, il disarmo, la partecipazione civica a processi di cambiamento, la valorizzazione del patrimonio ambientale e sociale del Sulcis-Iglesiente. Il Comitato Riconversione RWM per la pace ed il lavoro sostenibile è nato da un “sussulto etico”: aver preso coscienza del fatto che in un territorio bello e ricco di potenzialità come il nostro si producono bombe che distruggono innocenti ha causato l’indignazione necessaria per passare all’azione. Un passaparola tra amici e amici degli amici ha generato un gruppo di lavoro aperto che ha preparato la manifestazione “Pace...parliamone”, a conclusione della Run for Unity, una staffetta mondiale per la pace che i ragazzi del Movimento dei Focolari organizzano in uno stesso giorno in tutto il mondo, correndo nei punti caldi della terra. La tappa sarda è stata portata ad Iglesias. Dopo una settimana da quella manifestazione molto partecipata, si è costituito il 15 maggio 2017, ad Iglesias, il comitato, con un nome lungo, a dimostrazione del fatto che da subito è stata chiara la complessità del problema “COMITATO RICONVERSIONE RWM per la pace, il lavoro sostenibile, la riconversione dell’industria bellica, il disarmo, la partecipazione civica a processi di cambiamento, la valorizzazione del patrimonio ambientale e sociale del Sulcis-Iglesiente”. Attualmente vi aderiscono oltre 20 aggregazioni della società civile, fondazioni, e singole persone di diverse categorie. Altri simpatizzanti non aderiscono, ma collaborano. Oltre a gruppi locali, vi sono associazioni nazionali e internazionali accomunate dallo scopo di fermare la produzione e lesportazione di armamenti da guerra e promuovere la riconversione al civile di tutti i posti di lavoro dello stabilimento RWM che si trova tra i territori di Iglesias e Domusnovas, nellottica di uno sviluppo del territorio che sia pacifico e sostenibile dal punto di vista ambientale e sociale e come segno di volontà di pace dal basso, che possa costituire uno stimolo alla cittadinanza attiva e alla politica nei vari territori nazionali e internazionali, necessario in questo clima di “guerra mondiale a pezzi”.  Powered By GSpeech

 

 

 

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Cinzia Guaita 

(Iglesias, classe 1965)

1983  Maturità scientifica presso il Liceo "G. Asproni" di Iglesias;  1988 Laurea in Pedagogia Università degli studi di Cagliari. Moglie, madre, insegnante, cittadina attiva da sempre sulle tematiche ambientali, della pace e dei diritti umani. Co-fondatrice della "Scuola civica di politica - La città in comune", co-portavoce del Comitato per la Riconversione RWM. Membro della Tavola sarda per la pace, del gruppo di progetto "Protezione a chilometro zero", di "Economia Disarmata", gruppo di lavoro del Movimento dei Focolari e della rete "Coordinamento Yemen". Inoltre faccio parte della associazione "Mamme da Nord a Sud" che raggruppa decine di associazioni femminili principalmente ambientaliste.  

 

Arnaldo Scarpa

 

 

Arnaldo Scarpa 

 (Sassari, classe 1966)

1985 Perito Informatico presso l'ITIS “G. Angioy” di Sassari;  Cittadino iglesiente (1994), padre di 3 figli,  insegnante, pacifista nonviolento, attivo da sempre su temi ambientali, economici e sociali, co-portavoce del Comitato per la Riconversione RWM, membro della Tavola sarda per la pace, di "Economia Disarmataa" (gruppo di lavoro del Movimento dei Focolari) e della rete "Coordinamento Yemen".

 

[1] ANSA. Comunicato stampa dell’Amministratore delegato RWM del 21 luglio 2020.

[2] R. Caruso “Chiamata alle armi!” - I veri costi della spesa militare in Italia, EGEA 

[3] “La Regione convoca un tavolo con società e lavoratori” (Unione Sarda del 23 luglio)

[4] “RWM, nuovo incontro in Prefettura per superare la crisi” (Unione Sarda 24 luglio)

 

Materiale video:     

https://www.facebook.com/ComitatoRiconvRWM/ 

 

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