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Il progetto WarFree

Mauro Ennas intervista Stefano e Arnaldo Scarpa per il Blog collettivo iglesiente.

Dall’esperienza di Pace per la riconversione della fabbrica di bombe di Iglesias e Domusnovas nasce la spinta creativa che porta un gruppo di cittadini e cittadine a intraprendere una battaglia fatta di innovazione territoriale con nuovi strumenti e rinnovate motivazioni. Grazie a un gruppo di giovani laureati e laureandi dell’Università di Cagliari, all’interno di un’attività di ricerca e azione territoriale, coordinata dal Comitato per la Riconversione della fabbrica RWM di Domusnovas-Iglesias, dalla Chiesa Evangelica del Baden (Germania) e dalla Commissione Globalizzazione e Ambiente della Federazione Chiese Evangeliche in Italia nasce il progetto WarFree e il suo marchio.

Innanzitutto, voglio ringraziarvi a nome del Blog collettivo iglesiente per il vostro costante impegno per la Pace e per la creazione di strumenti fattivi orientati a un'economia territoriale alternativa.

Grazie per esservi resi disponibili!

Come e quando è nata la vostra idea di creare una connessione tra mercato tradizionale e mercato elettronico? Raccontate, in sintesi, quali furono le idee o gli eventi che vi permisero di muovere i primi passi in questa direzione e come siete stati supportati.

[Arnaldo] Il mercato, tradizionale o elettronico, può essere il luogo della concorrenza spietata e della pubblicità pervasiva, quello in cui si creano consumi fittizi e si plasmano consumatori seriali ma può anche essere il luogo dell’incontro virtuoso tra produttori e consumatori, tra innovazione e tradizione, tra desideri di bene e possibilità di concretizzazione. Nel nostro caso, siamo, da sempre, convinti dell’importanza di scegliere con attenzione i prodotti che acquistiamo e anche del valore “politico” dei consumi: non si può dire di essere ecologisti e poi andare di corsa ad acquistare, senza motivo, l’ultimo modello di smartphone o di autovettura.

Quando, nel 2019, dopo essere entrati in contatto con la Chiesa evangelica del Baden (Germania), si è realizzata la possibilità di un finanziamento a sostegno delle nostre iniziative per la pace, abbiamo pensato che alla necessaria “pars destruens”, rivolta contro l’economia che uccide, rappresentata dalle fabbriche di armamenti, ma anche da quelle che inquinano o danneggiano violentemente il territorio, fosse arrivato il momento di aggiungere una “pars costruens”, la promozione dell’economia “buona”.

Intendiamo con questa definizione, quella che produce benessere a lungo termine, per tutti, che non arricchisce alcuni a discapito di altri, che non consuma il suolo ma lo difende con cure continue e, contemporaneamente, promuove l’applicazione della tecnologia e della cultura al miglioramento della vita e salvaguardia i valori della tradizione agroalimentare e sociale. Siamo quindi nell’ambito dell’economia civile, etica ed ecosostenibile, senza distinzioni di settore produttivo.

Siamo partiti da un’analisi della struttura economica del Sulcis-Iglesiente e della Sardegna, condotta, con l’aiuto di alcuni docenti dell’università di Cagliari e abbiamo individuato, insieme alle evidenti fragilità di sistema, una presenza significativa, sul territorio, di microimprese focalizzate sulla sostenibilità etica ed ambientale.

Spesso queste imprese si scontrano con la pesantezza dell’infrastruttura burocratica e con consumi locali eterodiretti e faticano a superare la fase di startup, oppure ad uscire dalla zona di sussistenza, eppure sono delle grandi riserve di energie positive, saper fare e forza di volontà e dei veri e propri presìdi territoriali.

Abbiamo pensato di provare a metterle insieme in una associazione di categoria, la categoria degli imprenditori, dei commercianti e dei professionisti per la pace e la transizione ecologica. Abbiamo offerto loro un servizio di consulenti volontari e professionisti in grado di sostenerle rispetto ai vari problemi che incontrano quotidianamente.

Abbiamo registrato a livello europeo il marchio “Warfree – Lìberu dae sa gherra” che certifica l’appartenenza del produttore all’associazione e garantisce il rispetto di una serie di requisiti di sostenibilità etico-ambientale.

Ma, la cosa più importante è aver creato una comunità di produttori capaci e disponibili a sostenersi reciprocamente e collaborare in sinergia. Iniziamo a vedere i primi risultati, ad esempio, recentemente, i nostri soci di Domusnovas hanno portato le loro arnie in un aranceto biologico di proprietà di una socia oristanese. Oltre alle api e agli aranci, per l’impollinazione, se ne avvantaggeranno le aziende e soprattutto i consumatori finali, che avranno a disposizione un miele super buono sotto il profilo organolettico e ottimo dal punto di vista socioeconomico.

 

[Stefano] Uno dei pregi, ma allo stesso tempo dei difetti, del nostro tempo è quello dell’immediatezza delle cose: abbiamo tutto a portata di mano, informazioni, notizie, anche i prodotti che desideriamo. Per questo avere un mercato online è necessario in questo periodo storico, è un mercato in più, diverso da quello che molte delle aziende che sono entrate nella Rete hanno in questo momento, il nostro scopo principale è aiutare le imprese a crescere nel territorio ma anche fuori dalla Sardegna e dall’Italia.

Un altro motivo per il quale il web è sempre stato un luogo per noi di interesse è che nel resto dell’Europa, ma anche oltre i confini del nostro continente, ci sono consumatori interessati a ricevere nelle loro case i prodotti Warfree, scegliendo quindi un tipo di economia totalmente sostenibile e che non contribuisce all’economia di guerra.

Il progetto è nato verso la fine del 2019, abbiamo studiato tanto quelli che sono i sistemi produttivi ed economici della nostra Sardegna, provando a capire punti di forza e punti di debolezza, e dopo questa analisi abbiamo capito che l’unione fa la forza!

Per questo ci siamo mossi per costruire una rete di imprese, professionisti e imprenditori uniti per raggiungere uno scopo comune, quello di liberare l’economia dal sistema predatorio dello sfruttamento della terra e dell’industria bellica promuovendo, invece, il nostro territorio come un’isola di speranza e di pace. Abbiamo poi dato vita anche ad una nuova realtà, la Cooperativa Warfree Service, che si occupa di tutto quello che riguarda la digitalizzazione degli associati a Warfree in modo da far crescere sempre di più l’Associazione e da promuovere i prodotti delle aziende in tutto il mondo.

 

Avete creato un primo circuito di produttori legati al territorio e li avete messi in rete. Quali sono state le reazioni e quale l’accoglienza della vostra proposta? Cosa manca per dire che avete raggiunto i vostri obiettivi e come, nonostante le grandi difficoltà di questo periodo storico, potreste essere aiutati dalle nostre comunità?

[Arnaldo] In questi giorni stiamo per terminare la fase pre-operativa, dedicata alla costituzione della rete e alla costruzione del sito web che supporta la vendita online, esercitata direttamente da parte di ogni singola azienda partner della rete.

Contemporaneamente, da circa un anno, è iniziata una campagna di diffusione della cultura della ecosostenibilità attraverso i social media più frequentati.

Oltre all’associazione, è nata una cooperativa giovanile e femminile finalizzata a supportare ogni aspetto commerciale e tecnico-mediatico della presenza sul mercato della Rete Warfree.

I nostri obiettivi sono ancora molto lontani, sia per quanto riguarda il numero delle imprese coinvolte, sia, ovviamente, non essendo ancora partito l’e-commerce, per ciò che attiene al fatturato complessivo. Ma un altro degli obiettivi primari da realizzare è l’incremento occupativo. In questo momento abbiamo un sistema di microimprese che dà lavoro a circa 100 persone, tra le quali 5 sono al primo impiego o ex disoccupati. Uno di questi, qualche anno fa, dopo esser rimasto senza lavoro, aveva rifiutato l’assunzione in Rwm per ragioni etiche, pur avendo una famiglia da mantenere, ed era dovuto emigrare. Ora è tornato per lavorare con noi.

Ci piacerebbe che, entro qualche anno, i lavoratori della Rete Warfree diventino almeno il triplo, in maniera da compensare i posti di lavoro che l’industria bellica offre nel nostro territorio.

 

[Stefano] I produttori che sono entrati a far parte della Rete sono imprese che da sempre si identificano nei valori che Warfree vuole testimoniare, noi vogliamo che questa voce spesso silenziosa diventi forte e chiara e possa coinvolgere le tante altre aziende che già operano secondo criteri di pace e solidarietà ma che hanno ancora difficoltà ad esporsi per paura di essere giudicati. Per questo motivo per raggiungere l’obiettivo dobbiamo ancora riuscire a coinvolgere tante altre realtà imprenditoriali, abbiamo bisogno di spaziare in ogni campo della produzione, e non solo nel campo del turismo e dell’enogastronomia.

Mi piace parlare di identità perché è anche quello che la comunità è chiamata a fare, scegliere quindi dove e da chi acquistare per fare quel famoso voto con il portafoglio. Ci vuole sicuramente tempo perché questa consapevolezza diventi una scelta dei cittadini, ma noi ci siamo e continuiamo ogni giorno con il proporre i nostri valori al resto della popolazione diventandone portatori in prima persona, anche nelle nostre azioni e non solo attraverso le parole.

Il sogno a lungo termine è che le aziende che si associano a Warfree possano veder crescere il loro mercato talmente tanto da avere necessità di assumere nuovo personale, in questo modo non solo ci sarebbe la possibilità di dare occupazione ai tanti disoccupati della nostra provincia e regione, ma anche dare una possibilità di scelta a chi, per mancanza d’altro, ha dovuto accettare di lavorare per imprese poco etiche e che fanno del loro business lo sfruttamento del territorio e del personale, talvolta provocando gravi danni a tutto l’ecosistema. Un aiuto nel diffondere i nostri valori è sempre ben accetto, anche grazie ad un semplice passaparola è possibile spargere il seme della pace, ma un modo tangibile per dare un sostegno alla Rete Warfree è quello di supportare le imprese aderenti, pubblicizzandole ed acquistando i loro ottimi prodotti e servizi!

 

Una caratteristica dei vostri progetti è la grande cura per la conoscenza e per le nuove generazioni, tra voi si nota la bella presenza di molti giovani studenti universitari e laureandi ma anche di persone curiose e animate da una volontà di mettersi in gioco e di apprendere ancora. Qual è l’importanza che date all’apprendimento continuo e all’educazione alla conoscenza? Quali sono gli strumenti che ritenete utili alla nostra comunità per potenziare l’azione territoriale diffusa?

[Arnaldo] Purtroppo, in aree degradate come la nostra c’è la tendenza ad affidare alla politica partitica e alle istituzioni la responsabilità della creazione di posti di lavoro, spesso distribuiti in maniera clientelare. Noi invece crediamo nell’autosviluppo, cioè nella possibilità di ognuno, in collaborazione con altri, di creare autonomamente le condizioni per la vita di sé stesso e della propria famiglia. Per questo, è necessario, mantenere e sviluppare i saperi tradizionali e ampliare la propria cultura di base mediante la curiosità intellettuale e la formazione continua.

Nella nostra rete abbiamo esempi di donne e di uomini che si reinventano il lavoro andato perduto, che recuperano materiali e tecniche antiche, che studiano le nuove tecnologie e si dedicano a reimparare la lingua dei padri e delle madri, per poterla mettere a frutto nelle relazioni intraisolane e nell’accoglienza turistica esperienziale.

Valutiamo positivamente tutte le iniziative che vanno nella direzione del raccordo tra antico e moderno, tradizione e innovazione, che si prefiggono di preservare in maniera dinamica “su connottu” senza cristallizzarlo in forme fisse, al di fuori dalla realtà.

Abbiamo una serie di relazioni a livello nazionale e internazionale con realtà di varia estrazione che come noi sono impegnate per la pace; in questi giorni, due giovani rappresentanti dell’associazione e della cooperativa sono stati a Strasburgo, chiamati a raccontare la nostra esperienza ad un convegno franco-tedesco, con la presenza di alcuni parlamentari europei.

 

[Stefano] Ho iniziato a lavorare per il progetto Warfree come tirocinante universitario e me ne sono innamorato, dopo aver terminato le ore obbligatorie di tirocinio non mi sono mai fermato, ne ho parlato nella mia tesi di laurea, ne ho parlato ad amici e parenti e ho coinvolto nel team tante persone che conoscevo e sempre con grande entusiasmo!

Grazie al primo periodo di studio ho appreso tante informazioni che prima mi erano ignote, e mi sono incuriosito su argomenti ai quali prima non davo abbastanza peso. Dopo la mia esperienza, altri due ragazzi hanno avuto la possibilità di svolgere il tirocinio in questo progetto e anche loro hanno avuto modo di formarsi e crescere facendo propri i nostri valori portanti.

La nostra generazione vuole avere voce in queste tematiche, abbiamo ricevuto in dono un mondo che ha bisogno di ognuno di noi per essere aiutato, noi cerchiamo di fare la nostra parte in questo modo, ma non solo. La competenza è al primo posto se si vogliono fare le cose bene, per questo la formazione è fondamentale e da sempre ci siamo impegnati per frequentare corsi appositi per migliorare le nostre competenze. Diversi produttori si affidano a noi ogni giorno e per questo sentiamo ancora di più la responsabilità di lavorare in ogni momento per accrescere quello che possiamo offrire loro.

In questo campo diventa fondamentale l’innovazione, un’innovazione che vuole anche essere rivolta al passato, nel senso che prendiamo tutto ciò che il passato ci ha dato per migliorarlo ancora e trasformarlo nel futuro. Si tratta anche di un’innovazione sociale, che mira a coinvolgere tutta la società e a fornire i parametri per un lavoro eticamente sostenibile e salubre.

 

Quali sono state le maggiori difficoltà che avete incontrato finora. Pensate che la nostra comunità abbia compreso il vostro progetto? Se non è passato il vostro messaggio potreste tentare di sintetizzarlo nella sua essenza per favorire la comprensione dei più?

[Arnaldo] In effetti, siamo ancora ai primi passi e sappiamo di non aver ancora avuto modo di far capire il nostro progetto in maniera esaustiva. Ci stiamo, comunque, attrezzando per farlo in tutti i modi: rapporti personali, piazze, radio e televisioni, nonostante la ritrosia che abbiamo finora osservato nella classe politica locale, forse poco abituata a vedere progetti del genere nascere dal basso e ad adoperarsi per sostenerli.

Ci basterebbe avere un po’ di agibilità e supporto morale, anziché burocrazia e diffidenza.

Per quanto riguarda l’essenza del messaggio, mi sembra ben espressa nel motto “Lìberu dae sa gherra” al quale, per esprimere anche l’attenzione all’ambiente e all’autonomia, si potrebbe aggiungere: “Lìberu e Limpiu”.

Le aziende Warfree rifiutano qualsiasi coinvolgimento nell’economia bellica, quella delle bombe e dei poligoni che, nascondendosi sotto l’ipocrita definizione di “industria della difesa”, in realtà prepara la guerra.

Rifiutano l’idea che si possa fare economia e produrre benessere reale consumando i suoli e danneggiando il paesaggio o, peggio, la salute dei lavoratori e dei cittadini, e lavorano per offrire alternative valide e praticabili a tutto questo.

 

[Stefano] Sappiamo bene che non è possibile piacere a tutti, lo abbiamo visto nei rapporti con la politica e in alcuni casi anche con l’opinione pubblica. Spesso viene associato il nostro progetto alla volontà di togliere lavoro a chi lo fa nel modo “sbagliato”, ma in realtà non è questo il nostro obiettivo.

Vorremmo che il territorio intorno a noi rinascesse sotto una nuova luce, non vogliamo andare contro il lavoro di nessuno, ma intendiamo amplificare il lavoro giusto, fatto con etica, sostenibilità e che soprattutto renda libero il lavoratore stesso, che ogni sera torni a casa soddisfatto della sua giornata e del proprio lavoro.

Amiamo la nostra terra e la vorremmo vedere ammirata per le meraviglie che offre e non come luogo da sfruttare.

 

 

Grazie e buon lavoro.

 

 

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Arnaldo Scarpa

 

 

 

Arnaldo Scarpa 

 (Sassari, classe 1966)

1985 Perito Informatico presso l'ITIS “G. Angioy” di Sassari;  Cittadino iglesiente (1994), padre di 3 figli,  insegnante, pacifista nonviolento, attivo da sempre su temi ambientali, economici e sociali, co-portavoce del Comitato per la Riconversione RWM, membro della Tavola sarda per la pace, di "Economia Disarmata" (gruppo di lavoro del Movimento dei Focolari) e della rete "Coordinamento Yemen"; 

2021 "Laurea in Scienze della Comunicazione" presso l'Università degli studi di Cagliari - Tesi di Psicologia Sociale della Comunicazione dal titolo: "Utilità ed efficacia della comunicazione nonviolenta nei processi sociopolitici e nei social network".

 

Stefano Scarpa

 

 

 

Stefano Scarpa 

 (Iglesias, classe 1998)

2017 Maturità scientifica presso il Liceo “Giorgio Asproni” di Iglesias;

2021 Laurea in Scienze della Comunicazione presso l’Università degli studi di Cagliari;

2021 Socio e Presidente della Società Cooperativa Warfree Service;

da Settembre 2021 iscritto al corso Magistrale di Innovazione Sociale e Comunicazione della facoltà di Scienze Politiche presso l’Università degli studi di Cagliari;

Nato e cresciuto ad Iglesias fino all’iscrizione all’Università, cresciuto con i valori dello scoutismo, presso il "Gruppo Scout Iglesias 1", e con quelli del "Movimento dei Focolari".

Impegnato attivamente per una conversione del nostro tessuto sociale ed economico, per far si che questo possa essere sempre più sostenibile a livello etico e ambientale e per garantire un futuro migliore alla mia generazione e a quelle future.

       

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