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Appello al Presidente della Repubblica

Il momento storico che stiamo vivendo ci spinge ad unire tutte le nostre forze per rendere attuabile in breve termine un profondo cambiamento del nostro abitare questa meravigliosa terra che ci ospita. Da lunga data, come associazioni prevalentemente femminili, cerchiamo di prenderci cura della vita nelle pratiche quotidiane con uno stile di vita sobrio, rispettoso dell'ambiente creando intorno a noi comunità solidali e pacifiche.
Questi nostri progetti dal basso non sempre sono sostenuti dalle politiche istituzionali che spesso privilegiano le grandi e potenti realtà economiche investendo in progetti che distruggono la rete della vita a livello sia naturale che sociale.

 

Il documento è nato dalla Rete dei Giardini della Biodiversità presso La Chiesa Altomedioevale Del Salvatore dalle Associazioni
Scuola Civica di politica,
Centro Sperimentazione Autosviluppo,
Gennarta Servizi
ed è stato sottoscritto da altre associazioni e da Aziende e Realtà produttive de territorio.

Prendersi cura della vita

 

Al Presidente del Consiglio dei Ministri

Al Presidente della Repubblica

e p.c.

Ai Sindaci dei Comuni del Territorio

Alle Organizzazioni Sindacali

Alla stampa

 

Un appello che parte da una periferia nel sud ovest della Sardegna ad Iglesias, da un Giardino di Biodiversità dove cittadine e cittadini si incontrano per alimentare sogni e speranze e per prendersi cura insieme della Vita.

È proprio la preoccupazione per la Vita che ci spinge a osare di interpellare dal basso le più alte cariche dello Stato perché ascoltino la voce semplice ma intensa di chi non vuole rinunciare alla speranza di una Terra viva dove abiti la giustizia, la solidarietà e la responsabilità.

È un momento drammaticamente favorevole per dare una solenne sterzata al corso della Storia e ognuno di noi deve fare la sua parte: una Storia fatta di politiche predatorie nei confronti della terra e dei suoi abitanti.

Pensiamo che l'elevata competenza e autorevolezza delle loro persone agli occhi non soltanto degli italiani ma di tutta Europa e ancora oltre il vecchio continente, possano con coraggio sostenere la realizzazione di quella inversione e conversione ecologica integrale indispensabile proprio per avviare processi protettivi e rigenerativi della vita sulla terra, superando povertà e infelicità. Anche l’istituzione del nuovo Ministero della Transizione Ecologica ci auguriamo vada in tal senso.

Veniamo al concreto: disinvestire in combustibili fossili e armamenti e riconvertire con decisione in beni atti a garantire a tutti il diritto alla salute, al cibo sano e al lavoro diffuso e dignitoso.

Si tratta certo di abbandonare le fonti fossili di energia e passare a quelle rinnovabili, ma anche di cambiare la nostra relazione con la Madre Terra, riconvertire anche l’agricoltura e l’allevamento industriale per un programma agricolo che sostenga la rete dei contadini custodi del territorio, il ritorno dei giovani alla terra con una agricoltura sana, naturale, biologica, la valorizzazione della biodiversità, un piano di sviluppo che metta insieme produzione del cibo, valorizzazione del paesaggio, riforestazione urbana e tutela e crescita delle foreste (vedi Strategie UE “Farm to Fork” e “Biodiversità 2030”).

Gli studi scientifici ci restituiscono ormai da decenni la consapevolezza che il 40% dei gas serra climalteranti provengono da un modello industriale e globalizzato di agricoltura e produzione alimentare e zootecnica. Per contrastare il caos climatico è indispensabile quindi rigenerare i suoli, ritornando ad una agroecologia di piccola scala nei territori.

Per questo come cittadini ci sentiamo impegnati insieme in un’alleanza per sostenere una economia capace di nutrire, rigenerare e proteggere la rete della vita.

Rappresentiamo un punto di vista, diffuso e articolato in tante realtà di cambiamento che si pongono come esempi per il futuro, che chiediamo sia ascoltato, anche in incontri territoriali, nell’elaborazione attuale dei programmi relativi al Recovery Plan   che decidono le vite future nostre, dei nostri figli e oltre.

Chiediamo che l’intera progettazione sia ispirata in modo trasversale alla cura del patrimonio naturale e alla rigenerazione degli ecosistemi che sorreggono la rete della vita dalla quale tutte/i dipendiamo. Da questa cura può scaturire il nostro lavoro e la qualità della nostra esistenza.

La Pandemia ha accelerato processi di profondo cambiamento, anche di mentalità e necessità, mostrandoci le priorità. Tutto è apparso più chiaro, e le scelte fatte in anni passati sono apparse miopi, sbagliate, fuori dall’interesse generale e dal benessere della popolazione. E sono emerse maggiormente le urgenze: di salute, di ricerca, di formazione, di riconversione ecologica, di difesa e tutela di popolazioni, territori e paesaggi.

Scriviamo da una terra sfruttata nelle sue ricchezze del sottosuolo che porta ancora le ferite e piange ancora i suoi morti per malattie e rivolte sociali. Malattie e malessere sociale che si sono ripetuti con l'industria chimica pesante che ha lasciato ulteriori ferite alla terra: nel suolo, nell'aria e nel sangue. E tanta cassa integrazione e disoccupazione.

Terra che si è conquistata così l’attenzione dell’intera Italia: siamo infatti un SIN (Sito di Interesse Nazionale) ai fini delle bonifiche in relazione “alla quantità e pericolosità degli inquinanti presenti, al rilievo dell’impatto sull'ambiente circostante in termini di rischio sanitario ed ecologico”.

Da questa terra bella, antica, povera e ricca nello stesso tempo, ferita, emblema dell'intero Pianeta, si leva il nostro grido di denuncia e di speranza. Di denuncia perché il tempo stringe e non possiamo lasciare questo debito immane alle nuove generazioni e di speranza perché il coraggio del cambiamento abbia spazio a tutti i livelli e si utilizzino tutte le risorse di cui disponiamo per avviare processi realmente rigenerativi e di bonifica anche con tecnologie naturali di fitorisanamento. Processi in continuità con modelli di imprenditoria agroecologica, sostenibile, collaborativa, di lavoro utile e duraturo, di politica virtuosa che sa costruire prospettive di emancipazione e qualità, favorendo la riappropriazione da parte delle comunità locali della gestione del proprio territorio.

Certo anche noi dobbiamo fare la nostra parte dimostrandoci capaci di progettazione strategica integrata, mettendo insieme serie competenze e la costanza di un lavoro comune con tutti i soggetti che operano nel nostro territorio.

Un segnale forte che ci attendiamo, in linea col nostro sistema sanitario egualitario è la garanzia di accesso alle cure per tutti, anche oltre Italia. Per questa motivazione riteniamo indispensabile sostenere presso l'Organizzazione Mondiale del Commercio la richiesta avanzata da diversi stati e organismi di sospendere la proprietà intellettuale sui vaccini, sarebbe una presa di posizione in linea con il rispetto dei diritti umani che tutta l'Europa potrebbe sostenere per riscoprire e realizzare gli ideali dei suoi padri fondatori.

Pensiamo ad altre scelte politiche forti che abbandonando la logica del profitto per pochi possano promuovere pace e giustizia per tutti, come l'adesione al trattato per l'abbandono del nucleare bellico e una politica economica di riconversione del comparto bellico per una difesa civile nonviolenta al servizio dei bisogni delle comunità.

Da quest'angolo di terra periferica abbiamo potuto verificare anche quanto tali produzioni non arricchiscano i territorio economicamente e anzi li impoveriscano culturalmente e moralmente, lasciando ferite sociali profonde, dopo avere praticamente concorso a colpire e impoverire suoli e popolazioni in drammatiche guerre infinite (vedi Yemen).

Che il diritto al lavoro e il ripudio della guerra che nella nostra splendida Costituzione si incontrano e fortificano reciprocamente in una visione di alto rispetto della dignità della persona, si possano incontrare qui in questo territorio.  

Che fioriscano con il concorso delle comunità progetti e programmi di valorizzazione delle nostre peculiarità dal sole, al mare, al paesaggio naturale e storico/archeologico, alla ricchezza, creatività e abilità della nostra gente che deve poter lavorare nella propria terra. 

I nostri lavoratori e le nostre lavoratrici, i nostri giovani e le nostre giovani disoccupate, le madri e i padri, le nostre comunità tutte potranno trovare forza, speranza e fiducia nelle vostre scelte coraggiose, di sostegno ad una nuova società più sobria ma anche più felice.

Anche noi siamo fiduciose, (il femminile è d'obbligo in un gruppo di impegno civico nato da alcune donne) che questa nostra non resti lettera morta ma sia foriera di vita per il nostro territorio e per il mondo intero.

  

Scuola Civica di Politica – La città in Comune, Centro Sperimentazione Autosviluppo, ASD Gennarta, Associazione scuole di miniera Scu.di.Mi, Arci Sardegna, CIC Arci Iglesias, Umanità Nuova Sardegna, Associazione Tutto Cambia Liberi di essere, Consulta Anziani Iglesias, Associazione di mamme ConsultiAmoci, Comitato Riconversione RWM per la pace ed il lavoro sostenibile, Assotziu Consumadoris Sardigna, Marco Piccolo presidente della Fondazione Finanza Etica, Git Sardegna Sud socie e soci di Banca Popolare Etica, Azienda Agricola Domusapi Domusnovas, Agriturismo Tupei Calasetta, Cooperativa Terranuova Siliqua, Comitato di tutela della Biodiversità del cece di Musei, Azienda Agricola biodinamica Su Treulu Biu, Agriturismo Sa Reina Masainas, "Gratiserve" hobbistica di Graziella Angius Iglesias,   "Brombolidee" hobbistica di Adele Cocco Iglesias, Impresa Agricola/Apistica Terramatta Villaperuccio, "Oll'e Stincu" - produzione hobbistica di olio di lentisco e B&B S'Arenatzu San Giovanni Suergiu, Azienda Agricola "Sole Frutta della Valle del Cixerri" Villamassargia, "Lo Zafferano di Terraseo" produzione hobbistica di zafferano e artigianato tradizionale Terraseo,   Associazione Culturale ContraMilonga Iglesias, Associazione Culturale Anton Stadler Iglesias, Associazione “Villaggio Normann”.  

  Appello al Presidente del Consiglio dei Ministri e del Presidente della Repubblica (scarica il PDF)

 

Il Patriarca: ulivo di oltre 3000 anni, l'albero più vecchio d'Italia (Luras Santu Baltolu Sassari) [Pinterest]

 

 

 

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